Conoscevo l'onorevole Santelli da molti anni, anni che ci hanno visto divise nei partiti, nelle elezioni e nelle trattative politiche, anni che, allo stesso tempo, però, ci vedevano unite nei dibattiti pubblici, in alcune votazioni alla Camera, quando i temi all'ordine del giorno erano donne, garantismo, sud. In questi casi l'appartenenza valicava le differenze politiche di squadra e diventava politica pura, quella che fai per gli altri, per la tua terra, per le nuove generazioni.
Oggi è molto doloroso, ma non difficile ricordare Jole. Ha lasciato un testamento politico con la sua ultima intervista al Der Spiegel, dove ritroviamo le sue idee, le sue speranze, i suoi sogni verso la terra che ha amato più di sé stessa, la Calabria, il sud. Oggi - afferma Jole nell'intervista - abbiamo la storica occasione per risolvere una volta per tutte il problema del sud. E l'ultima speranza - aggiunge - è nell'Europa. Dunque, è una visione europeista, quella di Jole, distante da concezioni sovraniste, con il profondo convincimento che la prospettiva di crescita del Mezzogiorno d'Italia fosse la condizione di sviluppo di tutto il Paese. È proprio questa interpretazione che iscrive Jole nella tradizione del riformismo laico, antagonista delle forme di populismo, e ne fa una rappresentante importante di quella cultura garantista, in un momento in cui agitare forche è diventato moda e pensiero unico.
Così come l'essere donne del sud per lei è stato un tratto identitario, che precedeva ogni scelta di schieramento politico. Per questo, anche nei momenti di contrapposizioni, che non sono mai mancate, sapevamo che sulle battaglie di fondo ci saremmo trovate dalla stessa parte. Anche negli ultimi mesi, da presidente della regione, si sono condivise relazioni istituzionali attive, nell'interesse della nostra terra. Per questo posso dire che Jole era anche un'amica e lo dico a chi in questi anni pensa che il confronto politico sia solo insulto. Del resto, Jole Santelli è stata anche e soprattutto una dirigente politica, una donna di partito, in un mondo in cui fare politica è ancora troppo campo dei maschi. Con lei la Calabria perde un pezzo importante della sua classe dirigente, è la prima donna presidente di una regione difficile e meravigliosa.
Oggi sappiamo che quella sua ultima danza, la tarantella calabrese, danza simbolica, che scaccia il male e riconquista uno spazio a chi la danza, tanto contestata dagli odiatori seriali che lei ignorava con il sorriso, è stata una danza per la sua terra, la sua Calabria, la nostra Calabria. Ma, oggi, sappiamo anche una danza per la sua vita. Ciao Jole.