Data: 
Martedì, 24 Giugno, 2014
Nome: 
Angelo Senaldi

Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, nel mio breve intervento intendo porre l'attenzione su alcune questioni già comprese nella relazione del presidente Renzi, ma che vorrei riproporre perché decisive per il futuro della Comunità europea e della nostra nazione. 
  Non possiamo immaginare il futuro della nostra Italia, delle vecchie e delle nuove generazioni, se non nel quadro delineato da una Unione europea forte e coesa. La partita della globalizzazione dell'economia deve essere affrontata nella piena consapevolezza che la dimensione politica e culturale, ma anche fisica, numerica e territoriale dell'Europa è la massa critica necessaria per qualsiasi speranza di risultato. Un'Europa delle comunità, dove il principio di sussidiarietà, che è stato fondamentale nella costruzione del nostro Stato nazionale dopo la seconda guerra mondiale, sia declinato in tutta la sua portata per far sentire a tutte le nazioni e a tutti i cittadini l'Europa come casa comune della speranza e del futuro e non come luogo di ulteriori regolamentazioni e sovrastrutture. 
  Il Governo che lei presiede sta mostrando nei fatti la capacità di interpretare le necessità della gente comune: così anche in Europa siamo certi che il semestre di presidenza italiana del Consiglio europeo si caratterizzerà per questa capacità di leggere i segni dei tempi e di dare concretezza e tempistica certa alle necessarie azioni di cambiamento. Cambiamento di paradigmi, di dogmi, di modalità, di abitudini, perché è il cambiamento, non la staticità, la cifra che viene chiesta a tutta la società, e prioritariamente alla politica, in questa nostra epoca. In particolare mi permetto di porre in evidenza il fondamentale obiettivo che l'Europa deve raggiungere, cioè quello di avere nel 2020 il 20 per cento del PIL generato dalla manifattura, riportando al centro delle politiche comunitarie non la finanza ma le misure che favoriscano il reinsediamento e lo sviluppo di attività produttive e industriali nei 28 paesi dell'Unione.

In particolare, la Commissione Attività produttive della Camera sta lavorando, anche attraverso audizioni di storie e qualità di eccellenza della presenza italiana nel mondo, per supportare gli atti e le direttive dell'Unione europea. 
  Dobbiamo avere consapevolezza anche di alcune difficoltà di scenario e di alcune questioni da affrontare e risolvere. In primo luogo, la partita energetica, con la necessità di un mercato unico e con le nostre incertezze di approvvigionamento, dove l'Italia può giocare il ruolo di hub europeo di nuove linee di fornitura e di energia rinnovabile. Mentre, di converso, il sensibile calo di costi, generato da nuove tecniche, come lo shale gas, in aree del mondo a noi concorrenti ci pongono dei problemi di costi. Così come ritengo indispensabile un coordinamento delle politiche fiscali dei Paesi membri, che presentano tali sperequazioni da favorire spostamenti e delocalizzazioni. 
  Ma non ci sono altre prospettive se non ritornare a produrre per ridurre quel numero impressionante, pari a 26 milioni di uomini e donne che sono in cerca di lavoro nel nostro continente. E l'obiettivo del 20 per cento del PIL ci permetterà, secondo molti analisti, di diminuire quel numero impressionante, generando 13 milioni di posti di lavoro, tra diretti ed indotto. 
  In questo senso, la definizione dell’industrial compact dovrà compiere passi decisivi nei prossimi mesi, per definire priorità, armonizzare politiche, a volte centripete nei Paesi dell'Unione, e dare concretezza enorme, che favoriscano la volontà di intraprendere. E certamente il nostro Paese, la seconda potenza manifatturiera in Europa, sarà in prima linea in questa rinascita, riaffermando la qualità del proprio made in Italy, grazie alle riforme e alle azioni che il suo Governo ha intrapreso ed ha in programma di realizzare, perché l'Europa non sia più il vecchio continente o, piuttosto, il continente vecchio, ma il continente della novità, di una nuova sintesi tra crescita e diritti, lavoro e solidarietà. E siamo convinti che il semestre da lei presieduto, Presidente Renzi, sarà ricordato proprio per questa novità.