Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 3 Settembre, 2020
Nome: 
Paolo Siani

Grazie, Presidente, Ministro, sottosegretaria. Vorrei iniziare ricordando a tutti, come il Ministro già ha detto, che noi stiamo affrontando un'emergenza unica, assolutamente nuova per tutti noi. Nuova vuol dire che nessuno sa qual è la ricetta, cioè nessuno sa che cosa è più efficace e meglio fare adesso. Noi lo stiamo imparando facendolo, come spesso accade in medicina: i medici fanno delle prove, scoprono delle nuove attitudini e vanno avanti per prove. Però, nessuno di noi in questo momento, in questi mesi e anche nei futuri ha in mano la bacchetta magica, né può prevedere che cosa accadrà. E quindi, Ministro, dobbiamo dare poche indicazioni, facili, certamente efficaci, senza cambiare idea ogni tanto. Penso alle mascherine: non mi convince tanto, onestamente, la mascherina dinamica, la metto e la tolgo, la tolgo e la metto, perché immagino che in una scuola i bambini se la passeranno uno con l'altro.

Capisco, però, la necessità di dare indicazioni anche aperte agli insegnanti e apprezzo molto l'idea dei corsi di formazione per gli insegnanti che state svolgendo adesso, che sono molto importanti e devono essere continuativi nel corso dell'anno. Abbiamo avanti a noi, secondo me, tre grandi problemi. I tamponi: tamponi sì, tamponi a chi. Abbiamo fatto, quest'oggi, 100 mila tamponi, questo è molto importante, perché stiamo scoprendo, come l'indagine epidemiologica già ci ha dimostrato, che abbiamo molti asintomatici, cioè persone sane che hanno il virus e che lo trasmettono. Tamponarli, questo è importante. Secondo punto, i testi sierologici: fatti sì, come, fatti forse a più persone, questo può aiutare.

Terzo punto molto decisivo, e questo è collegato alla scuola, è il vaccino antinfluenzale: quest'anno andrà fatto a più persone, perché noi avremo, a novembre, a dicembre e a gennaio un problema vero e importante. Avremo tante persone ammalate di influenza e non sapremo se è l'influenza normale o se è il COVID. Se avremo vaccinato una parte di popolazione, possiamo distinguere meglio le due patologie, che sono esattamente sovrapponibili. L'età media si è abbassata: questo non è tanto una sorpresa, perché a marzo i ragazzi erano chiusi in casa, e quindi avevano poca possibilità di diffondere il virus. Ora che sono usciti fuori è evidente che hanno più possibilità di ammalarsi e di trasmettere il virus, e quindi anche qui regole semplici: distanziamenti di un metro, usare la mascherina sempre, lavarsi le mani tutti, e qui siamo tutti d'accordo.

Aggiungerei - questo lei non lo ha detto - che c'è una App che i ragazzi usano molto, che è la App Immuni. Va diffusa, va fatta utilizzare, è un mezzo che loro conoscono e che sanno usare meglio di noi; quindi facciamola girare e facciamola utilizzare. La scuola: è un tema importante, sa perché? Perché non andare a scuola produce dei danni, così come andarci in caso di epidemia. Ora, il Gaslini ha studiato tutti i danni che ha avuto sui bambini, specie quelli fragili, la chiusura della scuola: disturbi di ansia, disturbi del sonno, stress psicologici. Quindi, è necessario riaprire la scuola, ovviamente in sicurezza per tutti, perché non mandare a scuola i nostri bambini - e sono, lei ce lo ha ricordato, oltre un miliardo e mezzo i ragazzi che sono a casa da tanto tempo - comporta dei problemi che non stiamo adesso valutando né contando, ma li troveremo fra qualche anno, più in là.

E voglio arrivare, sulla scuola, su un tema che mi interessa molto perché ho conosciuto quegli anni e ho visto la medicina scolastica, che lei, ha ben ricordato, è del 1961. Perché poi si è persa nel tempo e non c'è più? Nel 1979 c'è stata la creazione del medico di famiglia e del pediatra di libera scelta di famiglia, che è il medico che conosce alla perfezione il bambino, la famiglia, l'ambiente, e quindi cura il bambino nel suo insieme. Non era più utile e necessario un altro medico che faceva la stessa cosa. La mia preoccupazione è che noi riprendiamo un medico scolastico: prenderemo un non pediatra, prenderemo un giovane medico che non conoscerà nulla della storia di quel bambino e non sarà utile al nostro obiettivo.

Invece, la mia proposta, condivisa anche dalla Fnopi, è di riprendere una figura che abbiamo adesso noi stessi messa in campo, in termine scolastico e di comunità: cioè far sì che nelle scuole ci sia un infermiere o un assistente sanitario che possa fare molte più cose e molto più utili, non solo adesso e non solo in collegamento col territorio e con il medico di famiglia, ma possa, in futuro, svolgere un ruolo importante. Io penso ai bambini, anche qui, ai disabili, ai bambini fragili, che devono fare a scuola terapie importanti, e in questo momento nessuno le assicura loro. Mettendo in campo questa figura professionale adesso per il COVID-19, sarà molto utile averla dopo il COVID-19: consentirà a tanti bambini e a tante mamme, che a volte non mandano i figli a scuola, di farlo con più sicurezza e più tranquillità. Per cui il suggerimento che io voglio dare in questo momento è quello di pensare a una figura diversa dal medico, che possa lavorare in équipe – perché no? – anche con lo psicologo, e affrontare l'emergenza ora e dopo la fase migliore che possiamo affrontare.

E qui concludo, dicendo: questa che noi stiamo vivendo è un'esperienza unica, nuova, ma che ci consente di immaginare un futuro migliore per la sanità. Allora, vogliamo discutere del territorio? Facciamolo. Diamo più organizzazione al territorio, ai medici di famiglia, ai pediatri di base? Facciamolo adesso. Mettiamo in rete il territorio con gli ospedali, facciamo in modo che un medico possa consultare attraverso i computer e la telemedicina i centri di eccellenza migliori per i suoi pazienti, e non far spostare il paziente. Cioè facciamo adesso, con coraggio, Ministro, e con competenza delle scelte che saranno utili adesso e in futuro.

E in questo io ci inserisco, con grande piacere, l'utilità di ragionare anche sulle RSA. Le RSA devono essere così? Dobbiamo farle meglio? Dobbiamo integrarle meglio nel nostro territorio, nel nostro Sistema sanitario nazionale? Allora, non facciamolo in emergenza sempre.

Lei è venuto tantissime volte qui a raccontarci quello che stava accadendo, noi ne siamo molto lieti e questo dà un senso anche al nostro lavoro qui dentro: sentire e proporre delle cose. Io le dico: perché non organizziamo e non facciamo in Parlamento un progetto per il futuro della nostra sanità? Cioè, pensiamo adesso e pensiamo nei prossimi anni come possiamo usare il COVID-19, che è stata una disgrazia, come una vera opportunità per tutto il nostro Sistema sanitario nazionale. Questo è il momento delle scelte forti, coraggiose, utili a noi stessi e al Paese.