Discussione generale
Data: 
Giovedì, 28 Dicembre, 2023
Nome: 
Luciano D'Alfonso

A.C. 1627​ e A.C. 1627​/I

Grazie, Presidente. Mi sento privilegiato perché parlo alla fine di questo primo segmento di lavoro in Aula su un tema che non è assolutamente neutro, quale quello della legge di bilancio, con il suo costituito di risorse finanziarie, di risorse normative, che valgono molto di più di quelle finanziarie, e anche di risorse organizzative della PA. E mi viene all'evidenza, leggendo con attenzione questo impegnativo dossier, una serie di norme in contraddizione che, con superficialità, fotografa i problemi del Paese e, con superficialità, indica soluzioni inadeguate. Questo mi permette di dire che si tratta di una legge di bilancio arrangiata, a tratti soluzionista, ma principiante, occasionale, improvvisata e zigzagante.

Provo a dimostrare perché mi permetto questo giudizio. Prendiamo un caso che, per quanto mi riguarda, mi coinvolge molto. Sono dell'Abruzzo, l'Abruzzo è una parte del Mezzogiorno e in un articolo fondativo di questa legge di bilancio si dispone in ordine, di nuovo, alla ZES unica. È stata un errore la ZES unica, nel momento in cui stavano partendo “deliberativamente” i commissari delle singole ZES del Mezzogiorno. Quei commissari stavano deliberando l'attrazione degli investimenti e, a un certo punto, arriva un'operazione da imperialismo e da illuminismo giuridico e fa la ZES unica, grande e gigantesca, non adattiva rispetto ai problemi dei singoli territori, con la quale si è bloccato tutto. Adesso, nella legge di bilancio per il 2024 e il triennio successivo, noi disponiamo qual è la copertura finanziaria rinvenibile e il Servizio Studi segnala di dare luogo ad una data entro la quale il Ministro a prevalente competenza stabilisca i termini attuativi perché financo il Servizio Studi rileva la perdita di tempo. E mentre, da una parte, si dispone questo nella legge di bilancio, dall'altra, si assegnano 600 milioni di euro per i contratti di sviluppo, con particolare riguardo al Mezzogiorno d'Italia, 600 milioni di euro in più nel triennio. È uno strumento questo che faceva coppia, se fosse stato lasciato in pace, con quell'istituto straordinario che funziona nel numero di 3.000 nel mondo, che sono appunto le ZES. Non si è visto da nessuna parte che viene strumentalizzata la ZES per attrarre a sé le risorse delle regioni, quanto a FSC e fondi strutturali. Per avere il dominio su quelle risorse si è organizzato l'impianto paludoso della ZES grande di tutto il Mezzogiorno.

Ci sono libri su tutti gli armadi del Parlamento che raccontano come si utilizzano le norme differenziate della pubblica amministrazione per aiutare gli investimenti, l'attrattiva degli investimenti. Lo richiamo spesso anche nella Commissione finanze: Manin Carabba tornerebbe a fare il magistrato della Corte dei conti per spiegare che è un grande errore la ZES più unica e più grande del mondo per ostacolare e rallentare gli investimenti. Ma, nel mentre si scrive questo, si dattiloscrive che si vuole aiutare la ripresa del sistema produttivo, questo è il sistema Paese Italia che nella sua viabilità statale non consente il trasporto dei mezzi eccezionali carichi della produttività del Paese perché noi abbiamo almeno da 10 anni esauste le strutture della nostra viabilità, della gomma e del ferro. Avremmo avuto bisogno di risorse per mettere in sicurezza, in funzionamento, in adattamento rispetto a ciò che ci dice l'Europa delle infrastrutture della nostra viabilità, quella a servizio dei porti, delle zone differenziate economicamente di cui sto dicendo, e invece non c'è un euro. Però troviamo euro curiosi. Per esempio, c'è un articolo, questo innocente articolo 1, che al comma 304, che non è innocente, assegna 700 milioni di euro per riportare in vita la contabilità dei direttori dei lavori, una contabilità resa discutibile nei rapporti tra imprese e direttori dei lavori, però escono 700 milioni di euro nel 2024. Non c'è un euro per fare in modo che le opere d'arte di ponti, gallerie e viadotti tornino ad essere sicure per quanto riguarda i trasporti eccezionali. Ma ancora, abbiamo l'ANSFISA, che è l'Agenzia che dettaglia la sicurezza delle nostre infrastrutture, che ha bisogno di 220 assunzioni aggiuntive, ma si fanno le assunzioni nei gabinetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), nelle strutture di supporto fiduciarie dove non si fanno i concorsi, ma si fanno le amicalità, le fiduciarietà, e non l'emersione delle bravure. ANSFISA non è un'invenzione di Renzo Arbore, è l'Agenzia che descrive, dettaglia, rende certa la sicurezza della percorribilità viaria. Quando i camion del triangolo industriale del Nordest danno luogo all'uscita dei carichi pieni di produzioni quelle strade devono essere sicure, altrimenti non si dà l'autorizzazione al trasporto eccezionale. Allora vi chiedo che senso ha. C'è una norma dove si dispone, all'articolo 1, comma 70, che gli enti locali e le agenzie territoriali possono comperare progetti anche non avendo le risorse per fare le opere pubbliche. Se si fa un ragionamento di questo tipo, cioè si facilita il parco progetti, com'era negli anni Sessanta, come voleva Giorgio Ruffolo negli anni Sessanta, il parco progetti poi deve avere una declinazione prioritaria dell'assegnazione delle risorse, e non collocare le risorse sulla base dell'amicalità politica o della vicinanza fiduciaria, ma di una graduatoria di valore di quelle opere. Prima di tutto le opere infrastrutturali che conducono alle grandi distanze del Paese, 137.000 chilometri sono le strade in corrispondenza dell'ordinamento italiano. Non c'è un euro preassegnato che in termini automatici si faccia carico di questa sicurezza. Ma di quale piattaforma di crescita vogliamo parlare?

Concludo. È un comizio dattiloscritto quello che si trova qui, è una volontà di captatio benevolentiae, è un'occasionalità soluzionista, ma non è la legge guida di un Paese moderno che vuole lanciare la sfida competitiva in Europa e nel mondo. Allora facciamo un'operazione verità, riprendetevelo questo dossier, prendetevi 3 mesi in più, riscriviamolo. Ci sono scritti 600 miliardi di euro come indebitamento in più. Seicento miliardi sono tre PNRR, ecco perché non si può sbagliare. Buon lavoro, facendo sì che sia un'operazione di onestà e di verità.