Data: 
Martedì, 24 Giugno, 2014
Nome: 
Giovanni Burtone

Signor Presidente, ho seguito e condiviso il suo intervento, è stato coraggioso e giustamente ambizioso. Ha tracciato un percorso per fare uscire l'Europa, la nostra Italia, da una fase complicata sul piano economico e sociale. Ho soprattutto apprezzato il tema centrale del suo discorso, la responsabilità della politica: prima dei nomi vengono i programmi. 
  In questo contesto, nella narrazione dell'Europa che vogliamo, intendo porre la questione del Mezzogiorno, anzi del Mezzogiorno dimenticato, rimosso, cancellato dall'agenda politica degli ultimi quindici anni. Non c’è bisogno di snocciolare i dati dell'ISTAT e della Svimez. Basta dire che nel sud sono presenti in percentuale il doppio delle negatività rispetto al resto del Paese: il doppio del calo del PIL, il doppio delle famiglie che scivolano sotto la soglia della povertà. Per la disoccupazione, siamo ad una percentuale triplicata, il 60 per cento di giovani senza lavoro e il tasso di occupazione femminile è ben lontano, lontanissimo, dall'obiettivo di Lisbona. 
  Dunque non c’è spazio per la retorica della grande bellezza, del museo a cielo aperto, delle perle naturalistiche, delle terre dove si sono incontrate le più grandi civiltà. I numeri parlano della bruttura della disoccupazione, parlano della bruttura della povertà, dell'emigrazione forzata. La prima considerazione è, quindi, quella di fare subito, fare qualcosa, rendere operative le misure per l'inclusione sociale attiva e per l'occupazione dei giovani, dei fruitori di ammortizzatori sociali, e rifinanziare quello strumento importante, significativo, del credito d'imposta per le aziende che vogliono assumere. 
  Ma la vera sfida per il sud è il pieno e buon utilizzo delle risorse europee assegnate per il 2014-2020. Sappiamo che è l'ultimo treno: non ci possono essere alibi per le classi dirigenti nazionali e regionali per non spendere o per spendere male. 
  Concludo, signor Presidente. Il sud d'Italia è oggi la vera frontiera del continente europeo, lo è Lampedusa, Mineo, Augusta, Pozzallo, Crotone, Siracusa, Catania, lo è la Sicilia, dove continuano a sbarcare disperati, accolti però con grande generosità e solidarietà, la solidarietà che è figlia di una cultura che non dimentica di essere stati migranti e di essere ancora migranti. 
  Ma il sud, signor Presidente, è anche una polveriera, pronta ad esplodere per i gravi problemi economici e sociali che mi sono permesso di indicare. Il Governo, questo suo Governo, signor Presidente, deve sentire questa responsabilità. Il sud non può essere considerato la palla al piede del Paese. Noi ci auguriamo e speriamo che in questi mille giorni, che lei ha indicato, ci possano essere le opportunità per il Mezzogiorno di intercettare una ripresa per raggiungere l'integrazione con il resto del Paese e con il resto dell'Europa.