Data: 
Giovedì, 22 Giugno, 2023
Nome: 
Chiara Braga

Gentile Presidente, care colleghe e cari colleghi, vorrei innanzitutto unirmi al cordoglio già espresso nei giorni scorsi per la scomparsa di Silvio Berlusconi.

Il mio pensiero e quello dei deputati e delle deputate del Partito Democratico va alla famiglia, ai figli, alle figlie e poi alla sua famiglia politica, quella dei gruppi parlamentari di Forza Italia, che ha indubbiamente perso una guida e un punto di riferimento.

Silvio Berlusconi ha rappresentato per 30 anni il centrodestra in Italia. Ne è stato il fondatore, l'interprete, il simbolo e per questo, da fermi avversari, ne abbiamo riconosciuto l'indiscutibile peso nella nostra storia recente e reso il doveroso omaggio con la partecipazione alle sue esequie. Un atto dovuto al suo ruolo istituzionale, ma anche un segno di rispetto nei confronti di quella parte di cittadini che, nel tempo, si sono riconosciuti nelle sue battaglie e nelle sue scelte. C'era in lui - lo hanno riconosciuto in molti - una capacità innata di cogliere e interpretare le emozioni e le paure più profonde del Paese, che spesso si è fatta generosità, molte volte compiacenza e desiderio di benevolenza. A lungo ciò è bastato. Agli occhi di molti italiani questa era la chiave per cambiare il Paese.

Con la sua scomparsa si chiude un ciclo politico rispetto a cui le valutazioni e il giudizio tra di noi si differenziano inevitabilmente, come sempre accade di fronte a una prospettiva storica. Noi siamo convinti che non tutto quello che Silvio Berlusconi ha rappresentato sia da esaltare o da salvare - tutt'altro! - e lo diciamo con il rispetto che abbiamo manifestato fin qui e il riguardo che rimane per il dolore dei suoi cari. La sua entrata in politica è arrivata in un momento complicato del Paese, di fronte a svolte epocali della Repubblica e alla richiesta forte di cambiamento e modernizzazione. A differenza di altri, ebbe la capacità di accreditarsi come la risposta possibile, facile e ottimista alla crisi e alle difficoltà, raccogliendo le eredità elettorali del pentapartito e, nello stesso tempo, innovando profondamente la politica, con la personalizzazione e la creazione di un partito a immagine e somiglianza del leader.

Da subito ha inserito nella scena politica un elemento fino a quel momento sconosciuto: la difesa dei propri interessi, delle sue aziende, del suo partito, portato a simbolo di quelle di tutti. C'era sempre stata, fino al suo arrivo, una timida ritrosia nell'esporre se stessi. Con Berlusconi, invece, questo processo di dissimulazione scompare, per dare spazio a se stesso e alla sua espressione, in quanto interprete di una parte, anche a costo di una visione generale della politica. Non un liberale, dunque, come amava descriversi, ma un politico attento agli interessi di alcuni settori della società ben chiari e riconoscibili. Il mito liberale lo ha potuto raccontare ed esaltare grazie alla vastità del suo impero mediatico.

Non c'è stato strumento di comunicazione che non abbia usato per costruire il racconto di sé e la sua idea di Paese e lo ha fatto certamente con coraggio e visione. Prima di altri, seppe sfruttare le nuove tecnologie e i nuovi mercati, seppe mettere insieme persone giovani e dotate di inedite competenze. Grazie a un enorme conflitto di interessi, di cui mai volle liberarsi e di cui i suoi avversari mai chiesero ragione fino in fondo, il racconto era quello di un'Italia forte, libera e liberata dai pericolosi comunisti. Mentre professava la rivoluzione liberale, però, le condizioni del lavoro e la produttività peggioravano, la pressione fiscale rimaneva la stessa, la crisi finanziaria arrivava senza che si opponesse una seria e credibile politica economica. Intanto il debito pubblico cresceva e il fisco veniva demonizzato come un esproprio ingiusto e iniquo da parte dello Stato e la qualità dell'azione pubblica seguiva una continua decadenza.

Come buona parte in quest'Aula, era un'adolescente quando Berlusconi fece il suo ingresso in Parlamento. Appartengo a quella generazione che ha conosciuto tutti i limiti e le contraddizioni della stagione di Governo berlusconiana, dalle scelte sbagliate e contestate da una parte sulla scuola, sul lavoro e su un modello di sviluppo economico-ambientale che, nel mito della crescita senza freni e spesso senza regole, ha sottratto opportunità e diritti soprattutto alle giovani generazioni. Poi, la lunga stagione delle vicende giudiziarie e della loro trasformazione in questione politica-legislativa guerreggiata, il disvelamento dei limiti del suo agire umano con tutto quello che ne consegue, a partire da una concezione antiquata e offensiva dell'universo femminile che ha limitato lo sguardo alle differenze e alla costruzione di una società più paritaria e inclusiva.

Con l'affermarsi delle sue creature politiche, maturava un'idea di società individualista, sfiduciata verso le istituzioni, che apriva la strada a un pensiero consolatorio, più populista che popolare. Per queste ragioni, anche nelle giornate trascorse, ci saremmo aspettati più sobrietà e rispetto che per chi non ha partecipato a tanta gloria. È stata compiuta una scelta dal Governo in carica e noi l'abbiamo rispettata ma non condivisa. Silvio Berlusconi è stato certamente un autorevole interprete di una parte, che ha il pieno diritto di celebrare e rendere tributo a un proprio leader, ma sarebbe sbagliato non ricordare quanto la sua figura abbia diviso e anche alimentato contrapposizioni nel Paese. Rivale ma mai nemico: con queste parole in molti a sinistra abbiamo ricordato Silvio Berlusconi. Noi quella rivalità desideriamo rivendicarla e sarà quella che continueremo a esercitare nei confronti della destra italiana di oggi, che certamente ha trovato fondamento nella lunga stagione politica berlusconiana e che, tuttavia, oggi ci appare molto distante da quell'idea di destra moderata ed europeista che Berlusconi ha tentato di raccontare nella sua vicenda politica. Noi negli anni della gloria di Silvio Berlusconi, che oggi ricordiamo col rispetto dovuto, eravamo orgogliosamente dalla parte opposta e continueremo ad esserlo con gli ideali e i valori che appartengono alla nostra storia e con lo sguardo rivolto al futuro.