Discussione generale
Data: 
Giovedì, 28 Dicembre, 2023
Nome: 
Ilenia Malavasi

A.C. 1627​ e A.C. 1627​/I

Grazie, Presidente. Universalità dei destinatari, uguaglianza dei trattamenti, rispetto della dignità e della libertà delle persone. Care colleghe e cari colleghi, è con questo spirito che, nel 1978, è stato istituito il Servizio sanitario nazionale, e con questo stesso spirito abbiamo lavorato con serietà a questa legge di bilancio. Una legge di bilancio che non ci convince, che riteniamo miope, poco lungimirante, elitaria e iniqua, sbagliata perché non va nella direzione da noi auspicata, ossia quella di garantire il diritto alla salute per tutti. Durante la pandemia, il Ministro Speranza, lo voglio ricordare e anche ringraziare, forte anche per la situazione in atto, è riuscito ad aumentare il finanziamento al Fondo sanitario dal 2020 al 2022 di oltre 11,6 miliardi, ad aumentare il personale. E speravamo, dopo quanto abbiamo vissuto, di fronte anche a una mobilitazione dei sindacati così importante, che fosse acquisita la necessità di difendere il sistema sanitario nazionale nella direzione dell'equità di accesso per i cittadini, dell'appropriatezza delle cure e della valorizzazione del personale. La pandemia ha, infatti, aumentato la consapevolezza che il nostro sistema sanitario pubblico, equo e universalistico, rappresenti un pilastro insostituibile della nostra democrazia, ma questa consapevolezza trasversale, anche politicamente, purtroppo è durata pochissimo. Lo dice questa manovra di bilancio, che lo dimostra molto chiaramente. Nella prima manovra del 2023 il Fondo sanitario è stato aumentato di 2,15 miliardi di fronte a un'inflazione del 5,7 per cento dello stesso anno, Nella NADEF del settembre 2023 il rapporto spesa sanitaria/PIL è sceso dal 6,6 del 2023 al 6,1 del 2026, ben al di sotto del valore pre-pandemia. E ancora oggi questa legge di bilancio aggiunge soli 3 miliardi per il 2024, 4 per il 2025 e 4,2 per il 2026. Un aumento solo apparente, che, al netto dell'inflazione e delle altre voci di spesa, è inferiore a quello del 2023 di circa un miliardo di euro. Tra l'altro, di questi 3 miliardi, 2,4 saranno destinati al rinnovo contrattuale del personale sanitario dipendente e convenzionato, e gli incrementi previsti negli anni a venire sono così esigui che non copriranno né l'inflazione né l'aumento dei prezzi di beni e servizi. Di questo stiamo parlando, cari colleghi, di nessun investimento serio, progressivo, continuo del Fondo sanitario nazionale, in un Paese dove crescono le disuguaglianze sociali, dove la povertà aumenta, dove in sanità ci sono disuguaglianze regionali che, in assenza della definizione dei LEPS, aumenteranno il divario Nord-Sud, grazie all'idea folle di questo Governo dell'autonomia differenziata.

A questo quadro aggiungerei, oltre agli effetti pandemici e alla difficoltà di recuperare prestazioni chirurgiche e ambulatoriali e campagne di screening, l'impatto sulla salute mentale, che fa fatica a trovare risposte adeguate. La pandemia ha portato a sfibrare il capitale umano del nostro sistema sanitario, con una crisi motivazionale che porta a disertare alcune professioni, pensiamo a quelle infermieristiche, specialità mediche, pensiamo a quelle dell'emergenza e urgenza, che ha portato ad abbandonare strutture pubbliche verso il privato e verso l'estero.

