Discussione
Data: 
Mercoledì, 8 Marzo, 2017
Nome: 
Maria Chiara Carrozza

 

Grazie, Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi. Anche a nome del Partito Democratico vorrei esprimere il nostro apprezzamento e sostegno all'impegno del Governo perché, in occasione del Consiglio europeo del 25 marzo a Roma, sia adottata una dichiarazione di Roma ambiziosa e all'altezza delle sfide che l'Europa ha di fronte, in modo da avviare un processo di riforma dell'Unione da concludersi entro le elezioni europee del 2019.
Le risoluzioni approvate recentemente dal Parlamento europeo e il Libro Bianco della Commissione Europea vanno in questa direzione e mostrano che la linea italiana trova sostegno nelle istituzioni sovranazionali europee, a testimonianza del ruolo e dell'autorevolezza del Paese. Vorrei ribadire la nostra consapevolezza che l'integrazione europea è stata e continua ad essere l'orizzonte e il quadro imprescindibile per lo sviluppo e la modernizzazione della democrazia, dell'economia e della società in Italia, la stella polare degli statisti italiani, da Spinelli, a Einaudi, a De Gasperi, a Andreatta, a Andreotti e Amato, fino a Prodi, Ciampi e Napolitano. Ma il Pag. 132mondo è cambiato. Nell'arena globale nessuno Stato membro può giocare un ruolo da solo, nessuno di loro sarebbe nel G8 del 2025, contano solo gli Stati di dimensioni continentali, come Usa, Cina, Russia India e Brasile, il più piccolo è più grande dell'intera Unione europea. Gli europei oggi sono come i greci delle polis di fronte all'impero macedone e all'impero romano e gli abitanti degli staterelli del rinascimento italiano di fronte al consolidamento dei primi Stati moderni europei, Francia, Spagna e Impero asburgico. Hanno una scelta semplice: unirsi o scomparire. La frammentazione si indebolisce anche nei confronti della sfida per contendersi l'egemonia tra Stati Uniti, Russia e Cina, in seguito al fallimento del Trattato TTIP dopo che già con il Presidente Obama il focus strategico americano si è spostato sul Pacifico. Il conseguente vuoto di potere è stata una delle condizioni di possibilità della caduta dei regimi autoritari, ma filo-occidentali nel Nordafrica e nel Medio Oriente, nello sviluppo di Daesh e delle guerre civili in corso, nonché... Trump accelera e accentua il trend. L'Unione europea deve passare da consumatore a produttore di sicurezza per sé e per l'area del vicinato, altrimenti il flusso di migranti o rifugiati continuerà ancora per decenni e non basta aumentare la spesa per la Difesa a livello nazionale. Occorre una politica europea per gestire il fenomeno migratorio, a partire dai nostri valori, senza scaricare il problema solo su alcuni Paesi di frontiera come l'Italia. Serve una fiera difesa europea. Ma oltre la difesa, l'elemento fondamentale della coesione dell'Europa è soprattutto la tenuta sociale. Nei prossimi anni dovremo dare un senso al concetto di cittadinanza europea, che significa garantire un benessere minimo per tutti i cittadini europei e per chi vive in Europa e non solo garantire libera circolazione delle persone e delle merci. Per mantenere la nostra coesione sociale e la nostra tenuta interna, dovremo combattere l'invecchiamento della popolazione e la disoccupazione giovanile, trasformare il nostro continente in un luogo ospitale per i giovani e definire uno standard minimo di diritti e di qualità della vita, che faccia di nuovo dell'Europa un punto di riferimento politico e culturale per il resto del mondo. Non voglio solo guardare al passato, ai primi del Novecento, quando l'Europa era il centro culturale del mondo, ma vorrei trasformare questo pensiero storico in un modello di civiltà sostenibile per invertire la rotta e pensare ai giovani e al loro futuro. I nostri valori quindi devono dare credibilità al comportamento dell'Unione monetaria con le unioni bancaria, economica, fiscale e politica. È urgente una capacità fiscale di debito dell'Unione, o almeno nell'Eurozona, per rilanciare investimenti, crescita e occupazione e rafforzare decisamente l'Europa sociale, dando un senso culturale e politico alle istituzioni europee. Le due velocità o le più velocità sono un metodo importante, come cerchi concentrici, per garantire il processo di integrazione dell'Europa sociale, ma anche la sistematizzazione dei nostri meccanismi di difesa e di intelligence europea per combattere il terrorismo, la riforma dei meccanismi per la gestione della migrazione del Trattato di Dublino e l'alleanza per uno spazio europeo della ricerca e dell'innovazione. E l'Italia, come sempre, dovrà essere non solo nel gruppo di testa, ma tra i Paesi che spingono per completare il processo di unificazione europea. Auspico che il Consiglio europeo, sulla spinta del Governo italiano, sappia ascoltare la voce dei cittadini europei alzarsi all'altezza delle sfide che la storia ci pone di fronte, per assicurare diritti, lavoro, benessere e sicurezza alla nostra società, avviando un processo di incisiva riforma dell'Unione, perché essere europeisti oggi non significa difendere l'attuale, fragile e incompleta Unione europea, ma impegnarsi per riformare e rilanciarla, nel solco della visione di Ventotene. Brexit e Trump hanno ricordato agli europei la fragilità dell'Unione; dobbiamo difendere e rafforzare le nostre conquiste di libertà e di civiltà, vi è una nuova e diffusa consapevolezza a tutti i livelli sulla necessità di un cambio di passo. In tutta Europa è stato pubblicato un appello di oltre 300 intellettuali europea di diversi Paesi e orientamento politico che chiedono l'unione politica, la creazione di un governo federale europeo e invitano i giovani, la società civile, l'Accademia, il mondo del lavoro e dell'impresa, gli enti locali a mobilitarsi in occasione della marcia per l'Europa del 25 marzo a Roma.

