Grazie, Presidente. Signor Ministro, una relazione a dir poco deludente. A distanza di due anni e mezzo dall'insediamento del Governo dovremmo ascoltare dati e numeri a consuntivo del lavoro fatto. Invece, ancora una volta, noi abbiamo dovuto ascoltare impegni futuri. Comunicazioni, quelle sull'amministrazione della giustizia, che testimoniano il declino del sistema giustizia nel nostro Paese e il ribaltamento delle idee che lei, Ministro, appena insediato, aveva esposto. Me le faccia ribadire ancora una volta. La cito: “La velocizzazione della giustizia” - aveva detto lei in un'intervista rilasciata pochi giorni dopo l'insediamento del Governo - “transita attraverso una forte depenalizzazione, quindi una riduzione dei reati. Occorre eliminare il pregiudizio che la sicurezza o la buona amministrazione siano tutelate dalle leggi penali. Questo non è vero. L'hanno sperimentato sul campo soprattutto quelli come me che hanno fatto per quarant'anni i pubblici ministeri”.
Parole, Ministro, sconfessate da quello che abbiamo visto arrivare in Aula negli ultimi due anni. Avete creato un nuovo reato al mese. Molti - mi lasci dire - assolutamente inutili, come quel reato sui rave party. Quando siete intervenuti per depenalizzare lo avete fatto invece nel modo sbagliato. Si pensi alle modifiche tese a rendere più fragili norme importanti come la corruzione o il contrasto alle organizzazioni criminali, come avete fatto con l'abolizione dell'abuso d'ufficio che ha aperto - tra l'altro - un nuovo conflitto tra il nostro Paese e la Commissione europea e rappresenta - ormai lo possiamo dire - un passo indietro per assicurare trasparenza e legalità nella pubblica amministrazione.
La maggiore preoccupazione sullo stato della giustizia in Italia, però, riguarda la programmazione finanziaria, viste le scelte di definanziamento, che sono state operate dal Governo in finanziaria. Dopo i tagli delle prime due manovre, nell'ultima legge di bilancio è stato effettuato un taglio di 500 milioni di euro. Sono decisioni che ci preoccupano moltissimo, perché si inseriscono in un quadro drammatico per alcuni settori fondamentali dell'amministrazione della giustizia. Soprattutto, si pensi alle condizioni di detenzione in Italia, all'emergenza che si vive nelle carceri italiane. Abbiamo seguito con attenzione le sue parole, Ministro, ma mi lasci dire che la risposta data non è all'altezza della drammaticità che oggi noi registriamo e che abbiamo davanti. Il 2024 è stato l'anno record dei suicidi in carcere. Prima ho sentito un collega della Lega fare calcoli strani sui metri quadri all'interno delle celle, raccontando di istituti penitenziari che non esistono. Varrebbe la pena, forse, vedere, prima di parlare. Prima di parlare, aver visto. Noi ci troviamo in questa situazione dove, nelle carceri italiane, la vicenda del sovraffollamento ha superato di media il 130 per cento, con quello di Milano San Vittore con un sovraffollamento al 220 per cento. E, se possibile, il 2025 è iniziato peggio: muore un detenuto ogni due giorni. Ma questa responsabilità qualcuno ha intenzione di prendersela ?
Mi sembra evidente, Ministro, che si navighi a vista. Non c'è traccia di una programmazione seria. In Italia abbiamo pochissimi posti disponibili: abbiamo 50.000 posti disponibili nei penitenziari ma, secondo i dati rilevati a novembre, abbiamo già oltre 60.000 persone recluse in cella, con un tasso di crescita che è allarmante. Servirebbero soluzioni urgenti e, invece, noi ci affidiamo a un commissario. Mi lasci dire, Presidente, avete il record della nomina dei commissari: ma perché nominate commissari quando esistono le articolazioni dello Stato? Metteteci le risorse per amministrare la giustizia. Non c'è necessità di inventare ulteriori figure commissariali. Davvero, il Paese non la sente questa necessità.
Io lo so che il tema delle carceri non appassiona la politica e non genera consenso; tuttavia, Ministro, penso che il nostro mandato parlamentare, che proviamo ad esercitare con disciplina e onore, ci imponga invece di continuare a parlare del tema delle carceri italiane in quest'Aula. Vede, senza nuove risorse all'amministrazione della giustizia sarà difficile mettere mano a questi problemi. Mancano i fondi per il personale della Polizia penitenziaria, per gli educatori e per l'assistenza sanitaria e psicologica in carcere. Continuate, ogni volta, in ogni occasione, ad ignorare le nostre richieste. Lei dice oggi che l'amnistia avrebbe conseguenze sulla recidiva, ma il sovraffollamento e la drammaticità delle condizioni delle carceri portano dalla stessa parte, Ministro. Portano dalla stessa parte, ma voi questo fate finta di non saperlo. Inseguite - fatemi dire - delle richieste elettorali. Vi perdete nell'attuazione di progressi importanti. Prima il collega Lacarra è intervenuto sul tema della separazione delle carriere: io oggi qui non torno perché c'è già stata un'ampia discussione in Aula, ma voi, di fatto, state minando il sistema della giustizia italiana. State dividendo e separando le magistrature quando, francamente, non c'era la necessità di farlo. Concludo, signor Presidente, toccando un'altra questione di cui non ho visto traccia e sulla quale non ho ascoltato nulla.
Parlo della giustizia minorile, Ministro, presa d'assalto da due fronti: dal lato giuridico, con il decreto Caivano, che è stato pensato solo per inasprire le pene, perdendo di vista il modello educativo e le condizioni economiche e sociali di partenza, e dal lato delle scelte economiche che voi avete operato in questi due anni. E torniamo sempre lì.
Un sistema che funzionava e che voi avete smantellato. E concludo davvero. Avete ridotto e svilito - dal mio punto di vista - la giustizia a terreno di compromesso politico della maggioranza. Ad ognuno la sua riforma, Ministro: la separazione delle carriere a Forza Italia; il decreto Sicurezza per la Lega, con la norma vergognosa delle detenute madri, vergognosa. A questo punto mi chiedo dove sia andato a finire il suo di pensiero, Ministro, ormai sacrificato sull'altare del compromesso politico.