Data: 
Mercoledì, 10 Marzo, 2021
Nome: 
Emanuele Fiano

Grazie, Presidente. Carlo Tognoli è stato un grande socialista ed un grande milanese e, prima di tutto, un grande sindaco. Diceva sempre che aveva avuto molto dal Partito Socialista e dalla città di Milano. Possiamo aggiungere, come hanno detto molti suoi amici, che egli ha dato molto al socialismo italiano e a Milano. Veniva dopo la generazione socialista che aveva vissuto la guerra dalla parte dell'antifascismo in maniera militante. Il suo predecessore era stato il “Comandante Iso”, Aldo Aniasi, comandante partigiano. Io mi ricordo di Tognoli, quando, io ragazzo, egli venne, per la prima volta di un sindaco milanese, in visita alla scuola ebraica. E poi lo ricordo quando, da capogruppo dei DS a Palazzo Marino, andai a trovarlo per chiedere la sua opinione su una prima questione e poi su molte altre. Di lui ha detto Ugo Finetti, nel ricordo fatto qualche giorno fa a Palazzo Marino: coerente e innovativo, mai fazioso, appassionato della storia socialista, attento e rispettoso del pluralismo, delle varie anime socialiste; c'erano contrasti ma da parte sua mai conformismo, discriminazioni; più in generale il suo socialismo non era un monologo autoreferenziale, ma significava continuamente crescere nel confronto e nella dialettica con una cultura liberale milanese della competitività e dei diritti, con una tradizione cattolica popolare generosa, con un comunismo cosiddetto pragmatico e non dogmatico. Il socialismo come comunità, la città come comunità. Gli anni di Tognoli sindaco erano quelli della crisi economica e quelli degli anni di piombo. Lo ricordiamo con le parole dell'ultimo articolo scritto da Walter Tobagi, sul Corriere della Sera, nel maggio 1980, poco prima di essere assassinato dai terroristi: meno ideologie e più concretezza, non promettere la luna, ma preoccuparsi della gente, dell'assistenza agli anziani e costruendo centri che servano davvero a combattere l'erosione della droga. Milano resta una città difficile e dura - proseguiva Tobagi - e così sintetizzava quello che chiamava “il discorso di Tognoli” e cioè i partiti non solo canali di consenso, ma forze culturali e sociali. La sua Milano era una città terremotata, che cercava di uscire dalla crisi economica e dal terrorismo, costruendosi una nuova identità trainante per l'intera Italia, con l'attenzione rivolta al mondo del lavoro, alla tutela sociale e insieme a larghi strati di borghesia produttiva. Questa fu l'anima di Tognoli e l'anima di Milano. Lo salutiamo: ciao, Carlo.