Data: 
Venerdì, 19 Luglio, 2024
Nome: 
Giovanna Iacono

Grazie, signor Presidente. Sono trascorsi 32 anni: 32 anni senza verità; senza che a Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli possa essere tributata l'unica cosa che una democrazia ormai adulta e matura, come la nostra, dovrebbe loro riconoscere.

L'attentato di via d'Amelio fu la dimostrazione del fatto che l'Italia era in guerra: era coinvolta in una battaglia che, però, non tutto lo Stato stava combattendo.

Per 57 giorni, Paolo Borsellino ha dovuto attendere in solitudine che venisse pronunciata la sentenza di morte. Proviamo a immaginare cosa sia vivere due mesi con questo peso, con quella paura che gli si leggeva negli occhi durante il discorso che tenne per Giovanni Falcone a Casa Professa, a Palermo.

Dopo 57 giorni, nel 1992, in Sicilia la mafia ripeteva il suo atto criminale, facendoci assistere attoniti a un nuovo orrore. Avevo 9 anni a luglio di quell'estate calda e terribile del 1992 ma, ormai, eravamo abituati alle bombe, a quei crimini, a quell'orrore: li avevamo vissuti, 57 giorni prima, sulla pelle di Falcone e degli uomini della sua scorta. Ero nuovamente attonita e sconvolta, ma ero quasi preparata: mi avevano preparata al fatto che potesse ancora accadere.

Un'estate che ha rappresentato per la mia Sicilia e per l'intero Paese un momento storico per la lotta alla mafia, che è stata l'inizio di un riscatto collettivo, che ha visto la società civile impegnata in quella battaglia; una battaglia che, però, è ancora incompleta, è ancora parziale.

Tutte quelle donne e quegli uomini hanno rappresentato un limite a quel potere mafioso, alla capacità della mafia di incidere nella società, nella politica e nelle istituzioni. Quei servitori dello Stato, quelle vittime innocenti, con le loro vite, hanno risvegliato uno Stato connivente e una società civile che fino a quel momento era stata quiescente. Le manifestazioni, come quella di via d'Amelio di oggi, sono importanti per ricordare il loro servizio allo Stato e che quella battaglia non è ancora vinta. Su Borsellino, sulle donne e sugli uomini della sua scorta manca ancora la verità, ed è dovere delle istituzioni contribuire a ricercarla, per onorare la loro memoria, a beneficio dello Stato, delle cittadine e dei cittadini che, quotidianamente, fanno il proprio dovere.