Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 14 Luglio, 2020
Nome: 
Luca Rizzo Nervo

Presidente, colleghi, signor Ministro, è un'impostazione convincente quella che lei ha portato, oggi, all'attenzione del Parlamento e che ha sostenuto con argomentazioni e numeri altrettanto convincenti. Ci ha detto, in modo condivisibile, che la sfida non è affatto vinta, che la sfida è ancora complessa e pienamente in corso, che l'emergenza è ancora, ahinoi, attualità con cui fare i conti; ci ha detto, ancora, che la soluzione alla vicenda sanitaria è premessa necessaria e imprescindibile a una rinascita economica e sociale del Paese. Parole e argomentazioni, le sue, che ben motivano una proroga giusta fino al 31 luglio di una strategia italiana la cui bontà si è affermata nella realtà, non nel dibattito astratto, nei mesi che abbiamo alle spalle e che oggi deve essere rinnovata con le misure adottate, perché ancora preziose, pur in un quadro evidentemente mutato e mutato proprio anche ad esito dell'efficacia delle misure messe in campo e di quel principio di precauzione. La linea della prudenza e della massima precauzione è corretta e condivisibile, in un quadro epidemiologico globale che desta ancora molte, per alcuni versi, crescenti preoccupazioni e che non può essere osservato con le ennesime lenti nazionalistiche, con una prospettiva autarchica che sarebbe risibile di fronte ad una vicenda pandemica mondiale, se non fosse pericolosa. Certo, nel dare continuità a questa strategia e alle sue misure, che sono entrate via via nelle abitudini necessitate degli italiani, è necessario adottare anche un principio di proporzionalità, in grado di valutare, in un quadro mutato, tutto ciò che è ancora necessario, cosa eventualmente lo è, in termini diversi da quelli iniziali, e le nuove esigenze accresciute, come, ad esempio, le misure di contenimento e di quarantena per i cittadini che provengono dai Paesi con ancora alti indici di contagio e di circolazione del virus. È necessario ribadire quell'alleanza con i cittadini, con il loro diffuso senso di responsabilità, troppo spesso soppiantato nella narrazione dei media dal racconto dei trasgressori, quel diffuso senso di responsabilità, che ha consentito l'efficacia delle scelte dei mesi scorsi. Questo chiede di proseguire sulla strada della trasparenza e dell'argomentazione delle scelte, come ancora è avvenuto oggi in quest'Aula, della loro comprensione e della massima semplificazione possibile. Ciò aiuta a garantire un equilibrio, anche emotivo e comunicativo, fra il duplice rischio di una drammatizzazione, che non è di per sé un fattore protettivo, e, viceversa, il rischio di una sottovalutazione e di un allentamento, che rischierebbe, come è stato detto, di vanificare gli sforzi straordinari e non ripetibili che il Paese ha compiuto.

Si tratta di un equilibrio, che si traduca nella consapevolezza dell'intero sistema Paese, che la convivenza con il virus, fino al momento in cui avremo finalmente un valido vaccino, non ammette passi falsi. È la consapevolezza che la ancora diffusa circolazione del virus, in un mondo globalizzato e interconnesso, chiede di tenere alta la guardia e, come ha ben detto lei, Ministro, di sapere che nessuno si salva da solo, ma che serve proseguire in un'ancora più stringente cooperazione internazionale contro il virus stesso. Ancora, la consapevolezza che il coraggio di scelte difficili e orientate dal principio di precauzione sarà ancora decisiva, come lo è stato nei mesi scorsi, tutelando l'Italia, laddove, purtroppo, un certo populismo di Stato ha prodotto altrove gravi ritardi e conseguenze drammatiche. Perché il coraggio, avere coraggio, come è stato richiamato dalle opposizioni, non può coincidere con l'imprudenza. E questa stessa consapevolezza credo debba informare ogni valutazione sul protrarsi - ne parleremo in seguito - dello stato di emergenza. Lei, Ministro, oggi ha detto parole di estrema chiarezza, parole attese da quest'Aula, sia sul fatto che ancora nessuna decisione definitiva sia stata assunta, sia sull'imprescindibile pieno coinvolgimento del Parlamento italiano nella definizione degli strumenti più efficaci ed adeguati ad affrontare una fase certamente diversa, ma non meno ricca di incognite, che richiede un'immutata capacità di reazioni tempestive rispetto a ogni sua possibile evoluzione. Non potrebbe essere altrimenti. È qui che si deciderà come e con che strumenti procedere. La democrazia rappresentativa - mi ha fatto piacere che lei lo abbia detto - è stata un valore aggiunto nella gestione, nella complessa sfida, a cui siamo di fronte. La pluralità dei punti di vista, a volte banalizzata come quotidiano scontro, e poi, però, la capacità di decidere, sono molto meglio che espressioni di ego solitari, che hanno fatto altrove - ripeto – grandi, grandi danni. Il principio di proporzionalità, che richiamavo prima, consente oggi di fare scelte ancor più condivise e di assumersi una comune responsabilità, Governo e Parlamento, ognuno nella specificità e nelle prerogative del proprio ruolo, verso le conseguenze inedite, per portata e quantità, che siamo chiamati ancora ad affrontare. Insomma, rassicuriamo tutti: non c'è all'orizzonte nessuna richiesta di pieni poteri da parte del Governo. Chi lo dice decide, ancora una volta, di non sottrarsi alla strumentalità della polemica politica, che invade tutto, anche in questa fase storica, oltre a dimostrare un certo sprezzo del pericolo, visto che una medesima richiesta di pieni poteri – quella, sì, reale ed esplicita - è venuta, meno di un anno fa, da ben altre latitudini di questo emiciclo parlamentare e, cioè, da chi oggi ne paventa il rischio. Servirebbe, invece - lo ribadiamo -, una responsabilità condivisa, a cui noi rimaniamo disponibili e ottimisticamente in attesa. Ma c'è bisogno di una responsabilità condivisa, ancorata sulla realtà. Io lo dico anche ai colleghi di Fratelli d'Italia, che ho sentito parlare addirittura di migliaia di sbarchi negli ultimi giorni. Si può parlare di tutto, a quel punto: possiamo dire milioni di sbarchi, miliardi di sbarchi. Noi abbiamo bisogno di dire cose vere e ancorate alla verità.

