Onorevoli colleghe e colleghi, Presidente, oggi è il giorno in cui tutte le istituzioni, il Parlamento, questa Camera, si stringono intorno alla tragedia grande che ha colpito l'Emilia-Romagna. Il primo pensiero, ovviamente, va alle vittime, ai loro familiari, alle famiglie colpite, ai cittadini, alle imprese dell'Emilia-Romagna, a tutti coloro che ancora soffrono.
Un pensiero forte va alla Romagna e un grazie ai volontari, alle donne, agli uomini, ai ragazzi che ancora sono lì, ai sindaci, al presidente della regione, alla Protezione civile, agli organi dello Stato, alle Forze dell'ordine, ai Vigili del fuoco, alle squadre di pronto intervento, agli operai, ai tecnici di tutti gli enti coinvolti, pubblici e privati. Grazie per questo moto di civismo solidale e concreto (Applausi). Grazie al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e grazie alla Presidente del Consiglio Meloni e al Governo per l'immediata relazione e attivazione avviata con regione e territori (Applausi). Come è stato detto, ci sono stati 14 morti. Un evento, dal 1° al 17 maggio, durante il quale è piovuto per 80 ore di seguito, per 42-44 ore dal 1° al 3 maggio e per altrettante ore dal 15 al 17 maggio. Eclatante è la stima approssimativa del volume di pioggia lordo defluito, ad esempio, nel bacino del Reno e nei bacini romagnoli: 500 millimetri di pioggia accumulata su 1.000 chilometri quadrati di territorio. Un evento unico, nel quale si è combinata una serie di fattori: la ripetizione dell'evento a distanza di due settimane, piogge, anche nel solo ultimo evento, pari a quelle di 7 o 8 mesi, la vastità dell'area coinvolta, la continuità, le condizioni avverse meteomarine, il moto ondoso da Est a Ovest che impediva il deflusso delle acque nel mare Adriatico. Le criticità sono enormi, idrauliche e idrogeologiche. Gli sfollati, nel picco, sono stati 36.600. Oggi, mentre parliamo, sono ancora circa 23.000. In 70 ore, grazie a quel moto civico e civile, di apparato dello Stato e di cittadini, sono state sfollate, appunto, 36.600 persone. Ci sono forze in campo, oggi, e si sta lavorando. La priorità è quella di far tornare a casa gli sfollati. Sono tutti ancora al lavoro con idrovore, con spurghi, con operazioni di pulizia di condotte. In parallelo, sono stati organizzati la raccolta, lo stoccaggio e la separazione dei rifiuti. Si stanno ripristinando le cabine elettriche. Ci sono filiere produttive che vanno nel mondo, che compongono un pezzo della ricchezza di questo Paese, 10 miliardi di export. Per questo, è bello, nella tragedia, vedere elettricisti e tecnici operativi a nastro che mettono a posto le abitazioni e le imprese. Mi hanno detto, Presidente: “Dillo a Roma”! Provo a dirlo. I romagnoli non amano la retorica. A un certo punto, hanno messo su un telo sul quale c'è scritto: “Non chiamateci angeli del fango ma chi burdel de paciug”. Il fango, mentre si spala, è già stato, nel suono, in qualche modo bonificato, quasi drammatizzato e questo per darsi forza perché si sa che, se si spala, si torna a lavorare e, se si torna a lavorare, ci sono le case, ci sono i mutui da pagare, ci sono le imprese. Ha ragione chi dice che l'Emilia-Romagna è una terra che ha dato ma che adesso ha bisogno, ha bisogno per il suo motore sociale, agricolo, turistico ed economico. Mi hanno detto - e finisco - di dire due parole. La prima è “amarcord”. Non dimentichiamoci in quest'Aula, quando magari saremo di nuovo nell'agone del confronto politico, dei morti e delle famiglie. Non dimentichiamoci che l'Emilia-Romagna e la Romagna, tutte le volte che hanno avuto, hanno saputo restituire. Un esempio è il rigassificatore per dare energia al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). L'altra parola è amaracmand, che vuol dire mi raccomando. Non è un richiamo, non è una richiesta, non è una lamentela, è quello che ci hanno detto le nonne, i padri e le madri, ossia fai quello che devi fare. Allora amaracmand a questa Camera e a questo Parlamento. Oggi, il decreto del Governo va nella direzione giusta. Ci sono misure che sono state anche richieste e avanzate da un intero sistema, quello dell'Emilia-Romagna, che unito si è presentato, con forze sindacali ed economiche, al Governo. Come è stato fatto per il terremoto dell'Emilia, ci vogliono modelli per la ricostruzione, risorse per la ricostruzione. Occorre una struttura commissariale efficiente, rapida collaudata e corale, senza medaglie per nessuno. La medaglia qui dentro non l'avrà nessuno, la medaglia magari l'avranno l'Italia e l'Emilia-Romagna e l'avrà per la sua Romagna che speriamo torni di nuovo in fiore (Applausi).