Decine di associazioni e di organizzazioni hanno risposto alla chiamata alla mobilitazione dalle organizzazioni europeiste, in primis il momento il Movimento federalista europeo. Moltissime personalità della cultura e della politica si uniranno ai cittadini che sfileranno pacificamente per le strade di Roma, in una marcia che, per una volta, non mira a dire «no» a qualcosa o a qualcuno, ma a progettare e a costruire un'Europa migliore. Sono orgogliosa del fatto che a questa iniziativa, a cui sono stata tra le prime ad aderire e alla quale hanno aderito molti colleghi della Camera, si svolga in Italia. Sono contenta che l'appello degli intellettuali europei sia partito dall'Italia e, in particolare, dalle università italiane, che si confermano così non solo centri di ricerca ma anche serbatoi di idee e di responsabilità per pensare al futuro, alimentati dallo Spazio europeo dell'istruzione superiore. Per costruire questo orizzonte saranno l'investimento e il modo stesso di investire in ricerca e formazione che decideranno quello che sarà di noi. Saranno queste le basi per costruire un nuovo compito europeo, un nuovo stato sociale europeo; paradossalmente, le questioni monetarie e finanziarie saranno meno importanti.
La mia esperienza è che ci sono settori, come quello della ricerca e dell'innovazione sociale, dove la dimensione europea è indispensabile per ottenere la massa critica necessaria a costruire una leadership culturale, scientifica e industriale competitiva e forte nel contesto internazionale. Vi sono sfide globali della società, come quelle del riscaldamento climatico, della produzione di energia pulita, della lotta alle epidemie e della resistenza agli antibiotici, dell'invecchiamento della popolazione, dell'esplorazione dello spazio, delle telecomunicazioni, della cyber security che non possono essere combattuti da un singolo Paese, ma devono essere realizzati con grandi collaborazioni internazionali e interdisciplinari, dove le infrastrutture e la condivisione delle conoscenze è cruciale. Alle soglie della quarta rivoluzione industriale si aprono scenari di relazione fra capitale, tecnologie e lavoro che muteranno radicalmente la società, influenzandone la coesione sociale. Non è possibile affrontare questi mutamenti con una somma di Stati membri, ma occorrono alleanze e sinergie per un'Europa che sappia esprimere una politica industriale coerente. Il rischio è la marginalizzazione dell'Europa che, insieme all'invecchiamento della popolazione, può causare una crisi profonda alla quale dobbiamo reagire con più unione e non con la frammentazione. Dobbiamo essere all'altezza dei nostri antenati che hanno tracciato la strada per lo sviluppo dei nostri valori e per essere all'altezza del nostro passato occorre sognare un futuro con il coraggio e la forza delle idee, nel nome dei nostri valori: solidarietà, cultura, accoglienza e tolleranza.

Vorrei concludere con la citazione con cui si apre il libro bianco della Commissione europea sul futuro dell'Europa del 1o marzo, cioè una citazione di Robert Schuman del 9 maggio 1950: «L'Europa non potrà farsi in una sola volta ne sarà costituita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).