Grazie, Presidente. Ottaviano Del Turco, com'è stato ricordato, avrebbe compiuto 80 anni tra qualche settimana, il 7 novembre, al culmine di una vita piena di prestigiosi incarichi: vice segretario generale della CGIL, al fianco di Luciano Lama; segretario del PSI in anni turbolenti; deputato; senatore; eurodeputato dell'Ulivo; presidente della Commissione antimafia; Ministro delle Finanze nel II Governo Amato; infine, presidente della regione Abruzzo, la terra natia cui sempre Ottaviano fu profondamente legato. Incarichi tutti ricoperti con un duplice profilo a cui fu sempre rigorosamente fedele: tensione unitaria per l'unità del sindacato, per l'unità della sinistra e del campo progressista e riformismo, come espressione di una sinistra capace di far vivere i suoi valori in una cultura di governo. A questo duplice profilo ancorò la sua azione anche in frangenti difficili, quale fu lo scontro sulla scala mobile, percorso da una conflittualità a sinistra e pulsioni di lacerazione dell'unità sindacale. Ottaviano sostenne da riformista le ragioni obiettive, che consigliavano di arginare gli effetti inflazionistici di un automatismo salariale ma, al tempo stesso, agì per preservare l'unità del mondo del lavoro. Così a quei suoi 2 profili Del Turco attinse anche quando, nel pieno della bufera di Tangentopoli, fu chiamato a prendere la guida del Partito Socialista italiano per salvarne l'onore e la dignità, rivendicando con orgoglio il ruolo svolto nella storia italiana dal riformismo socialista e condividendo, al tempo stesso, la scommessa unitaria dell'Ulivo. Furono quei tratti di un uomo di sinistra, unitario e riformista che sollecitò nel 2005 il centrosinistra abruzzese a chiedergli di essere candidato alla presidenza della regione e qui, come ha ricordato il collega Giachetti, iniziò la parte più dura, più dolorosa e più ingiusta della vita di Ottaviano. Impegnatosi a liberare la sua regione da pervasivi e opachi sistemi di potere, soprattutto in campo sanitario, fu da quegli stessi poteri accusato di atti corruttivi, che con clamorosa enfasi mediatica condussero al suo arresto e alle dimissioni dell'intera giunta regionale, innescando un interminabile iter processuale, scandito da accuse pesanti e condanne altrettanto pesanti, che via via si ridimensionarono sempre di più fino a ridursi ad un solo addebito, non dimostrato e, peraltro, fondato su un articolo di legge successivo agli atti di indagine. Accusa che Del Turco respinse con sdegno, sempre, rivendicando la propria onestà e correttezza. Furono anni di profonda amarezza e di dolorosa solitudine, aggravata da un male che ne minò profondamente il corpo e lo spirito. Non mancarono atti di accanimento giustizialista, anche nelle Aule parlamentari. E furono ragione di grande amarezza: troppi opportunistici silenzi, quando non addirittura parole ipocrite di chi gli augurò di dimostrare la sua estraneità, in un inaccettabile rovesciamento del principio costituzionale di presunzione dell'innocenza. Per questo, io credo oggi, dall'Aula del Parlamento, sentiamo tutti il dovere di rivolgere un atto di riconoscimento e di gratitudine, ricordando che Ottaviano Del Turco è stato un galantuomo ed è stato un uomo politico perbene. Grazie.
Data:
Mercoledì, 18 Settembre, 2024
Nome:
Piero Fassino