Data: 
Mercoledì, 18 Marzo, 2015
Nome: 
Tino Iannuzzi

Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, il terribile attentato e la feroce strage verificatisi oggi a Tunisi ancora una volta confermano come la situazione nel Mediterraneo sia di assoluta gravità e di drammatica urgenza. Pertanto, è fondamentale l'azione che il Governo italiano sta svolgendo e deve continuare a svolgere, intensificandola, per realizzare una risposta politica comune dell'Europa e ogni iniziativa e ogni sforzo al fine di stabilizzare e di restituire la pace e la convivenza alla vasta area del Mediterraneo, sempre più teatro decisivo di tutti gli equilibri internazionali. Il nostro pensiero lo si rivolge alla Tunisia, alle vittime, ai nostri connazionali, alle loro famiglie, alle persone ferite. Il Consiglio europeo di Bruxelles cade in un momento importante per l'Unione europea, sempre più incalzata dalla stringente necessità di porre la parola fine ad un'interminabile crisi economica e sociale, con una gravissima disoccupazione, ancor di più nelle fasce giovanili e nella popolazione femminile, con il grave peggioramento delle condizioni di vita di larga parte della comunità. 
Tuttavia, nello scenario europeo si intravedono e si stanno già realizzando alcuni fatti positivi e nuovi che portano tutti nella direzione di aprire una stagione nuova e profondamente diversa, con al centro i temi dello sviluppo, dell'occupazione e della crescita. Nell'intera Eurozona spingono in questa direzione diversi fattori: la riduzione sensibile del prezzo del petrolio e di altre materie prime, il deprezzamento dell'euro nel rapporto con il dollaro e con le altre valute, creando un cambio euro-dollaro più equilibrato e più favorevole per le nostre esportazioni, la flessibilità di bilancio, finalmente accordata dall'Europa al nostro Paese, il Piano europeo di investimenti, le coraggiose misure di politica monetaria volute dalla Banca centrale europea con Draghi, con un imponente piano di acquisto di titoli di Stato per 60 miliardi di euro nei vari Paesi dell'Unione. 
Ed è indubbio che, rispetto a questi mutamenti di fondo della politica europea, fondamentale è stata l'azione del Governo italiano, innanzitutto nel semestre della nostra Presidenza. Il Governo da lei diretto si è battuto con forza ed efficacia per fare entrare finalmente nel cuore della politica europea, dominata da troppo tempo soltanto dall’austerity e dai vincoli del rigore di bilancio, i grandi temi dello sviluppo, dell'occupazione e della crescita. 
Certamente, ora occorre fare di più, con un'azione politica dell'Europa più forte ed incisiva, innanzitutto sul crinale essenziale degli investimenti. In questo campo, molto importante è il Piano europeo degli investimenti, che può avvalersi del Fondo strategico europeo che può garantire immissioni di fondi per 21 miliardi di euro. Naturalmente, occorre che questo Fondo diventi un volano per attrarre ulteriori e notevoli masse di risorse finanziarie, pubbliche da parte degli Stati membri, e con l'apporto fondamentale dei capitali privati. In questo contesto, siccome conosciamo i vincoli inesorabili di bilancio che valgono per tutti gli Stati, l'Unione europea deve finalmente e rapidamente stabilire l'integrale scomputo dal quadro di bilancio, dai vincoli del Patto di stabilità di tutti i finanziamenti che ciascuno Stato intende effettuare a favore del Fondo europeo strategico degli investimenti nonché dei cofinanziamenti nazionali per i singoli progetti previsti nel piano e, al fine di favorire l'apporto decisivo delle risorse dei capitali privati, occorre anche identificare adeguatamente e pubblicizzare le tipologie e i campi di intervento ritenuti meritevoli di finanziamento. E io condivido l'impostazione decisa in sede di Econfin di concentrare le risorse disponibili nei grandi assetstrategici dell'infrastruttura della banda larga e dell'innovazione tecnologica, dei trasporti, della ricerca, del sostegno del credito alle imprese, dell'energia. 
Ed ora l'Italia, signor Presidente, è in condizione di continuare la sua battaglia in sede europea ancora con maggior forza e con maggiore credibilità e autorevolezza che ci derivano dalle riforme che abbiamo portato a compimento, dai risultati che abbiamo raggiunto. In questi mesi, come Paese, abbiamo dimostrato la capacità di saper passare dalle parole ai fatti, di uscire finalmente dalla palude dell'immobilismo, da quella paralisi che ci ha imprigionato, condannandoci negli anni ad una inerzia negativa e rovinosa. La riforma del mercato del lavoro, la riduzione della pressione fiscale e gli incentivi e i contributi alle imprese decisi con la recente legge di stabilità, l'imponente disegno di rinnovamento delle nostre istituzioni democratiche, che va dall'architettura costituzionale alle regole elettorali, alla pubblica amministrazione, a tanti gangli vitali della nostra vita nazionale, indicano all'intera Europea e al mondo che l'Italia ha cambiato passo, che l'Italia sa realizzare i suoi programmi, sa rispettare i tempi che si dà. Naturalmente dobbiamo tutti, Governo e Parlamento, fare di più e, signor Presidente, dobbiamo porre al centro di questa azione del nostro Governo il Mezzogiorno che ha necessità di più attenzione e più investimenti dello Stato ma che deve anche dimostrare sul campo la capacità di saper utilizzare proficuamente e nei tempi tutti i fondi europei disponibili e la quota del Fondo coesione e sviluppo che per legge deve essere assegnata alle regioni dell'obiettivo 1, alle regioni meridionali. Occorre unire nel Mezzogiorno un intervento e un'azione più forte ed incisiva dello Stato e la capacità del Mezzogiorno di esprimere e di farsi guidare da amministratori e da Governi efficienti e virtuosi. In questa linea, signor Presidente, dobbiamo proseguire, dobbiamo farlo a testa alta perché, piaccia o non piaccia, i risultati sono sotto gli occhi di tutti anche e soprattutto nel contesto internazionale e anzi dobbiamo proseguire con maggiore forza, con maggiore determinazione, se possibile con un'incisività ancora più forte. In quest'azione, signor Presidente, avrà a fianco e avrà il sostegno del Parlamento, della maggioranza, del Partito democratico perché siamo convinti che la strada intrapresa non soltanto è l'unica possibile ma è quella utile perché sta già restituendo la speranza agli italiani e alle italiane.