Grazie, Presidente. Quindici mesi fa, Presidente Conte, in questa stessa Aula, mi sono rivolta a lei per porle i tanti dubbi del Partito Democratico sulla compagine di Governo che si andava formando e le tante preoccupazioni per la condizione del Paese. Oggi come allora, Presidente, voglio occupare questi pochi minuti a mia disposizione per chiederle la massima attenzione ai temi del lavoro, perché, per noi democratici, il lavoro è cittadinanza, è dignità, è il fondamento della nostra identità politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Nella nostra Costituzione è scolpita una promessa: quella per cui la democrazia rappresentativa deve garantire ai suoi cittadini pace, libertà, il pieno sviluppo della persona umana, superando qualsivoglia ostacolo di natura economica o sociale. Per questo la nostra Repubblica è fondata sul lavoro, perché il lavoro è il pilastro senza il quale queste promesse vengono a mancare. La qualità del lavoro quotidiano delle persone, la disponibilità di lavoro per chi vuole concorrere al progresso materiale e spirituale della nostra società sono indispensabili per un cammino duraturo e pacifico, per uno sviluppo economico e sociale all'altezza delle aspirazioni di ogni generazione. Quando, invece, il lavoro viene a mancare o diventa ingiusto, quando si giustificano e si allargano le disuguaglianze, è la nostra democrazia stessa ad essere messa in pericolo: è allora che qualcuno pensa di poter chiedere i pieni poteri; è allora che le promesse scolpite nella nostra Costituzione rischiano di essere tradite. Se oggi siamo qui e ci apprestiamo a darle la fiducia, Presidente, è perché nelle sue parole e nel programma di Governo non troviamo più ingiusti obiettivi di iniquità fiscale, egoismo e chiusura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma troviamo, invece, scritti, a chiare lettere, alcuni temi per i quali abbiamo speso tanto lavoro in questi anni, fuori e dentro il Parlamento e, da oggi, dovranno essere discussi con attenzione e presto approvati. Mi riferisco alla legge sulla rappresentanza sindacale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), per combattere i contratti pirata e i sindacati fittizi e l'estensione erga omnes dei contratti collettivi per dare valore e forza alla contrattazione collettiva nell'era del lavoro che cambia e della flessibilità digitale. Mi riferisco, in modo particolare, soprattutto all'estensione dei passi fondamentali che dobbiamo fare per il diritto ad un salario minimo garantito, una soglia legale e universale che distingua il lavoro dallo sfruttamento: è indispensabile. E il diritto all'equo compenso, che deve essere assolutamente attuato per il mondo delle professioni storicamente riconosciute, ma anche per quelle nate in questi anni nella profonda trasformazione del mondo del lavoro.
E, ancora, la lotta al caporalato, che deve coincidere con lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile per l'ambiente e soprattutto per gli esseri umani, a prescindere dal colore della pelle. Mai come oggi, abbiamo bisogno, anche su questo, di cancellare le guerre tra poveri che hanno visto in contrapposizione le persone più fragili. Ecco, io vorrei che da oggi noi dicessimo: prima gli sfruttati, prima le persone.
Poi - li ha ricordate lei, giustamente, nel suo intervento, Presidente Conte - sono stati 1.133 i morti sul lavoro nel 2018 e 482 solo nei primi sei mesi del 2019: un bollettino di guerra che grida giustizia e che il suo Governo - il nostro Governo - dovrà mantenere al primo punto all'ordine del giorno con un piano nazionale per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro.
