Grazie, Presidente. Ministro Tajani, lei ha invitato alla condivisione, ma dalla sua maggioranza sono arrivate soprattutto parole di accusa, parole divisive, nel momento in cui quest'Aula deve assumersi le proprie responsabilità morali e politiche di fronte alla più grande tragedia del nostro secolo: il massacro a Gaza, in Palestina.
Da tempo, abbiamo chiesto questa discussione, a cui arriviamo con molto ritardo - ad Assemblea ONU e discussione a Bruxelles già avvenute -, mentre a Gaza continua un assedio disumano, che brucia vite, speranze e futuro. Anche oggi spicca l'assenza della Presidente Meloni, che, ancora una volta, si sottrae, nonostante siamo di fronte a una questione epocale, ma che trova il tempo, dopo mesi di complice silenzio, di fare dichiarazioni irresponsabili sui giornali sulla pelle dei volontari in mare. Anche oggi si sottrae, anche oggi che siamo in una situazione modificata per aspetti importanti, dopo che milioni di persone in tutto il mondo, anche in Italia, sono scesi in piazza per chiedere la fine del massacro, dopo che le volontarie e i volontari della Global Sumud Flotilla, per chiedere corridoi umanitari e giustizia, hanno messo i loro corpi e le loro voci in una missione umanitaria pacifica e disarmata, nella legalità internazionale e sono stati illegittimamente fermati dall'esercito israeliano. Anche da me un abbraccio, colmo di gratitudine e preoccupazione, al nostro collega Arturo Scotto, ad Annalisa e a tutti gli altri.
Siete arrivati oggi, dopo che anche la Commissione europea, dopo mesi di immobilismo, ha presentato una proposta, seppur parziale, di sanzioni ad Israele e pure a questa vi siete sottratti, dopo che l'ONU, attraverso una Commissione d'inchiesta, ha riconosciuto che a Gaza è in corso un genocidio.
Le mobilitazioni cresciute nelle ultime settimane hanno portato ad una reazione, a una reazione forte, a definire che la misura è colma, che la gente vuole occuparsi di quello che accade nel mondo. Abbiamo sentito, dopo tante negazioni, anche la Presidente Meloni dire che, sì, forse è l'ora di riconoscere la Palestina, ma, a differenza degli altri Stati, della Francia, della Spagna, della Gran Bretagna, lo ha condizionato in modo tale da rendere irrealistica la prospettiva. Invece, noi rilanciamo oggi con forza questa necessità, non più rinviabile, che anche l'Italia riconosca ufficialmente lo Stato di Palestina entro i confini del 1967. Oltre 150 Paesi hanno compiuto questo passo: non è solo un gesto simbolico, è un atto di giustizia storica, è un presupposto politico fondamentale per una pace giusta e sostenibile. Così come chiediamo al Governo schiena dritta nel sostenere in Europa sanzioni concrete per chi viola il diritto internazionale, perché non si può parlare di valori europei se chi li calpesta resta impunito.
Ma la cosa più vergognosa che abbiamo sentito in quest'Aula è che vi bastavano poche ore per sbloccare gli aiuti umanitari. Da settimane - da settimane! - associazioni umanitarie italiane, fra cui Music for Peace, denunciano gli aiuti bloccati nel canale di terra e, oltre a ciò, autorità israeliane hanno imposto di buttare cibo energetico, come biscotti e miele, cibo che fa la differenza fra la vita e la morte dei bambini. Avete criticato la Flotilla, dicendo che il canale di mare non era quella adatto. Ve lo chiediamo da settimane: cosa state facendo per sbloccare questa situazione? Come fate a rivendicare pseudo-primati europei, se non riuscite nemmeno a far arrivare gli aiuti ai bambini? Vi chiediamo l'impegno a garantire l'inviolabilità dei pacchi, la consegna diretta alle associazioni palestinesi riconosciute da parte della nostra ONG.
Si è aperto uno spiraglio oggi e abbiamo la consapevolezza dei suoi limiti e anche del fatto che non condividiamo nulla dei proponenti di questo spiraglio, ma dobbiamo fare ogni tentativo oggi perché si arrivi ad un accordo che blocchi la carneficina dei palestinesi.
Signor Ministro, ogni bambino nel mondo ha lo stesso diritto a crescere in pace, libero dalla paura e dall'oppressione. Non cercate scorciatoie, non rimandate le soluzioni. Non c'è altra via, signor Ministro, se non quella della pace, che tiene insieme la legalità internazionale e il rispetto della dignità umana per tutti.