Grazie, Presidente. Ministro Speranza, grazie per la tempestività della sua comunicazione, per avere evidenziato le ragioni delle scelte che saranno incluse nel prossimo DPCM, di come la presenza delle varianti condizioni l'epidemia nel suo complesso. Mi permetta di dire che credo che in quest'Aula non abbiamo ancora la consapevolezza dei rischi che stiamo e non dovremmo riuscire di nuovo ad affrontare. Noi abbiamo sostenuto qui e anche nella sede del Parlamento europeo come si debba in questa occasione superare la proprietà esclusiva dei brevetti, in un'ottica di utilizzo comune e diffuso come bene comune. Ha richiamato anche, come è già avvenuto in altre circostanze, come sia necessario investire e sostenere il sistema del farmaco, che è un asse fondamentale del sistema salute ancora prima di quello economico, industriale e di mercato. Non tanto per coltivare quell'illusoria autosufficienza nazionale, ma per essere partner forti a livello europeo e a livello mondiale. L'Italia è tra i maggiori controterzisti europei e in un accordo di cooperazione, di garanzie tra Stato e questi settori, con le semplificazioni autorizzatorie ed ispettive, si può innestare la produzione vaccinale anti-COVID, anche perché queste diventeranno vaccinazioni ripetute esattamente come avviene anche con le vaccinazioni antinfluenzali.
Troverà, signor Ministro, il Partito Democratico sempre dalla stessa parte; lo troverà dalla parte della tutela della salute, lo troverà dalla parte della protezione di ogni singolo e di ogni comunità, dell'adeguatezza e della proporzionalità delle misure. Ci troverà sempre dalla parte in cui siamo consapevoli, e non a caso abbiamo investito 140 miliardi per sostenere le famiglie, i lavoratori, il nostro settore industriale, i 4,4 milioni di piccole e medie imprese, di coloro che hanno pagato il prezzo più caro per le chiusure che sono state necessarie, recettività, commercio, lavoratori autonomi e l'intero vasto mondo del settore culturale, che è la linfa vitale di questo Paese. Le ferite sono profonde, quelle che ha provocato la diffusione del COVID, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. Ridurre i casi di infezione e contenere la sua propagazione, ridurre i decessi è stata, deve essere e continua ad essere la nostra missione. Dati che hanno messo a dura prova il sistema sanitario, sottraendo personale e risorse alla prevenzione e alla cura di altre patologie, con conseguenze pesanti sulla salute di tanti italiani. Ma noi non abbiamo mai fatto scelte punitive. Dividerci fra rigoristi e aperturisti è una declinazione che ha ancora un senso? Possiamo giudicare così, con questo metro di misura, le scelte di politica sanitaria che hanno fatto la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e tutti i Paesi che lei ha ricordato prima? Noi dal 9 marzo al 18 maggio, per 69 giorni, abbiamo adottato rigore totale. Da allora mai più in questo Paese abbiamo fatto scelte così drastiche, ma abbiamo applicato rigore dove serviva, quando serviva, nella misura adeguata e graduale, e l'apertura e l'allentamento delle attività e delle socialità sulla base dei rischi e delle zone caratterizzate da fasce che sono state divise con le regioni, con il principio di preservare il più possibile l'educazione e la formazione in presenza. Però, è stata anche una stagione contrassegnata dalle fatiche di un coordinamento con le regioni e anche di conflitti. Ora è il tempo di una stagione nuova, non solo per la nascita del nuovo Governo a guida Draghi, ma perché ci siamo impegnati in quest'Aula, in una situazione di emergenza senza precedenti, di imboccare con decisione e rapidità una strada di unità come dovere di un impegno comune, perché la coesione nazionale e istituzionale è il presupposto soprattutto di un bene essenziale, che è la fiducia da parte dei cittadini e nei confronti di tutti i livelli istituzionali. Quattro giorni fa, con l'istituzione della Giornata del personale sanitario, sociosanitario, assistenziale e volontariato, abbiamo voluto dare il giusto e doveroso riconoscimento, che voglio ribadire qui, per la dedizione e l'importanza delle professioni; e ci hanno chiesto, loro, in quei giorni, per non oltraggiare il prezzo delle vite umane, di non disperdere il lavoro instancabile che hanno fatto. I dati sull'incidenza, la prevalenza e la mortalità elaborati dall'Istituto superiore e dal CCS, cui va la nostra gratitudine insieme al CTS, sono ancora troppo alti. Quelle sono parole, che non hanno bisogno di commenti, di verità, e che ci dicono che non ci sono le condizioni per allentare le misure di sicurezza.
