Data: 
Martedì, 25 Ottobre, 2022
Nome: 
Arturo Scotto

Grazie, Presidente. Presidente Meloni, lei ha vinto le elezioni e ha il dovere di governare. I voti sono gli stessi di 5 anni fa, non c'è stato uno sfondamento. Maggioranza in Parlamento, minoranza nel Paese. Un consiglio non richiesto: non si cambia mai la Costituzione con il 43 per cento dei consensi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Qualche lezione dal passato, anche recente, dovrebbe averla ricavata anche lei. Il suo è un Governo politico, di destra, o, meglio, di estrema destra, ed è una sfida anche a noi, a unirci e a rinnovarci.

Dalle sue parole, tuttavia, pare quasi un monocolore, con un Vice Premier che per arricchire la sua sterminata collezione di divise pretende di comandare la Guardia costiera e l'altro Vice che già batte cassa sui sottosegretari. I toni incendiari lasciano il passo a una sfida virile nei confronti del Parlamento. Ha detto: non tradisco e non indietreggio, ma oggi lei rischia di tradire la verità sulle condizioni materiali del Paese e di indietreggiare rispetto alla realtà delle cose. Ad esempio, mi sa spiegare, Presidente Meloni, come si concilia la gratuità degli asili nido con la tregua fiscale ovvero il condono, che è il contrario della lotta all'evasione, e con la flat tax che lei, in nome della sovranità linguistica, definisce tassa piatta? Non c'è nulla di più ingiusto che fare parti uguali tra diseguali. La Costituzione su cui lei ha giurato dice che il fisco deve essere equo e progressivo e chi ha di più deve dare di più.

Come difende la libertà dei giovani se non ha trovato il tempo di menzionare mai la parola “precariato” o il salario minimo? Bisogna chiudere la stagione del Jobs Act, il contratto a termine deve costare di più dei contratti a tempo indeterminato e nessuno può lavorare al di sotto dei 9 euro l'ora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). La libertà delle donne, signora Presidente, si difende innanzitutto con la parità salariale; la più grande ingiustizia del nostro tempo è quella disparità.

E come intende combattere gli omicidi sul lavoro, i 600 morti l'anno - lei ha fatto bene a citare la manifestazione del sindacato - quando annuncia pomposamente la totale deregulation sulle imprese? E come intende onorare i medici e gli infermieri che tutti abbiamo applaudito oggi se non ha mai pronunciato le parole “sanità pubblica” e apre la strada all'autonomia differenziata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Lei ha criticato il modello italiano; io ringrazio il Ministro Speranza e i Governi Conte e Draghi che combattevano la pandemia mentre qualcuno civettava con i no-vax, i no-mask e i no-green pass.

E come intende stravolgere i pronostici della vita - testuali parole sue - se la scuola pubblica per lei è solo un luogo dove si stabilisce una gerarchia tra chi vince e chi perde? Proprio lei parla di merito, quando ai vertici dello Stato ha confermato 11 tra ministri e sottosegretari di quel Governo che nel 2011 portò il Paese sull'orlo della bancarotta, con la trojka fuori dalla porta e il 31 per cento di disoccupazione giovanile. È questa la sua meritocrazia? La informo che Berlusconi e Tremonti si riscaldano anche in panchina; sono giovani promesse che meritano un'opportunità.

Lei ha ribadito la fedeltà alle alleanze tradizionali del Paese, giusto; un monito per i tanti amici di Putin da cui si è fatta accompagnare in questi anni. A me preme dirle che l'Italia dovrebbe avere un ruolo più assertivo nella ricerca della pace, proprio ora che si affaccia sulla scena mondiale la catastrofe atomica. Serve un ritorno della politica per fermare la guerra, restituire libertà al popolo ucraino ed evitare una nuova corsa al riarmo. Il grido del Papa e la mobilitazione del popolo pacifista del 5 novembre devono parlare a Governo e opposizione: cessate il fuoco e negoziato.

Infine, lei, nemmeno oggi che chiede la fiducia al Parlamento, in quest'Aula dove è stata scritta la Carta costituzionale, è riuscita a pronunciare le parole: “25 aprile”. Quella fu la rinascita della patria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), sì, la patria, questa parola che lei evoca spesso come un fantasma maleducato in ogni contesto, ma che fu riabilitata da quei giovani che liberarono il Paese.

Signora Presidente, la guerra civile terminò il 25 aprile del 1945 con la nascita della Repubblica, non faccia confusione con le date. Noi saremo qui, tutti i giorni, a ricordarglielo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).