Grazie, signora Presidente. Abbiamo discusso questa mattina, in Aula, la manovra di bilancio, un provvedimento che dovrebbe essere di altissimo respiro per il Paese e che dovrebbe contenere elementi di equità, di crescita, di futuro. Invece, abbiamo davanti - lo hanno detto in tante colleghe e in tanti colleghi, questa mattina - una manovra che ignora le condizioni in cui versa il nostro Paese, che trascura la crescita, che sovrastima le previsioni, che vive alla giornata, limitando le poste principali come il rinnovo del taglio del cuneo fiscale ad un anno soltanto, che soffia sul fuoco delle disuguaglianze, colpendo, in particolare, le donne, i giovani, le persone e i territori che hanno meno possibilità, ossia una manovra che lascia chi non ce la fa al proprio destino.
È un provvedimento che, anche nel metodo, ha dimostrato, ancora una volta, che non siete per nulla pronti. A ottobre avete annunciato una legge di bilancio in tempi record, mentre siamo arrivati alla discussione solo oggi, il 28 dicembre, sul ciglio dell'esercizio provvisorio. È una manovra iniqua - e tornerà questa parola nel mio intervento - che non considera più la mobilità come un diritto dei cittadini. Il rifinanziamento del trasporto pubblico locale risulta largamente insufficiente sia rispetto alle necessità che la transizione ecologica richiede, sia rispetto alla riduzione delle disuguaglianze nel Paese. Non sono presenti interventi adeguati sulla continuità territoriale e soprattutto avete abbandonato il concetto di mobilità sostenibile, riducendo drasticamente gli interventi sulla ciclabilità e sulla sostenibilità, abdicando a un'idea di città e di territorio differente, abdicando a un'aria più respirabile, a città più vivibili, alla promozione di stili di vita più sani. Con la mancanza di queste risorse, ancora una volta, dite “arrangiatevi” alle sindache e ai sindaci del nostro Paese, che avete già penalizzato con oltre 200 milioni di tagli generali. Di tutto questo non c'è traccia nella manovra, non vi interessa, perché questo riguarda l'interesse generale e non corrisponde alla logica corporativa, che è il filo conduttore delle scelte, delle vostre scelte, in questo documento.
Non ci sono le risorse necessarie per il sostegno strategico a porti e aeroporti, fondamentale in un momento come questo, in cui si incrociano spinte inflazionistiche, crisi internazionali e fenomeni di deglobalizzazione che lasciano aperte grandi incertezze, anzi avete deciso di non rinnovare il sostegno al lavoro portuale, presente nel 2020 - chissà se li inserirete nel Milleproroghe -, compiendo una scelta che comprometterà fortemente la tenuta occupazionale di molta parte del lavoro nei porti, i cui effetti, se non cambierete rotta, come vi chiediamo con i nostri emendamenti che abbiamo presentato anche oggi, si vedranno già ad inizio anno e si vedranno sulla pelle dei lavoratori. È una manovra - è stato detto - che autorizza una spesa complessiva di oltre 9 miliardi di euro per il ponte sullo Stretto di Messina, di cui oltre 2 miliardi dal Fondo per lo sviluppo e la coesione per Calabria e Sicilia. Che cosa vuol dire questo? Che i cittadini di quelle regioni avranno meno soldi per la casa, meno soldi per la lotta alla povertà e meno soldi per il lavoro; quelle risorse non ci sono più per destinarle ad un'opera impattante ambientalmente e di dubbia realizzazione, un altro regalo agli italiani. Dicevo: una manovra che non guarda al futuro, a partire dalla previsione di quei 20 miliardi di privatizzazioni, con l'obiettivo irrealistico e preoccupante, molto preoccupante al tempo stesso, di svendere asset strategici senza nemmeno la chiarezza di indicare come e quali - le ferrovie, i porti, le poste? -, in un momento in cui bisognerebbe finalmente mettere in atto solide politiche industriali, fino ad oggi assenti - e l'inconcludenza dell'ultimo tavolo interministeriale sull'Ilva ne è una tragica prova - per risolvere le crisi industriali in atto e per sostenere la crescita.
Il vostro sbandierato patriottismo si esaurisce con la proposta dell'improbabile liceo del made in Italy, ma nei fatti non tutela - anzi svende - gli asset produttivi del nostro Paese. È una manovra iniqua, come diceva la collega Malavasi questa mattina, a partire dalla sanità, dove non avete messo le risorse necessarie, dimostrando di non avere interesse per il destino di quei 3 milioni di cittadini che rinunciano a curarsi perché non ce la fanno, non hanno i soldi per pagare alla sanità privata prestazioni che la sanità pubblica non riesce a dare in tempi degni di un Paese civile.
È una manovra iniqua che si disinteressa dei lavoratori poveri: non avete accettato la nostra proposta del salario minimo, non avete proposto misure strutturali di adeguamento dei salari e vi siete disinteressati di quelle oltre 40.000 donne che, ogni anno, si licenziano perché non riescono a conciliare il lavoro con la loro vita e, contraddicendo tutte le dichiarazioni roboanti sul sostegno alla natalità e sul contrasto all'inverno demografico, avete abbandonato queste donne per il mancato sostegno ai servizi educativi, alla non autosufficienza, a congedi paritari reali, limitandovi ad interventi di decontribuzione per il lavoro soltanto per le donne con due, tre o più figli, lasciando al proprio destino tutte le altre. Una manovra iniqua che ignora il futuro, che ignora i tanti giovani che dalle tende ci dicono che il merito non basta - lo diceva adesso bene la collega Manzi - per eliminare le disuguaglianze perché, se studiare fuori sede costa quasi 20.000 euro all'anno, è evidente che lo studio non è più un diritto, ma un privilegio di pochi.
La differenza fra le nostre e le vostre proposte, che poi è anche la differenza di approccio al Paese, la si vede plasticamente dall'utilizzo dei fondi disponibili. Le opposizioni unite hanno scelto e proposto di destinare 40 milioni di spesa per affrontare la violenza maschile contro le donne, finanziando i centri antiviolenza, il reddito di libertà, la formazione degli operatori, fondamentale per affrontare le continue sottovalutazioni del rischio che creano nuove donne morte, per affrontare la vittimizzazione secondaria che colpisce di nuovo drammaticamente le donne. E vi abbiamo proposto di integrare queste risorse con nuovi emendamenti anche qui alla Camera, ma voi avete scelto di utilizzare analoghe risorse per erogare mancette, dallo sci nautico, ai golf club, evidenziando ancora una volta che le vostre priorità non sono le priorità del Paese. In conclusione, ci avete consegnato un Paese senza visione e senza futuro, che abbandona chi è più in difficoltà. Non è questa la nostra idea di società. Cambiate rotta e connettetevi con i bisogni reali delle persone! Non servono mancette, ma servono lungimiranza ed equità che in questo provvedimento sono totalmente assenti .