Servono altre risposte, che in questa legge di bilancio non troviamo. Per questo abbiamo lavorato con tanti emendamenti, e vorrei ricordare tutti i “no” che avete detto ai nostri emendamenti, fatti anche insieme ad altre opposizioni. Avete detto di “no” all'aumento del Fondo sanitario nazionale, di “no” a una stagione straordinaria di assunzioni, di “no” a togliere il tetto del personale fermo al 2004 e stabilito dall'allora Ministro Tremonti, di “no” a un piano serio per abbattere le liste di attesa, di “no” a fondi per la non autosufficienza, di “no” a fondi sulle disabilità, che certamente non aumentano, nonostante la narrazione di questo Governo.

E nessun fondo viene messo, per il 2024, sull'assistenza territoriale, come se senza le case di comunità non ci fosse bisogno di investire sul nostro territorio. Ma avete detto anche dei “sì”, ne ricordo uno. Avete consentito di derogare al tetto di spesa per le regioni e le province autonome per acquisti di prestazioni sanitarie da privati, più 1 per cento nel 2024, più 3 per cento nel 2025, più 4 per cento nel 2026. Una scelta per noi non condivisibile, che rischia di destrutturare, pezzo dopo pezzo, il sistema sanitario nazionale, e non certamente di ristrutturarlo, cosa di cui abbiamo urgente bisogno. Tagli, tanti tagli, ma anche tante mancanze, che si sommeranno ai tagli diretti agli enti locali; meno 200 milioni ai comuni, meno 50 alle province, meno 350 alle regioni, con comuni che si troveranno soli con nuove povertà e altre disuguaglianze, costretti ad aumentare la tassazione locale per continuare ad aiutare i propri cittadini, così esposti e continuare a erogare servizi. Non sono bastati due scioperi nazionali, in 15 giorni, del comparto sanità. Hanno incrociato le braccia medici, anestesisti, rianimatori, veterinari, dirigenti medici di molte sigle sindacali, con un'adesione straordinaria che non vedevamo da tempo. Gli emendamenti del Governo e dei relatori, incluso quello sulle pensioni, non hanno certamente cambiato la cifra di questa manovra. Le scelte di questo Esecutivo sono legittime, nessuno dice il contrario, ma per noi sono irricevibili, perché è evidente che il rilancio del sistema sanitario nazionale non è tra le priorità di questo Esecutivo.

E se il Governo, con la sua maggioranza, ha il diritto di decidere e di governare, noi abbiamo il diritto di esprimere tutta la nostra contrarietà per una manovra illusoria, inefficace, poco credibile, anche sul piano internazionale. Vi assumerete tutte le responsabilità di questa legge di bilancio, che stringe l'occhio ai potenti, a chi può, a discapito di chi non può, di chi vive in povertà e in uno stato di disuguaglianza crescente. Purtroppo, il sistema sanitario nazionale è arrivato a un punto di non ritorno e si è deciso di non finanziare adeguatamente la sanità pubblica. Prendiamo il PIL, prendiamo il costo pro capite: il risultato non cambia, non troviamo e non c'è nessuna politica seria a sostegno della sanità pubblica, anzi, aumentano le disuguaglianze sociali, si dirotta denaro pubblico verso le imprese private. Aumentano le famiglie che non si possono curare, aumentano le liste di attesa, abbiamo pronto soccorso affollati e specializzazioni deserte, mancano medici e infermieri. Il sistema sanitario nazionale è un malato cronico e non ve ne state occupando. Serve coraggio e consapevolezza - e mi avvio alla conclusione, Presidente - perché, se salta il sistema sanitario nazionale pubblico, finanziato dalla fiscalità generale e fondato sui principi di uguaglianza ed equità, il danno economico e sociale sarebbe senza precedenti. Rischiamo di far saltare quel sistema solidaristico che dovrebbe fare della progressività e dei diritti un tratto distintivo dell'equità sociale, di una società di uguali e di diritti uguali per tutti. Crediamo davvero che sia finito il tempo della propaganda e invitiamo davvero questo Governo, nell'esprimere il nostro voto contrario, a occuparsi seriamente dei problemi del Paese.