Discussione generale
Data: 
Giovedì, 19 Gennaio, 2023
Nome: 
Marco Lacarra

Grazie, Presidente. Signor Ministro, se questa è la relazione annuale, ci consenta di essere perplessi, se non sconcertati. Ci aspettavamo ben altro e non discorsi infarciti di demagogia, e peraltro, mi verrebbe da dire, quasi da bar. Signor Ministro, noi tutti sappiamo perfettamente che le intercettazioni sbattute sui giornali, sulla stampa, creano sofferenze ingiustificate nelle persone che sono costrette a subirle. Sappiamo benissimo che in alcuni casi si è abusato di questo strumento, ma da lei non ci aspettiamo denunzie; da lei ci aspettiamo proposte e soluzioni, perché, quando fa riferimento a quello che è accaduto in Veneto, non ci dice se nel frattempo ha inviato degli ispettori per verificare cosa sia successo, perché non ci dice se è stato aperto un fascicolo rispetto all'ipotesi di reato che si è consumata nel momento in cui quelle intercettazioni sono state pubblicate.

Quindi non manifestazioni di principio, che ci aspettiamo dai cittadini per strada; da lei ci aspettiamo risposte. Quello che ci rattrista, però, complessivamente, è verificare che la sua lunghissima esperienza in magistratura sia di fatto piegata ai desiderata delle forze politiche che sostengono questo Governo. Idee, le sue, che pensavamo granitiche, ma che invece vengono puntualmente piegate alle volontà discordi degli alleati di Governo, in un tentativo perpetuo di ricomporre, chiudere il cerchio, evitare lo scontro. E qual è la conseguenza di tutto ciò, signor Ministro? Viene a mancare la sua credibilità, che credevamo autorevole, perché quel garantismo di cui si è sempre detto sostenitore non è, nei fatti, matrice dei provvedimenti che prende, ma solo un titolo dietro cui trincerarsi nelle interviste sulla stampa.

Questi primi mesi di Governo raccontano già una storia chiara, una storia di errori, confusione e profonde contraddizioni. Se il buongiorno si vede dal mattino, il primo provvedimento che avete varato ha preannunziato temporali fortissimi. Il decreto anti-rave, e dovrebbe ricordarlo bene perché lo ha firmato lei. Un obbrobrio giuridico, come è stato detto. Una norma liberticida e contraria al dettato costituzionale, con cui abbiamo rischiato di portare questo Paese indietro di vent'anni. Nello stesso decreto un altro errore gravissimo: escludere i reati associativi contro la pubblica amministrazione dall'elenco dei reati ostativi. Un bel tappeto rosso in favore dei delinquenti colletti bianchi collusi con le organizzazioni criminali.

Nemmeno con la legge di bilancio siete riusciti a correggere il tiro, anche lì avete dato un saggio della vostra confusione, che regna sovrana, anticipando di quattro mesi l'entrata in vigore della riforma civile. Una scelta ingiustificata e ingiustificabile, che si tradurrà in un forte sacrificio delle garanzie di difesa e del contraddittorio. Una decisione lontanissima dalla realtà degli operatori del diritto e del personale amministrativo, che negli scorsi giorni non hanno mancato di far sentire la loro voce, signor Ministro. Per il Consiglio nazionale forense e l'Organismo congressuale forense anticipare la riforma vuol dire andare incontro agli effetti opposti a quelli sperati, perché, se mancano mezzi, risorse e strumenti adeguati ad affrontare gli importanti cambiamenti dell'assetto della giustizia civile, come pensiamo di accelerare i processi?

Cosa dire, poi, dei buoni propositi per l'anno nuovo? Sulle intercettazioni e sull'abuso d'ufficio abbiamo sentito finora tanto rumore per nulla. Anche su questi temi dobbiamo aspettarci una marcia indietro? Ha parlato più volte delle intercettazioni come uno strumento dannoso, costoso, da limitare, salvo poi prevedere pene spropositate nel decreto-legge rave proprio per far sì che si potessero utilizzare per quella fattispecie.

