Grazie, Presidente. Siamo qui, oggi, a ricordare, a un anno dalla scomparsa, Silvio Berlusconi. Un uomo che ha segnato la storia recente, che ha forgiato per anni l'immagine del nostro Paese nel mondo, plasmando l'immaginario collettivo di una Nazione. Come ha detto l'arcivescovo di Milano in Duomo, proprio un anno fa, quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere, ha sostenitori e oppositori, c'è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico nei nostri tempi è sempre un uomo di parte. Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena, ha ammiratori e detrattori, ha chi lo applaude e chi lo detesta. Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d'affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà. Io sono figlia di quella stagione: una generazione nata negli anni Ottanta, che si affaccia la politica dalla metà degli anni Novanta, negli anni della sua discesa in campo, del fulgore e di quella che, in effetti, potremmo chiamare egemonia berlusconiana. Quella del Paese che raccontava, dalle sue TV, la sua idea d'Italia: forte, libera e liberata dai comunisti.
E mentre lui, negli anni di Governo, ha continuato a combattere un comunismo immaginario e a farsi paladino di un presunto liberalismo, la realtà del nostro Paese era un po' un' altra: vedeva crescere stentatamente l'occupazione e peggiorare, anno dopo anno, le condizioni del lavoro, mentre lievitavano ancora di più debito pubblico ed evasione fiscale. Berlusconi è certamente stato un uomo che ha segnato la storia non solo dell'Italia, ma anche di Milano e della Lombardia. Un imprenditore innovatore, dal grande talento. Tra i pregi, certamente vi è quello di aver portato tante e tanti della mia generazione e delle successive a impegnarsi in politica: chi dalla sua parte, chi per contrastarne il potere, mobilitati su due idee opposte di società. In quegli anni, con Berlusconi maturava e si costruiva un'idea di società orientata a un individualismo sfrenato. Con Berlusconi nasceva una TV alternativa a quella pubblica, che non voleva solo raccontare la realtà, ma farla a sua immagine. Una stampa meno libera, controllata da chi detiene il potere. Si rafforzava con lui l'idea di poter plasmare costantemente l'opinione pubblica italiana attraverso i mezzi di comunicazione di sua proprietà. Negli anni del berlusconismo, la scuola, il luogo del riscatto sociale, delle opportunità per tutti, diventa la scuola dell'individuo solo contro tutti, meglio se più attrezzato grazie a una famiglia facoltosa. Una scuola con risorse ridotte e una concorrenza, quella privata, mai raggiunta prima. Con Berlusconi si fanno ancora più forti gli attacchi violenti di un alto potere dello Stato ai magistrati, al pool di Milano ed al resto d'Italia. Sono gli anni delle leggi ad personam, del conflitto di interessi mai risolto. Abbiamo visto Berlusconi portare avanti un modello antiquato e a tratti offensivo dell'universo femminile, che limita lo sguardo alle differenze e alla costruzione di una società più paritaria e più inclusiva (Commenti)…
La mia parte politica ha sempre pensato che ci fosse un modello alternativo possibile, dove il bene comune fosse superiore a quello individuale, dove una società aperta e unita fosse il vero valore da difendere. Per queste ragioni, pur riconoscendo il suo significativo impatto nel plasmare la politica e la società italiana, con altrettanta onestà, ho il dovere di ricordare e di rivendicare la nostra totale alterità rispetto alla sua idea di società e alla sua visione politica. E per questo oggi, rivolgendo un pensiero rispettoso alla famiglia, lo ricordiamo come un avversario, perché qui non siamo chiamati a esercitare il dubbio o la sospensione del giudizio, qui siamo chiamati, ogni giorno, a decidere e a scegliere. E, come allora, da 30 anni a questa parte, la storia ci vede su campi opposti a difendere la nostra visione d'Italia, quella del lavoro, della scuola pubblica come strumento di riscatto, dell'emarginazione che chiede rispetto, dell'emancipazione, del protagonismo femminile, di chi chiede risposte ai bisogni, coesione e risorse per affrontare un futuro che noi vogliamo di uguaglianza e di diritti.
E, scusate, ma, siccome ho sentito, giustamente, comprensibilmente, dai banchi della maggioranza un po' di clamore, chiudo di nuovo con le parole dell'arcivescovo, un anno fa, a Milano: “Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C'è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico, nei nostri tempi, è sempre un uomo di parte. Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta. Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d'affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà”.