Discussione generale
Data: 
Giovedì, 19 Dicembre, 2024
Nome: 
Claudio Michele Stefanazzi

A.C. 2112-bis-A

Grazie, Presidente. Questa manovra mostra limiti e sciatteria che altri colleghi hanno già evidenziato, ma è sul Sud che dimostra la sua più totale inadeguatezza, direi, persino, la sua inutilità, frutto purtroppo, signor Ministro, di un'assoluta incapacità di questo Governo di comprendere quali sono le reali necessità del Mezzogiorno e quali sono le opportunità che il Sud è in grado di offrire a tutto il Paese.

Il dubbio, signor Presidente, è che i reiterati tentativi del Governo di annichilire il Mezzogiorno non siano solo un sintomo di inadeguatezza politica, ma un deliberato tentativo di condannare il Sud a un ruolo di mero bacino elettorale. Il paradosso è che, nonostante tutto, i dati sul PIL e sull'occupazione, di cui tanto, peraltro, la nostra Presidente si incensa, sono la prova provata che il Sud, il Mezzogiorno, resiste nonostante questo Governo. Tuttavia, non avete uno straccio di strategia verso questa metà del Paese, se non mettere il Mezzogiorno al giogo del Governo, a partire dalla riforma della politica di coesione, che è stata una complicatissima e inutile ristrutturazione di norme e meccanismi, ispirata a un solo principio: riportare a Roma la sede della decisione, consentire a Palazzo Chigi di avere il coltello dalla parte del manico. Una transizione di potere dai territori al centro che si è accompagnata alla vostra idea di autonomia differenziata, l'autonomia per il Nord, sarebbe meglio dire, per svincolare ogni legame di solidarietà con quelle regioni che sono già avanti nel loro percorso di sviluppo, come se sopra un certo parallelo siano più capaci di badare a se stesse e per questo debbano essere premiate con uno sgravio di responsabilità, mentre sotto quello stesso parallelo si debba usare la mano pesante, un accompagnamento specifico, un indirizzamento pedissequo, perché trattasi di comunità e istituzioni incompetenti a capire da sé e a migliorarsi.

È questo, quindi, il mostruoso compromesso trovato tra le forze del Governo. In nome di un equilibrio fra quelle forze politiche si è deciso di sacrificare qualcosa e quel “qualcosa” è il Sud. Se, tuttavia, come ha dimostrato la sentenza della Corte costituzionale, il nostro ordinamento ha gli anticorpi per resistere alle mire secessionistiche di una parte di questo Governo, purtroppo, al momento, nulla sembra impedire l'altra grande strategia di asservimento e ridimensionamento del Sud, ossia il ribaltamento di tutte le politiche di sviluppo del Mezzogiorno.

Della politica di coesione abbiamo già detto, il secondo capitolo della vostra strategia è stato l'assalto alla ZES. La ZES unica è una contraddizione in termini e i risultati che abbiamo raccolto dopo il primo anno ne sono una dimostrazione palese. A luglio avete festeggiato perché, di fronte alla promessa di un credito altissimo, le imprese avevano proposto progetti di investimento per 20 miliardi di euro. Se il sistema ideato da Fitto avesse funzionato, quegli investimenti avrebbero beneficiato di un credito ridicolo, pari a circa il 17 per cento. La settimana scorsa avete gioito per il risultato diametralmente opposto: siccome solo un quarto degli investimenti potenziali sono stati effettuati, i pochi ostinati imprenditori che sono arrivati fino in fondo avranno diritto a percentuali massime di credito d'imposta. Lo spiego in maniera semplice: fate promesse roboanti per fare abboccare migliaia di imprenditori, poi scoprite che potete dare una miseria, ne vedete rinunciare tre su quattro e vi dite anche soddisfatti che in pochissimi e piccolissimi avranno diritto al credito massimo. Lasciate che ve lo dica: vedere bruciati 15 miliardi di investimento nel Sud, a casa mia, si chiama fallimento.

Doveva essere lo strumento che avrebbe rivoluzionato la politica industriale del Mezzogiorno, il risultato è che stiamo finanziando tante gelaterie, tanti ristoranti e tanti bar, con tutto il rispetto ovviamente per queste categorie produttive. Quanto di tutto questo è lontano dalla premessa da cui eravamo partiti? Quella, cioè, di incentivare la creazione di intere filiere industriali, di stimolare l'insediamento di grandi realtà produttive, di creare un tessuto industriale vero nelle aree del Mezzogiorno.

Poi, ricordo la grande questione della decontribuzione, signor Ministro, un capitolo nero di questo Governo, che testimonia quanto siate incapaci, prima, di mantenere in vita lo strumento e, poi, di proporne uno realmente sostitutivo. Ciò che è stato inserito all'ultimo minuto nella legge di bilancio è solo uno specchietto per le allodole e basta un dato solo per svelare l'inganno: i 4 miliardi di differenza che graveranno sulle imprese a partire dal 2025, risorse che, prima, lo Stato investiva per colmare le condizioni di svantaggio delle aziende meridionali e che da domani non ci saranno più. Alla fine è semplice quantificare quanto male state facendo al Mezzogiorno, basta tirare una riga in fondo alle voci di questa legge di bilancio. Il risultato fa 5,3 miliardi di euro in meno per il Sud nel prossimo triennio, risorse pubbliche scomparse, come i 3 miliardi del Fondo perequativo volato via esattamente un anno fa, come i miliardi non quantificabili tolti ai comuni del Mezzogiorno con le mille rimodulazioni del PNRR, come i tagli ai trasferimenti agli enti locali che al Sud, signor Ministro, equivalgono in termini di riduzione di servizi per i cittadini molto, molto di più rispetto che al Nord Italia.

Il Governo più nazionalista della storia della Repubblica, il più statalista, quello dei patrioti, passerà alle cronache, non solo, per aver attentato all'unità nazionale, ma per avere con pervicacia, direi quasi con sadismo e noncuranza, perseguito l'intento di convincere gli italiani e i cittadini meridionali che il Sud sia una partita persa, talmente impossibile da vincere, che conviene affidare questa parte del Paese alle amorevoli cure di un Governo pronto, in una delle tante cabine di regia che avete creato, a fare l'elemosina in cambio di una incondizionata professione di fede nei confronti della Presidente Meloni.

Signor Ministro, il clima è brutto, molto brutto, ed è pericoloso, perché - mi lasci citare la frase di un mio professore dei tempi della Cattolica di Milano – “Ognuno di noi, con la complicità di un sistema istituzionale in gran parte sbagliato, tende a soddisfare il proprio particulare, salvo poi indignarsi quando vede l'effetto della sommatoria di tutti gli egoismi individuali”. Signor Ministro, quel professore era Gianfranco Miglio.