Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, io voglio ringraziarla. Molte volte lei viene in Aula, già dai primi mesi, nelle prime settimane di questa pandemia, per aggiornarci su quello che il Governo intende fare. Io voglio ringraziarla perché il suo impegno è evidente a tutti, la sua volontà di condividere le decisioni è evidente a tutti. Lei ha citato in sequenza queste parole: unità, preoccupazione, responsabilità. E poi ha aggiunto una parola, che è forse la prima volta che sentiamo in Aula da lei: fiducia. Infatti, ha detto anche che vediamo una luce in fondo al tunnel. Ecco, io per questo anche voglio ringraziarla, perché un anno fa, giusto un anno fa, tutto questo era impensabile.
Allora, io voglio ricordare a quest'Aula che siamo davanti alla più grande crisi sanitaria del nostro secolo, non solo perché c'è un nuovo virus che si diffonde in maniera pazzesca, ma si diffonde, cari colleghi, attraverso noi stessi. Il virus non cammina da solo, per cui chiudere i posti dove le persone possono incontrarsi è necessario per interrompere la trasmissione del virus. Quindi, non solo è un nuovo virus, non solo è molto contagioso, ma è soprattutto molto grave. Tutto questo noi un anno fa non lo sapevamo proprio. Adesso stiamo scoprendo che il virus, una volta che ha colpito le persone, può dare anche esiti a distanza e questo lo scopriremo nei prossimi mesi. Avremo esiti di persone ammalate da virus. I pediatri stanno osservando una patologia nei bambini, molto simile alla malattia di Kawasaki, che viene a distanza di due settimane dal contagio del virus. Questo ci fa capire che avremo nei prossimi mesi altre sollecitazioni e altre nuove patologie che scopriremo.
Ora è evidente che il virus colpisce le persone più in difficoltà. Io questo voglio ricordarglielo, signor Ministro, perché le disuguaglianze nel nostro Paese sono un tema decisivo e noi dovremmo il più possibile ridurle, perché le fasce di popolazione più vulnerabili sono più esposte anche al COVID, non solo per la minore conoscenza delle norme igieniche e di profilassi, ma anche perché vivono in contesti abitativi molto affollati e, quindi, riescono meno degli altri a rispettare le regole. Per cui la nostra preoccupazione è andare a coprire tutte quelle fasce di popolazione vulnerabili del nostro Paese, che stanno soprattutto al Sud del Paese.
Noi sappiamo - lei ce l'ha detto più volte in Aula, io devo ricordarglielo però - che davanti a questa enorme ondata di virus gli ospedali si stanno disorganizzato. Abbiamo, come ha detto anche l'onorevole Gemmato poco fa, meno screening oncologici, meno visite oncologiche e tutto questo ci impone in questo momento delle decisioni drastiche, come lei ci ha detto adesso, per evitare di arrivare nei prossimi mesi a una crisi di tutto il sistema sanitario nazionale. I prossimi mesi saranno mesi duri, signor Ministro - ma lei certamente lo sa -, perché l'inverno non ci aiuta, perché il freddo ci terrà più dentro casa, perché saremo più vicini gli uni agli altri e questo non ci aiuta e avremo mesi più difficili da affrontare. Per questo bisogna essere più attenti adesso. Ma rispetto a un anno fa, rispetto allo scorso inverno, - qualcuno deve dirlo in quest'Aula - abbiamo più medici, abbiamo più infermieri, abbiamo più posti di terapia intensiva, abbiamo messo 12 miliardi in più in sanità. Non è stato un anno in cui siamo stati a guardare o a chiacchierare: abbiamo fatto delle cose che si vedono, che si sentono, e la gente lo percepisce. Certo, bisogna investire di più. Io dico bisogna investire dove ce n'è più bisogno e sono, Presidente, le regioni del Sud del nostro Paese, dove i cittadini sono più in difficoltà. Dobbiamo accompagnare queste regioni, per uscire da questa crisi. Quindi, il mio invito è anche a guardare dove c'è più necessità, perché è anche lì che ci sono già delle preoccupazioni, per quanto riguarda le malattie oncologiche, che verranno di fatto trascurate, meno screening oncologici, che già erano di meno. Quindi, è evidente che ci aspetta un inverno complicato e difficile.
Ora io voglio dire, però, signor Ministro, che, se un anno fa, esattamente un anno fa, quando in Cina furono osservati dei casi strani e inspiegabili di polmonite e non vi fu data grande importanza e ci fu solo detto di interrompere i viaggi internazionali, se ci avessero detto un anno fa cosa sarebbe accaduto in questi dodici mesi nel mondo, nessuno ci avrebbe creduto. Ma se ci avessero detto dodici mesi fa che avremmo avuto oggi un vaccino, anzi due, già in campo e altri quattro che arriveranno, nessuno ci avrebbe mai creduto, perché avere un vaccino in così poco tempo era, per me che sono un medico, inspiegabile e impossibile. Ma, grazie al grande lavoro dei ricercatori, al numero enorme di volontari, che si sono sottoposti a questo vaccino, siamo riusciti a rispettare tutte le tappe necessarie a far sì che il vaccino fosse efficace e sicuro. Quindi, si è fatto prima e si è fatto meglio, grazie agli investimenti anche dell'Europa. Ma si è fatto un vaccino anche un po' diverso dagli altri, un po' rivoluzionario, un vaccino che non mette più il virus vivo attenuato, ma inserisce nel nostro organismo un RNA messaggero, che dice alle cellule di produrre quella proteina, la proteina Spike, che è quella con cui il virus attacca. In quel modo produciamo gli anticorpi, cioè un metodo nuovo e rivoluzionario di immaginare i vaccini.
