Data: 
Martedì, 7 Maggio, 2024
Nome: 
Arturo Scotto

Grazie, signor Presidente. Cinque morti e un ferito grave ieri a Casteldaccia, a 15 chilometri da Palermo. Si occupavano della manutenzione del sistema fognario di quella città ed erano lavoratori di una ditta in appalto che aveva vinto il bando della municipalizzata AMAP. La causa di questa strage sarebbe l'idrogeno solforato, così si chiama il gas killer che si forma dalla fermentazione dei liquami, una sostanza altamente tossica che, inalata, ha un effetto mortale praticamente immediato. Non indossavano alcuna protezione. La magistratura indagherà sulle cause e in questo momento non possiamo fare altro, come Partito Democratico e penso come tutto il Parlamento, che esprimere un cordoglio pieno nei confronti delle famiglie degli operai morti.

Tuttavia, signor Presidente, mi lasci fare una considerazione amara: non ci sono precedenti, negli ultimi decenni, di quattro grandi stragi sul lavoro in poco più di sei mesi. L'elenco è terribile: Brandizzo, Firenze, Suviana, oggi Palermo. È il segno che il lavoro in questo Paese non conta più nulla.

Abbiamo spesso parlato di emergenza, in un Paese dove la contabilità degli infortuni mortali è di tre persone al giorno. Io penso che emergenza ormai sia un termine inadeguato, signor Presidente: qui ci troviamo di fronte a una pandemia, a una pandemia dei morti sul lavoro. So di usare un termine forte e definitivo: è la pandemia che fa morire in tutti i settori produttivi chi per vivere deve lavorare.

La domanda qui è per tutti noi: quanto vale una vita umana, signor Presidente? Se, come io penso, nessuno, in quest'Aula, crede che la vita di un uomo valga meno della legge del profitto, abbiamo il dovere di uscire dalla retorica. Sono stanco di osservare minuti di silenzio per poi lasciare, in maniera impotente, a metà i provvedimenti che dovremmo mettere in campo.

Qui c'è da cambiare tutto, signor Presidente, a partire da un modello di business, a partire dalle società partecipate, che non prevede più la responsabilità solidale del committente lungo la catena degli appalti e dei subappalti. Significa tornare indietro anche rispetto alle leggi fatte da questa maggioranza. Significa che il lavoro va formato, protetto, pagato. Significa che non è normale che per chi è precario o intermittente il rischio di morire è doppio rispetto a chi ha un lavoro stabile; significa che la formazione è un diritto e un salvavita, se è vero che due dei cinque operai morti da un anno e mezzo non ne ricevevano più alcuna. Significa che, se condividiamo questi problemi, dobbiamo agire. Vuol dire che dobbiamo equiparare le regole su sicurezza e salute del pubblico anche nel settore privato. Significa che è una follia appaltare la sicurezza alle regioni così come previsto nel disegno di legge sull'autonomia differenziata. Significa che servono sicuramente più ispettori sul lavoro, ma che non si possono fare le patenti a crediti a metà, con mille uscite di sicurezza per le imprese che risparmiano sulla salute dei propri dipendenti.

Se c'è una pandemia, signor Presidente, c'è bisogno che la massima espressione del Governo ci metta la faccia. Chiediamo alla Presidente del Consiglio Meloni di venire a riferire in Aula e spiegare quale sia la strategia del Governo per fermare la pandemia dei morti sul lavoro. Noi siamo pronti ad ascoltarla, siamo disponibili a discutere di proposte concrete. Serve una bonifica radicale del lavoro povero, serve pensare alla sicurezza come il più grande investimento per il futuro democratico e produttivo del Paese.