Perché parlare di limitazione delle intercettazioni, se non relativamente a quei reati per i quali effettivamente se ne è fatto abuso? Perché non chiarire, in modo inequivocabile, che le intercettazioni sono indispensabili per il contrasto della criminalità organizzata? Noi non permetteremo mai che vengano cancellate per perseguire i reati direttamente o indirettamente collegati con le mafie e con le attività terroristiche, e su questo ci conforta avere sentito la sua voce oggi, Sui reati meno gravi, però, siamo curiosi di sapere se davvero darà seguito ai suoi intendimenti. Altro giro, altra discussione: l'abuso d'ufficio. Sin dal suo insediamento ha ribadito che da anni sostiene la necessità di abolire il reato di abuso d'ufficio. Una posizione legittima, se la si guarda dalla prospettiva degli amministratori locali e dei tanti sindaci raggiunti da avvisi di garanzia che quasi mai si sono tradotti in condanne per avere commesso il fatto.

Il Partito Democratico dice da anni qualcosa di diverso, ma compatibile con le esigenze degli amministratori, che spesso rinunciano a portare avanti attività e iniziative utili alle loro comunità per paura di essere ingiustamente perseguitati dalla giustizia. Bisogna circoscrivere il reato, limitarne la portata, non certo per renderlo inoffensivo, ma perché sia più efficace e capace di colpire laddove esista un fatto consapevolmente volto a privilegiare interessi privati illegittimi propri o altrui. Ma, anche qui, le parole e le intenzioni si scontrano con la sua stessa maggioranza. Con quale idea vi presentate davanti a questo Parlamento e ai cittadini? Ora che le elezioni sono finite da un pezzo ed è ora di guidare il Paese, quale delle cento versioni di questa riforma vedrà la luce?

Lei dovrebbe tirare le redini sui temi di sua competenza, e non farsi tirare la giacchetta. Infine, una questione che credo sia unanimemente sentita da tutti: esiste un commissario straordinario per proteggere le vittime dell'estorsione e dell'usura, e aiutarle, anche economicamente, per uscire dall'incubo del ricatto. Bene, tante testimonianze ci avvertono che ad oggi questa struttura, per mancanza di mezzi e risorse oppure per la farraginosità dei meccanismi che dalla denuncia dovrebbero portare a un regime di tutela delle vittime, fatica a funzionare. Bisogna rafforzare questo istituto, signor Ministro, importantissimo nel nostro ordinamento, perché, se vogliamo che le persone si sentano tutelate a tal punto da far emergere fenomeni odiosi come quelli del racket e delle estorsioni, è necessario che questa struttura funzioni.

Per concludere, signor Presidente, non possiamo nascondere la delusione per le modalità con cui si sta gestendo la complessa materia della giustizia nel nostro Paese. Un indirizzo incoerente non può che portare ad un'azione scoordinata e dannosa per il sistema giudiziario italiano. Vogliamo credere, signor Ministro, che lei abbia accettato di assumere la guida del Dicastero della Giustizia non solo per coronare la sua illustre carriera con un ruolo di prestigio, ma per determinare con decisione le scelte che questo Governo vuole prendere in materia. Una visione moderna e garantista della giustizia, che cancelli scelte qualche volta giustizialiste e forcaiole del passato. E allora, invece che utilizzare la decretazione d'urgenza per fare propaganda tra rave e imbrattatori, cerchi di dare risposte ai problemi seri che ci sono nel nostro Paese.

Una giustizia che sia davvero giusta per davvero, dalla ragionevole durata dei processi fino alla condizione delle nostre carceri, con l'abbandono di una cultura pancarceraria, e che utilizzi strumenti e l'applicazione di misure alternative. Come vede, c'è tantissimo da fare, ma siamo preoccupati su quello che è stato detto e fatto finora.