Se volevamo proprio giocare con le battute e con le polemiche, la cronaca dei giorni scorsi ci ha raccontato, viceversa, soprattutto di un singolo, di una singola persona che, mentre gli italiani compivano ogni sforzo - come avete ripetuto -, girava per la città da positivo al COVID-19, in modo irresponsabile. Ma - mi dispiace per la retorica delle destre - quella persona era vicentina, non magrebina: ve ne dovete fare una ragione! Non siamo di fronte - ripeto - a una richiesta di pieni poteri. Siamo invece - lo ribadisco - in presenza di una strategia che si è dimostrata efficace e che deve proseguire, adattandola ai mutamenti intervenuti. Ogni adattamento, ogni decisione, non potrà che vedere il Parlamento italiano protagonista, un protagonismo nella gestione dell'emergenza, ma anche un protagonismo, Ministro, oltre l'emergenza. È un protagonismo, infatti, che non si esaurirà nelle indicazioni sui futuri DPCM, come facciamo oggi nella risoluzione di maggioranza, e che non si esaurirà nella necessaria condivisione di una strategia per fronteggiare il COVID-19 e i suoi effetti.

L'emergenza sanitaria da COVID-19 ha infatti messo in rilievo fronti di fragilità e di debolezza del sistema sanitario del nostro Paese, insieme a molte virtù che ha manifestato, di cui sono espressione più evidente tutti i professionisti sanitari, che ancora una volta ringraziamo per il loro prezioso lavoro. Anche per loro, per la qualità del loro lavoro, oltre che per una garanzia di sicurezza dei cittadini, dobbiamo realizzare una profonda riforma dell'offerta sanitaria nel nostro Paese, che affronti in termini sistemici e strategici nodi gordiani, che conoscevamo già da prima dell'emergenza e che l'emergenza ha messo ancora più in rilievo.

Con il “decreto Rilancio” sono state messe risorse e strategie, per non farci trovare impreparati davanti ad un'eventuale nuova ondata del virus. Col “decreto Rilancio” sono state messe premesse importanti, per riformare con risorse adeguate, sia in riferimento all'offerta sanitaria e ospedaliera nel nostro Paese, sia in riferimento al potenziamento degli organici e delle professionalità impiegate. Questa sfida enorme chiede un protagonismo diretto delle istituzioni sanitarie, fuori dalle logiche emergenziali, che necessariamente hanno caratterizzato questi mesi. E, con le strutture emergenziali conseguenti, chiede anch'essa un grande coinvolgimento e protagonismo del Parlamento italiano, per un grande progetto nazionale sulla salute dei cittadini, che affronti da una nuova prospettiva il tema della prevenzione, che realizzi un nuovo paradigma territoriale di reale presa in carico e continuità assistenziale e sociosanitaria, che faccia della ricerca applicata un grande driver di sviluppo del Paese, che affronti in modo risoluto il tema dell'accesso, in tempi civili e in un quadro di appropriatezza, alle prestazioni diagnostiche e di cura, realizzando quel diritto alla diagnosi e alla cura, che consenta anche di abbattere le ancora enormi diseguaglianze di salute che attraversano il nostro Paese, per garantire una universalità che sia sostanziale.

E, ancora, il tema della medicina scolastica. Mi ha fatto piacere che lei abbia ribadito l'impegno straordinario, prioritario, per la scuola e per la sua riapertura in sicurezza.

Ecco, anche e soprattutto su questo - e chiudo Presidente - rivendichiamo un ruolo e un protagonismo del Parlamento, per fare grandi scelte strategiche nazionali per la salute degli italiani. Convivere con il virus non ancora vinto, in assenza di un vaccino, e riformare in termini di modernità ed efficienza l'offerta sanitaria sono sfide enormi e complesse. Per vincere sarà necessario avere una visione che tenga insieme, senza la possibilità di farlo in due tempi diversi, l'urgenza delle scelte di tutela nell'oggi e un'ambizione di riforma profonda per domani, di mantenere una coerenza complessiva con le scelte efficaci fin qui compiute, cosa che la risoluzione di maggioranza indica con precisione e, pertanto, dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.