Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Camera, colleghe e colleghi, in occasione del prossimo Consiglio dei Capi di Stato e di Governo si affronteranno questioni decisive per il futuro dell'Europa e innanzitutto si discuterà del problema principale che sta affrontando la nostra Comunità Europea, cioè le misure per contrastare la pandemia e su questo noi dobbiamo essere molto determinati e credo anche molto uniti. Nessun Paese può gestire da solo le emergenze e le problematiche sanitarie, economiche e sociali che questa pandemia porta con sé. Per questo, in questo settore, l'Europa ha mostrato capacità, ha fatto passi avanti, penso, per esempio, al coordinamento, all'impegno consolidato per la fornitura dei vaccini. Intanto questo è il primo invito che noi facciamo: rafforzare ancora la cooperazione per combattere il virus, per combattere la pandemia, per proteggere le famiglie e i nostri cari da questa orribile crisi sanitaria. Quindi che i vaccini siano accessibili in modo rapido, efficace, gratuito. Se non è gennaio, che sia la primavera inoltrata, ma l'importante è che siano per tutti e da subito disponibili, signor Presidente. Quindi in primo luogo, al di là delle chiacchiere, pensiamo a occuparci di quello che riguarda le famiglie, di quella che è l'angoscia delle nostre famiglie oggi: la protezione dalla crisi sanitaria. Io vorrei citare qui oggi in apertura una frase di un grande italiano, il presidente Ciampi, che diceva: sono un cittadino europeo nato in terra d'Italia. L'Europa è davvero la nostra Patria, il nostro destino comune, è la casa comune di tutti quelli che la abitano ed è così grazie alla lungimiranza e al coraggio dei padri fondatori che per primi hanno voluto un'Europa solidale, un'Europa capace di superare gli egoismi nazionalistici ed è dalla parte e dal lato dei fondatori che noi dobbiamo continuare a camminare. Lei oggi Presidente ha usato parole che noi condividiamo. Lei ha spiegato bene, ha spiegato bene e ha dissipato ombre che anche hanno, come dire, offuscato il dibattito di questi giorni, perché sembrava che l'adesione dell'Italia alla revisione del trattato intergovernativo fosse il frutto di un'iniziativa del Ministro Gualtieri. Non è così: il Ministro Gualtieri ha agito su suo mandato, come lei oggi ha espressamente detto, mandato del Governo e il Ministro Gualtieri ha continuato responsabilmente, noi crediamo, l'azione che il Governo precedente aveva iniziato col Ministro Tria, cercando di portare dei miglioramenti a un trattato intergovernativo che ovviamente non soddisfa completamente nessuno in quest'Aula, ma che aveva bisogno dei necessari miglioramenti. Infatti l'alternativa per dire di no all'attuale riforma è quella di mantenerci il MES così com'era prima, cioè senza garanzie rispetto al fatto che una banca o le banche possano rovinosamente crollare sulla testa dei nostri risparmiatori. Allora, questo dibattito surreale che abbiamo sentito anche oggi sul fatto che ci fosse una fantasia di qualcheduno o dei democratici per questa riforma… questa è una riforma che è stata richiesta da tutte le Nazioni, da tutti i Paesi aderenti, perché sapevano che era necessario proteggere di più i cittadini dalle crisi finanziarie e non c'è nessun dubbio su questo fatto, cioè sul fatto che lei andrà a nome dell'Italia e dirà che è d'accordo con le conclusioni dell'Eurogruppo e che il Parlamento poi sarà chiamato a ratificare questa decisione, ovviamente valutando anche tutte le altre cose che il Parlamento richiede, ovviamente! Perché noi nella risoluzione di maggioranza - ringrazio il ministro Amendola e colleghi della maggioranza che hanno lavorato su questa risoluzione - diciamo anche chiaramente che vogliamo avere un orizzonte più lungo rispetto alla riforma del trattato MES, che capiamo i limiti del trattato intergovernativo, che siamo per una mutualizzazione maggiore di tutti i fondi, come il fondo Sure, il Next Generation Ue, cioè che non abbiamo dubbi: l'orizzonte dell'Italia è per un'Europa più politica, un'Europa che abbia un'unione bancaria, un'unione monetaria, un'unione soprattutto di intenti e un'Europa che sia una famiglia politica. Questa coalizione ha fatto di questo punto un punto imprescindibile, una qualsiasi ambiguità su questo punto, signor Presidente, ci avrebbe riportato all'esperienza del suo precedente Governo, dove l'Italia era isolata dai maggiori Paesi europei, che non sono nostri nemici. Io voglio qui ringraziare in quest'Aula italiana la presidenza tedesca della Commissione e la presidenza di turno della Germania, perché insieme a noi ha consentito enormi passi avanti per proteggere i nostri cittadini, i nostri interessi, le nostre imprese, perché le centinaia di miliardi arrivati dalla BCE, perché il fondo SURE, perché la sospensione degli aiuti di Stato, allora, perché la sospensione del patto di stabilità che noi vogliamo radicalmente modificare, radicalmente, non abbiamo paura di dire questa parola - ha ragione l'amico Fornaro - certamente compatibilmente con quello che riusciremo a negoziare, perché l'Europa è fatta anche di passi successivi. Se qualcheduno pensa che l'Europa si costruisca con palingenesi improvvise rimane un populista scollegato dalla realtà. L'Europa si costruisce con compromessi successivi, si costruisce passo dopo passo con la fatica dell'ascolto delle ragioni degli altri e questa è la dimostrazione che questo lavoro premia.