Abbiamo già avuto, purtroppo, l'occasione di sciupare i benefici dopo la prima ondata e non possiamo permetterci di attraversarne anche una terza. Venticinque zone rosse e le zone arancioni sub provinciali, però, ci fanno mettere in campo alcune riflessioni.
La prima, la responsabilità e la possibilità da parte delle regioni di avere un ruolo proattivo, costituzionalmente dato, per decidere selettivamente zone di restrizioni non sono mai venute meno.
La seconda, la consapevolezza che ci dicono tutti gli studiosi che accanto a queste vanno previste azioni di contact tracing, un'incisiva attività di riconoscimento e spegnimento dei focolai e l'individuazione dei virus e delle loro mutazioni, con il sequenziamento attraverso tamponi efficaci. Qua dobbiamo rafforzare, signor Ministro, perché non devono diventare pratiche casuali. Vale per le dimensioni scolastiche, vale come quelle mirate sui territori: informare con precisione sugli eventi avversi e sui diversi tipi di vaccino, perché questo è alla base di ogni scelta consapevole.
Aggiungo una cosa, che stiamo leggendo anche in queste ore: anche scelti assessori regionali stanno affiancando l'ipotesi di iniziare a vaccinare soprattutto le popolazioni colpite in questo caso, soprattutto da un'epidemia molto virulenta e, quindi, di circoscrivere il focolaio, senza abbandonare naturalmente la campagna nazionale. Anche qui mi permetto di dire che sarebbe l'occasione di chiarire questa azione, che diventi un indirizzo di Governo. O lo lasciamo anche qui sulla base e sulle singole volontà delle regioni, ma non lo facciamo diventare un indirizzo nazionale?
La seconda. Se concordiamo qua, come è scritto nel decreto ieri firmato dal Presidente Mattarella, di procedere per zone di rischio per selettività, per celerità e immediatezza delle decisioni, vanno accompagnate con immediati ristori e sostegno, sia che queste scelte avvengano per decisione nazionale sia che queste avvengano per decisioni subregionale. Ma accanto a questo dobbiamo, abbiamo il dovere, di consentire di dare i congedi di paternità e di maternità, per non costringere le donne ancora a scegliere se abbandonare il lavoro o se occuparsi dei figli che sono a casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Terza considerazione. Guardi, signor Ministro, io penso che l'ultimo miglio non sia proprio qua dietro l'angolo e che la campagna vaccinale è la cosa fondamentale, importante, imprescindibile, per la salute dei cittadini e per ridurre i costi sanitari. Ma in alcune regioni non si è conclusa nemmeno la vaccinazione del personale sanitario, mancano 200.000 di ospiti nelle RSA e la campagna efficace sugli over 80enni, dico una parola, è molto “eterogenea”, ma la uso per usare un eufemismo. Ecco, per riuscire a proseguire una campagna vaccinale, nel rispetto delle dosi consegnate, al netto delle quantità dei vaccini che sono disponibili e distribuite sulla base degli accordi tra Stato e regioni, c'è bisogno di pratiche molto più vigorose. Non posso nascondere - qui lo devo dire – che mi ha molto colpito la decisione di Aifa di rendere accessibile il vaccino AstraZeneca ai 65enni, dopo che era stata riservato agli over 55enni, che ha necessariamente riassettato l'organizzazione sui territori e, quindi, oltre alle inadempienze dei contratti che sono stati sottoscritti dalle aziende. Quindi, serve una programmazione più solida e una supervisione più energica per come procede la campagna vaccinale, non solo nei numeri, ma per le categorie e per le modalità organizzative. E, la prego, metta il cuore e la testa in alcune regioni. Ne cito una, l'Abruzzo, perché oggi abbiamo avuto veramente informazioni particolarmente preoccupanti.
Due cose ultime. La questione del mercato parallelo: al lavoro della procura noi non ci sostituiamo. Ci hanno informato oggi dell'emanazione di bandi regionali, da parte di un'altra regione, per l'acquisto di vaccini COVID. Allora, qui abbiamo bisogno di chiarezza e di provvedimenti, perché a noi interessa la tutela della salute. Non possiamo ingannare i cittadini né sostenere mercati opachi e poco trasparenti. Sarà importante la presenza del Premier Draghi al prossimo Consiglio europeo e l'azione in quella sede per pretendere il totale rispetto degli accordi, in un'azione congiunta anche per la produzione europea, l'approvvigionamento e la produzione.
Voteremo convintamente la risoluzione. Contiene anche delle parti che abbiamo segnalato più volte e degli impegni che abbiamo più volte sottoscritto. Per tutte queste ragioni il voto del Partito Democratico sarà favorevole.