Se ci avessero detto questo un anno fa, nessuno ci avrebbe mai creduto. E, allora, questo che vuol dire? Che il COVID ci ha dato delle grandi opportunità, che adesso non vanno sprecate, ci ha dato delle grandi potenzialità scientifiche, che adesso non vanno sprecate. Io mi aspetto che le sue parole accorate, che condivido, sulla scienza, sui ricercatori, portino delle conseguenze, cioè dobbiamo investire di più, sui nostri ricercatori, sulla scienza, evitare che i nostri eccellenti ragazzi vadano fuori, dobbiamo dare più possibilità ai nostri ricercatori e mi aspetto che questo sia uno dei prossimi impegni appena riusciamo a uscire da questa pandemia.
Però c'è una cosa, signor Ministro, estremamente importante in questo momento: c'è il più grande piano economico del nostro Paese, che è il piano vaccinale. È evidente a tutti che se noi riusciamo a mettere in campo il piano vaccinale, così come lei ce lo ha raccontato e che è appena cominciato, sarà la più grande risposta alla crisi economica, perché potremo, nei prossimi mesi, ricominciare a vivere, riaprire i ristoranti, i musei, le scuole. Per cui, io le chiederei di inserire, se è possibile, appena i vaccini sono disponibili, anche le insegnanti come categoria a rischio da vaccinare: questo ci consentirebbe di aprire le scuole con più facilità.
Guardi, io non sono un tifoso di scuola aperta o scuola chiusa, ovviamente scuola in sicurezza: sono certo, perché lo vedo, perché leggo la letteratura scientifica, che i danni che stiamo producendo al cervello dei nostri bambini che non vanno a scuola sono danni misurabili, che alcuni psichiatri cominciano già a descrivere nei lavori scientifici. Quindi, io so bene che tenere le scuole chiuse porta un danno, so anche che non possiamo aprirle, se portano il COVID; per cui vaccinare le insegnanti potrebbe essere un elemento che ci aiuta ad aprire le scuole più in sicurezza.
Se ci avessero detto un anno fa che avremmo avuto test molecolari per fare diagnosi di certezza e test rapidi che potrebbero farci aprire meglio, anche in questo caso, le scuole, testando tutti gli studenti, mai ci avremmo creduto, ma la scienza ha fatto passi da gigante e questi test antigenici veloci sono sempre più affidabili e specifici, riescono a darci grande sensibilità. E, quindi, questo è un segnale ancora che va incontro a un'uscita da questo tunnel.
Per cui, io le chiedo davvero di dedicare adesso tutta la nostra attenzione al piano vaccinale, perché è stato fatto un grande passo avanti. Lei ci ha detto giustamente che abbiamo raggiunto una buona parte della popolazione, ma abbiamo fatto la parte più facile, perché abbiamo raccolto quelli che stanno già in un posto, cioè i medici, dove è facile trovarli, dove sarà facile fare le seconde dosi perché sono tutti quanti là; abbiamo fatto le RSA, gli ambienti chiusi. Adesso difficile è vaccinare il signor Esposito che abita a Secondigliano, andarlo a prendere proprio là, in quella casa e fargli la doppia dose di vaccino. Su questo anche, Ministro, forse va detta una parola chiara: il vaccino è testato ed è stato autorizzato per le due dosi, perché con le due dosi funziona. Se noi facciamo uscire il messaggio che ne basta solo una per farla a tutti, qualcosa non si capisce. Una sola, forse, non è sufficiente, quindi teniamoci sulla linea della doppia dose. E il difficile sarà proprio arrivare in tutti quei posti del nostro Paese dove ci sono le persone da vaccinare e da richiamare per fare il vaccino.
Ebbene, lei lo ha detto, l'Aula ha applaudito ai medici che hanno perso la vita in questo anno, che sono troppi, signor Ministro, perché non avevano le armi per difendersi, ma adesso c'è un esercito di giovani medici, a cui va il mio più profondo grazie, e di giovani infermieri che stanno girando per il nostro Paese per fare le vaccinazioni. Ecco, io spero, sono convinto, sono certo che questo esercito di giovani medici ci porterà fuori dalla pandemia, purché il Governo li assista, gli stia vicino, riesca a portare, nel tempo giusto, le dosi di vaccino necessarie e non lasci all'improvvisazione questo piano, che è il piano vaccinale, che sarà il più grande piano economico per il nostro Paese.
Nessuno può pensare che se ne esca con facilità, nessuno può pensare di avere qui, in quest'Aula, la ricetta magica. Tutto può essere fatto meglio, su questo non c'è nessun dubbio, ma lo sforzo fatto in questo anno, dal mio punto di vista, è uno sforzo straordinario, che ci sta portando pian piano fuori dal tunnel.
Siamo - lei lo ha detto - all'ultimo miglio, le onde, forse, non sono più alte: ci aspettano due, tre mesi ancora difficili, ma spero davvero che la luce in fondo a quel tunnel sia sempre più vicina e spero davvero che gli sforzi di questi prossimi mesi sul piano vaccinale siano gli sforzi, quanto più possibile, di aiuto, di chiarezza, di informazioni chiare.
Guardate, la popolazione che sceglie di non vaccinarsi non lo fa per cattiveria, lo fa perché non sa, perché qualcuno gli ha detto cose non vere per cui la spiegazione è facile sul perché serve il vaccino, perché è un vaccino sicuro, perché il vaccino non fa male: va detto che è già in corso la farmacovigilanza e non abbiamo avuto nessuna reazione importante al vaccino. Tutto questo va fatto e sarà nostro impegno nei prossimi mesi. Se questo accade e se tutti insieme riusciamo e con responsabilità ad attuare quest'ultimo miglio che ci aspetta, il prossimo gennaio sarà un gennaio normale.