C'è poi un tema, cari colleghi, che purtroppo è strettamente legato ad alcuni fatti di attualità: tanta strada hanno fatto le donne italiane, ma tanta strada rimane da fare per abbattere il pregiudizio nei nostri confronti, perché l'estetica non possa essere utilizzata come metro di giudizio delle capacità e dei saperi di una donna. Voglio da qui rivolgere - l'ha fatto anche lei, ovviamente - tutto l'affetto del Partito Democratico per le due donne forti e di grande caratura politica, come Teresa Bellanova e Paola De Micheli, che in questi giorni sono state vilmente attaccate da una destra becera e classista; quella stessa destra becera e classista che vorrebbe le donne a casa, succubi magari degli uomini; la stessa destra che voleva il disegno di legge Pillon, che noi chiediamo che finisca per sempre dentro ad un cassetto. La stessa destra, signor Presidente, che proponeva, al posto degli asili nido, un pezzo di terra se avessimo fatto il terzo figlio, rispondendo, ovviamente, non certamente ad esigenze di natalità e delle donne nel nostro Paese.
Presidente Conte, sappia che le proposte che lei ha fatto oggi le donne italiane le attendono da molto tempo: sì, servirà il solenne impegno a curare le parole che lei si è assunto questa mattina, ma ci sono atti non più rinviabili da questo Parlamento e in Parlamento devono essere mandati avanti, e non sono omaggi alle donne, Presidente. Sono qui depositate le leggi per le donne italiane, c'è una proposta per la parità salariale fra uomo e donna alla quale in questa legislatura abbiamo il dovere di dare luce, ci sono leggi per dare più diritti alla maternità, più congedo di paternità, un assegno universale per le famiglie con i figli, scuole a tempo pieno in tutta Italia, senza distinzione di territorio e di ricchezza personale e – sì - anche di asili nidi diffusi e gratuiti.
Lei oggi si è preso molti di questi impegni e se oggi vogliamo darle fiducia è perché crediamo che si possa aprire un nuovo cammino per il nostro Paese. Ci sono giovani che, proprio in queste ore, riflettono se fare le valigie e abbandonare l'Italia o se provarci ancora, mettersi in gioco e costruire qui il loro futuro: è soprattutto a loro che dobbiamo dare una risposta, a quel 30 per cento di disoccupazione giovanile e a quelle centinaia di migliaia di disoccupati che, nella fascia tra i trenta e i quarant'anni, stanno perdendo la fiducia nell'Italia e nella politica; generazioni intere travolte dalla crisi, che oggi rappresentano l'incognita del futuro demografico, economico, sociale e culturale del nostro Paese. Di fronte alla loro partenza non perdiamo solo capitale umano, ma si impoveriscono per sempre anche i nostri territori. Serve un primo forte segnale di attenzione e lei lo ha detto: si chiama taglio sulle tasse del lavoro, del cuneo fiscale. Giuseppe Di Vittorio si domandava se è giusto che in Italia, mentre i grandi monopoli continuano a moltiplicare i loro profitti, ai lavoratori non rimangono che le briciole. È giusto che il salario dei lavoratori sia al di sotto dei bisogni vitali dei lavoratori stessi e delle loro famiglie? Questi interrogativi sono oggi tutti ancora validi, anzi hanno solo ampliato i loro orizzonti.
Presidente Conte, Ministri, diamo questo segnale, diamolo presto: iniziamo da questa legge di bilancio a far rientrare quei soldi nelle buste paga dei lavoratori italiani e lottiamo in Europa per far pagare le tasse ai grandi monopoli contemporanei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non fermiamoci qui, ma rilanciamo gli investimenti: serve un Green new deal, che assicuri crescita sostenibile e posti di lavoro. Torniamo a discutere di formazione permanente e politiche attive del lavoro per la grande transizione ecologica e non solo, anche tecnologica, del lavoro, che è quella in corso.
Quindici mesi fa, Presidente - mi avvio alla conclusione -, le avevamo promesso un'opposizione tanto dura, quanto leale e costruttiva: da oggi, lo stesso impegno lo metteremo al servizio di una nuova esperienza di Governo che in Parlamento è nata e mi auguro che in Parlamento saprà rafforzarsi ogni giorno, attraverso il dialogo e l'ascolto. La democrazia richiede impegno e fatica, la rappresentanza comporta responsabilità e rigore: rimbocchiamoci le maniche e buon lavoro a ciascuno di noi.