Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 18 Ottobre, 2017
Nome: 
Francesco Boccia

 

Grazie, Presidente. Signora Presidente, il dibattito che si conclude oggi e che consegna all'Europa, attraverso il nostro Governo, la posizione del Parlamento italiano deve farci riflettere su alcuni aspetti centrali che hanno caratterizzato le proposte del Presidente Gentiloni al Parlamento e le conseguenti risposte. Avevo capito e così avevamo capito in tanti tra noi che oggi l'obiettivo era parlare di migranti, di difesa europea comune soprattutto dopo la Brexit, perché non sarà sfuggito a molti colleghi rappresentanti soprattutto dei gruppi di opposizione che l'uscita del Regno Unito cambia anche la geografia militare in Europa. Era il principale Paese contrario alla difesa comune ma anche uno dei partner più forti sul piano militare. Quel Paese oggi ha preso un'altra strada e noi abbiamo il dovere di dirci quale difesa comune e vogliamo al tempo in cui il Regno Unito, partner storico, non c'è e non ci sarà e non ci sarà a quelle condizioni. Forse ci saranno più spazi per la difesa comune ma probabilmente dovremmo tagliarci i ponti alle spalle anche su alcune strategie connesse all'industria militare. Ma questi sono temi che evidentemente appassionano poco: non sono oggetto della valutazione di breve termine, di un tweet o di uno slogan. Pensavo fosse importante per molti gruppi di opposizione discutere di Turchia, degli effetti che un referendum che tutti quanti noi abbiamo fortemente criticato avrà in una parte fondamentale di Europa per poi - lo farò al termine del mio intervento - parlare di Europa digitale che è il fondamento su cui poggiano i modelli di produzione di beni e servizi. E invece abbiamo sentito, soprattutto in discussione generale, immancabili offese personali al Premier Gentiloni.

Guardate, lo dico senza polemiche: capisco che è difficile per l'onorevole Di Battista intervenire senza offendere, ma io gli consiglio di sforzarsi di rispettare le istituzioni: se non riesce proprio per le persone che in questo momento le rappresentano, lo faccia per la storia stessa delle istituzioni. Nessuno di noi rappresenta se stesso quando è seduto qui: ognuno di noi rappresenta la storia che ogni banco di questo Parlamento ha vissuto e continuerà a vivere, per fortuna nonostante noi e, mi permetto di dirlo a tutti quanti voi, nonostante voi. Di produttori di offese questo Parlamento ne ha visti tanti nella sua lunga storia, e molti sono stati dimenticati.

Io penso che mai come in questo momento il Governo italiano abbia bisogno di proposte, che sono quelle che il Partito Democratico rifà oggi, senza fare sconti nemmeno ad un'Europa che va avanti col freno a mano tirato. Lo dico a Stefano Fassina: il tema del fiscal compact è un tema che ci ha visto fare comuni riflessioni almeno per gli ultimi due anni, tre anni, e nei momenti di difficoltà… Momenti di difficoltà che abbiamo superato insieme, perché è opportuno ricordare a tutti noi che quando la legislatura precedente è terminata e il vecchio Parlamento è stato sciolto dal Presidente Napolitano, il Paese ha aperto questo portone ripartendo da meno 2.8 di PIL. Questa era la condizione italiana all'inizio della legislatura! E l'Europa era a meno 0,9 di PIL. Al termine della legislatura ci ritroviamo con l'Europa al 2,2 e con l'Italia all'1,5: non siamo ancora in media europea, ma non siamo più a meno. Questa riflessione, che insieme abbiamo fatto e che ci avrebbe consentito di ottenere anche risultati migliori se alcune interpretazioni non solo del fiscal compact, ma anche dei vincoli agli investimenti pubblici avessero caratterizzato la forza di una maggioranza più ampia di quella che avevamo, questa riflessione è diventata riflessione politica che almeno le sinistre nel nostro Paese devono far propria, a partire dal Partito Democratico.

Sul fiscal compact - lo dico col massimo rispetto al Governo - la posizione del Partito Democratico è chiara e non è negoziabile: noi siamo contro l'introduzione del fiscal compact nei Trattati fino a quando non ci sarà la riforma della zona euro. Questa è la posizione del Partito Democratico, e su questa posizione non consentiamo a nessuno strumentalizzazioni! Anzi, uniamo le forze, e uniamole soprattutto a sinistra: uniamole dentro quella parte della politica italiana che pensa che l'Europa ci voglia; non uniamole settimana per settimana, o mese dopo mese, in relazione al dibattito pubblico che poi si scioglie come neve al sole.

Perché sull'Italia al tempo del digitale ne ho sentite tante oggi, e per me sarebbe fin troppo facile ricordare i dibattiti avvenuti in quest'Aula, nella mia Commissione, nella Commissione bilancio, grazie a molti colleghi che hanno sostenuto posizioni anche scomode. Potrei ricordare molto semplicemente il contributo dato da questo Parlamento, anche grazie alla Presidente Boldrini, nel semestre di Presidenza italiana. Noi qui abbiamo invitato e lavorato con i 28 Paesi (all'epoca c'era anche il Regno Unito), con tutti i componenti delle Commissioni bilancio di tutti i Parlamenti europei, e abbiamo fissato un punto fermo; e il punto fermo era che era necessario per l'Europa superare una volta per tutte il concetto di stabile organizzazione: che è una cosa che serve ad alcuni Paesi, in particolar modo agli Stati Uniti, e non devono offendersi le diplomazie americane se questo è un tema sul quale noi non possiamo più tollerare che non si faccia qualcosa. Ma la differenza tra ieri e oggi è nelle parole dal Presidente Gentiloni, che dice: andremo avanti indipendentemente dall'eventuale unanimità, andremo avanti indipendentemente da Olanda, Lussemburgo e Irlanda, che sono stati un problema oggettivo. Andremo avanti perché questo Paese rispetto agli altri lo ha già spiegato in questo Parlamento, in Europa, che il capitalismo al tempo del digitale vive la più grande rivoluzione moderna della storia: è molto più dirompente di quella avvenuta con i computer, è molto più dirompente di quella a mio avviso avvenuta prima ancora con i telai e con l'energia elettrica.

I dati oggi valgono più del cemento, i dati oggi valgono più di alcune materie prime; e non consentiremo - voglio dirlo con chiarezza - alle multinazionali del web, alle cosiddette Over The Top e a qualche lobbista (Applausi del deputato Quintarelli) sempre impegnato nelle viscere delle istituzioni, di far sì che una battaglia, che è una battaglia di civiltà per ogni individuo, non diventi una battaglia politica: i dati non sono di chi li gestisce, sono di ognuno di noi. Noi faremo una battaglia sulla portabilità dei dati, e la faremo per rendere il Paese più equo e più giusto, e la faremo dall'Italia e la faremo attraverso il Governo italiano in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Quintarelli)!

Era di questi temi che volevamo parlare, ed era su questi temi che volevamo dar forza, come daremo con il gruppo del Partito Democratico, al Presidente Gentiloni. Signora Presidente, su questi temi ci saremmo aspettati (forse siamo degli inguaribili ottimisti) qualche offesa in meno e qualche proposta in più. Abbiamo ancora un Consiglio europeo, quello di dicembre: la speranza è sempre l'ultima a morire, noi ci saremo con le nostre proposte e daremo conto al Parlamento di quello che il Governo italiano ha fatto. Speriamo, prima che si chiudano i portoni di questa legislatura, di riuscire a dire la stessa cosa su alcuni gruppi di opposizione.