E, allora, noi nella risoluzione diciamo che ci vogliono passi avanti, ma certo; ma certo che ci vogliono passi avanti. Però mi permetta, Presidente, noi citiamo l'EDIS, citiamo il MES, citiamo il Patto di Stabilità: sì, però permetta che i democratici, oggi, le dicano anche che noi non pensiamo che siano solo le riforme delle istituzioni che amministrano l'Europa, le istituzioni economiche, che sia solo questo il problema. Noi abbiamo bisogno, come diceva De Gasperi, anche di una volontà politica superiore, di palesare il fine che vogliamo raggiungere; cioè, dobbiamo lavorare insieme perché altrimenti davvero le riforme o i dettagli sulla riforma del MES o i dettagli sulla riforma del Patto di Stabilità non appassionano la nostra gente, non la appassionano, non servono a nulla. Noi dobbiamo riuscire a dare l'idea che siamo impegnati nella costruzione di qualcosa di più grande, di una sintesi superiore agli interessi nazionali. E dobbiamo riuscire a convincere le famiglie, le imprese, le istituzioni italiane che questa sintesi è la risposta migliore alle grandi sfide che abbiamo davanti. Per questo, lo dico con simpatia alla collega Meloni che si chiedeva che cosa vuol dire lo Stato di diritto: ma, collega Meloni, lo Stato di diritto lo chieda al Consiglio d'Europa che si è appena riunito, che ha fatto, per l'ennesima volta, la lista dei diritti che non rispettano l'Ungheria e la Polonia la separazione tra il potere giudiziario e il potere politico, il fatto che il Ministro della Giustizia nomina i procuratori, il fatto che il Parlamento nomina il CSM; i diritti sono la base dell'Europa, non sono un addentellato, non sono un'appendice, cara Meloni!
Non si costruisce l'Europa con le banche e con i soldi, si costruisce sui diritti comuni. Questo è il punto per cui non c'è risposta migliore che lottare per i diritti e noi vogliamo un'Europa che alzi la voce sui diritti, la alzi per Zaki, la anzi per i pescatori, la anzi per la Bielorussia. Noi vogliamo questa Europa, non un'Europa silente, che passi le giornate nei summit intergovernativi a discutere dei commi del MES. Questa è l'Europa che noi vogliamo. E, allora, è un'Europa dei doveri, sono posizioni… è molto giusto che l'Europa faccia sentire la sua voce sulla parte dei diritti. Lei non ha parlato di questo argomento, l'ho voluto fare io, lei non aveva tempo per farlo e l'ho dovuto fare io, perché penso che questo sia l'argomento principale.
Allora, voglio citare una questione molto seria anche sul tema della governance. Noi abbiamo raggiunto un risultato straordinario, l'altro punto è quello del Recovery. Il tema del Recovery è un argomento molto importante, Presidente. Cercate di trovare una sintesi, cercate di trovare una sintesi, lo dico con molta serenità, ho ascoltato con attenzione anche il collega Rosato. Noi non siamo, come dire, partigiani: ci interessa che ci sia un pieno coinvolgimento del Paese sui progetti del Recovery. Vogliamo che il Paese discuta dell'ambiente, della transizione ecologica, del rafforzamento delle tutele del lavoro, della parità uomo-donna, salariale e non solo. Vogliamo che il Paese discuta di questo in maniera fondamentale, in maniera profonda. Vogliamo che lei chiami a Palazzo Chigi i sindacati, le imprese, i comuni, le regioni e che insieme si costruisca questo grande piano di rinascita e di “risorgenza” del nostro Paese, perché questo è il compito e il metodo che noi auspichiamo; poi, le modalità con cui lo farete, la struttura tecnica… l'importante è non esautorare i poteri che già ci sono, l'importante è non commissariare i comuni, le regioni, non commissariare il Parlamento perché è qui che si esprime la volontà popolare. Quindi, poiché questa crisi ha approfondito le fragilità del nostro Paese, noi le diciamo che c'è un'immagine che deve essere per lei, forse, un'immagine evocativa e che è l'immagine di Papa Francesco, ieri mattina, da solo sotto la pioggia: umiltà, umiltà, ascolto, capacità di essere con l'orecchio attento a un Paese che sta soffrendo molto, molto, molto. Molti uomini, molte donne hanno perso il lavoro - molte più donne che uomini, come lei sa - a dimostrazione che la pandemia acuisce le fragilità . Concludo, Presidente. Allora, Carlo Azeglio Ciampi aveva detto anche un'altra cosa molto importante, nel 2000: aveva detto che l'Europa si costruisce con la visione degli statisti, con il compromesso e anche con l'ardire dell'avanguardia, cioè del porsi avanti, del porre delle direzioni nuove. Ecco, io credo che questo sia il compito che l'Italia si deve porre ancora oggi, ancora oggi: quello di provare a spostare sempre più avanti l'asticella. Oggi, noi abbiamo suggerito alcune riforme necessarie, secondo noi, in questo anno di lavoro. Queste riforme serviranno a dare un'Europa più giusta, più forte e più unita. E, grazie a questa Europa dei diritti, grazie a questa Europa dei doveri verso gli altri, grazie a questa Europa che non gira la testa dall'altra parte quando qualcuno soffre, io credo che noi potremo insieme, grazie a questa Europa, risorgere da questa terribile crisi.