Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 22 Gennaio, 2025
Nome: 
Anna Ascani

Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghe e colleghi, siamo alla vigilia del terzo anniversario della criminale invasione russa dell'Ucraina. Da tre anni, la guerra voluta da Putin insanguina un pezzo d'Europa. Morti, sofferenze, devastazioni, paura e fame sconvolgono i giorni di milioni di ucraini, di quelli che non sono riusciti a scappare, che non hanno voluto scappare e che sono sopravvissuti alle bombe, ai missili e ai droni che da mille giorni - mille giorni! - si abbattono sulle loro case. L'ostinata eroica resistenza di un intero popolo e del suo Governo ha decretato il fallimento del folle disegno di Putin. L'Ucraina non è scomparsa dalla carta geografica. L'Ucraina non ha un Governo fantoccio. L'Ucraina non ha perso la sua libertà e la sua indipendenza.

E questo è potuto accadere anche grazie al sostegno di tanti Paesi - tra cui il nostro - che, sin dal 25 febbraio 2022, hanno deciso di non voltare lo sguardo altrove, di non lasciare sola l'Ucraina e di non consentire al regime di Putin di riuscire nel tentativo di riscrivere con la forza e la violenza non solo i confini nazionali, ma le stesse regole che governano le relazioni tra Stati liberi e sovrani, in pratica di riportare tragicamente indietro le lancette della storia e di restituire contemporaneità a momenti e stagioni tra le più buie del passato dell'Europa.

Abbiamo sostenuto, anche con l'invio di equipaggiamenti ed armi, l'Ucraina, per difenderne la libertà e l'integrità nazionale, per consentire al Governo di Kiev di arrivare in piedi a un tavolo negoziale e anche per difendere l'Europa. Qui c'è in ballo l'Europa. Ma nessuno tra i banchi del mio gruppo, e credo di poterlo dire per tutte le colleghe e i colleghi in quest'Aula, nessuno voleva e nessuno vuole una guerra infinita, anzi nessuno vuole la guerra, anche perché a fare le spese della guerra sono sempre gli ultimi. Sin dalle prime ore successive all'invasione, mentre ancora l'Esercito russo tentava di occupare la capitale ucraina, abbiamo chiesto - noi, così come i Governi e i Parlamenti di tantissimi altri Paesi - che le armi tacessero. Non c'è stato un unico minuto, un unico istante in cui il desiderio e la volontà di pace abbiano ceduto il passo alla stoltezza della vendetta, del conflitto permanente sempre più vasto. Anche in questa logica, nella logica di fermare l'aggressore, sono state individuate le sanzioni, pacchetto dopo pacchetto. Però oggi occorre riconoscere che la marcia dell'iniziativa diplomatica si è arrestata presto, come imprigionata nel fango dei campi di battaglia. E l'Europa, dopo la prima reazione unitaria e concorde, pare persa per strada, ingabbiata anche in questo dai rigurgiti nazionalisti, da un sistema di governance antistorico, da un affievolimento - che sta raggiungendo livelli allarmanti - di quel comune sentire degli Stati fondatori, che ha fatto da bussola per tanti anni e di cui, possiamo dire, abbiamo visto una delle ultime immagini su quel treno che, a giugno 2022, portava Draghi, Macron e Scholz a Kiev.

Oggi a farla da padrone sono altre immagini: Stati che, da soli, sgomitano per un posto alla Corte degli imperi globali; ed essendo soli, sono deboli, tanto più con l'avvento di Trump, dei suoi 100 ordini esecutivi, che sono un messaggio chiaro per noi, per chi crede nell'imprescindibilità dell'Unione europea. Colleghe e colleghi, questo è il momento della verità per l'Europa. Se l'Europa non sarà protagonista delle fasi che, speriamo, porteranno anche su questo fronte, come è accaduto pochi giorni fa a Gaza, al cessate il fuoco e poi ad una pace che dev'essere giusta e duratura, se l'Europa dovesse sedersi al tavolo del negoziato come ospite, allora per essa potrebbe aprirsi davvero un tempo di eccezionale difficoltà, perché profondamente ferita sarebbe la sua credibilità dinanzi agli imperi vecchi e nuovi, che vogliono dettare le regole della convivenza globale.

Dunque, Ministro, il Governo Meloni, che pure dai primi giorni del suo insediamento non manca di vantare credibilità e consenso sul piano internazionale, cosa intende fare? Diciamo pure che, fino ad ora, la sua iniziativa sul fronte europeo non è apparsa di eccezionale visibilità, anzi, non è proprio apparsa, interviste a parte. Un Governo che oggi non si spende con tutte le sue forze perché l'Unione lavori con determinazione, coraggio e unità per arrivare al termine del conflitto e alla pace, si prende la grave responsabilità di indebolire l'Unione stessa. Noi Democratici siamo convinti che il Paese debba fare ogni sforzo perché si possa arrivare quanto prima al cessate il fuoco in Ucraina. Allo stesso modo, siamo convinti che tocchi all'Europa riprendere le fila di una trattativa per una pace giusta. In gioco c'è la fine delle sofferenze di un popolo da mille giorni martoriato e c'è anche il futuro dell'Europa. Sono giorni e tempi decisivi. E allora il Governo lasci da parte la baldanza e la retorica trionfalistica e agisca con responsabilità. Vi piace molto rivendicare risultati storici, che spesso storici non sono affatto. Ecco, oggi la storia chiama.

Vedremo se il Governo saprà essere all'altezza della risposta necessaria e non solo, come le ho sentito dire, Ministro, di sperare.