Data: 
Martedì, 24 Giugno, 2014
Nome: 
Michele Bordo

Signor Presidente, lo straordinario risultato elettorale ottenuto da lei e dal PD alle europee ci carica di grandi responsabilità. Se i cittadini hanno tributato al nostro partito più del 40 per cento dei voti è perché hanno scommesso sulla stabilità di Governo, sulle riforme economiche ed istituzionali, sulla politica del fare contro quella delle chiacchiere e del populismo urlato e senza idee, su una nuova Europa, diversa da quella cui siamo stati abituati, soprattutto negli ultimi anni. 
  C’è ovviamente, dopo questo importante successo alle elezioni, sia in Italia che in Europa, una fortissima aspettativa per le scelte che il Governo e il Parlamento faranno nelle prossime settimane, che potrebbero essere decisive tanto per il futuro del nostro Paese quanto per quello dell'Unione europea. Pertanto, è assolutamente necessario, come lei sostiene, signor Presidente, e anche per essere forti durante il semestre, completare il lavoro di trasformazione del Senato, approvare la legge elettorale, rivedere il funzionamento del nostro sistema giudiziario, rivisitare il mercato del lavoro, ammodernare la macchina burocratica, realizzare le riforme economiche indispensabili per abbassare le tasse e rendere il nostro Paese più competitivo e socialmente più equo. 
  Naturalmente il voto del 25 maggio contiene anche la richiesta da parte dei cittadini di una Europa diversa da quella che abbiamo avuto in questi anni, fatta tutta di rigore contabile ed austerità. Gli italiani chiedono un'Europa più attenta alle disuguaglianze sociali e meno ostaggio della burocrazia e delle banche, che punti tutto sulla crescita, e non solo sul mero rispetto di parametri economico-finanziari, spesso inattuali. 
  Tra qualche giorno comincia il nostro semestre di Presidenza e il nostro Paese arriva a questo appuntamento in una condizione politica molto favorevole. Lei, Presidente Renzi, insieme alla Merkel, è l'unico leader ad aver vinto le elezioni di maggio. Avrà dunque la possibilità di guidare l'Europa nei prossimi mesi con l'autorevolezza e la forza necessari per imporre un netto mutamento di rotta all'azione delle istituzioni comunitarie. Il nostro semestre può e deve essere di profondo cambiamento. Dobbiamo spingere perché l'Europa passi rapidamente dalle mere enunciazioni di principio a misure concrete e scadenze certe per rispondere alla crisi economica e incalzare gli altri Stati sulla necessità di dare all'Unione una prospettiva di lungo termine, aprendo una nuova stagione della costruzione europea, basata molto di più sull'unità politica e federale.

Domenica scorsa Maurizio Ferrera in un articolo sul Corriere della Sera affermava che le scelte dei singoli Stati non sono più sufficienti per consentire all'Europa di ripartire e che l'Europa da solida è diventata liquida, nel senso che ciò che accade nell'economia dell'Eurozona in buona misura è il frutto delle regole sovranazionali e, dunque, sfugge al controllo dei Governi nazionali.

Concludeva dicendo che, proprio per queste ragioni, l'Europa deve prendere decisioni e utilizzare strumenti adeguati per governare l'interdipendenza fra i Paesi e le sue conseguenze, spesso inattese e imprevedibili. Io sono assolutamente d'accordo con questa lettura, per cui penso che dobbiamo utilizzare il semestre per dare all'Unione, anche simbolicamente, un'ambizione e una prospettiva diverse da quelle che ha avuto in questi anni. Dobbiamo batterci per un'Europa fatta meno di egoismi nazionali e più solidarietà, meno d’élite e più di popolo; per un'Europa, come ha affermato ultimamente Papa Francesco, che non sia stanca, e nella quale i cittadini ripongano nuovamente speranza. 
  C’è dunque grande attenzione, in Italia e in Europa, per l'azione che potremmo svolgere nei prossimi mesi, come, tra l'altro, ho potuto personalmente constatare anche in incontri bilaterali e multilaterali con i colleghi di altri Parlamenti. La Commissione politiche europee della Camera, che presiedo, insieme a quella del Senato, ha svolto in queste settimane un'apposita indagine conoscitiva sul semestre di Presidenza italiana, che ci ha consentito di individuare, in raccordo con il Governo, i grandi obiettivi prioritari che il nostro Paese dovrebbe porre al centro della sua azione in Europa. Credo che tali obiettivi possano essere ricondotti a cinque grandi aree. 
  La prima consiste nell'adozione di misure e impegni concreti per il rilancio della crescita e dell'occupazione, per alleviare l'impatto sociale della crisi e dell'austerità. La nostra Presidenza deve adoperarsi subito affinché l'Unione sappia trovare, come lei ha detto, un giusto equilibrio tra il consolidamento fiscale e il rilancio della crescita e dell'occupazione. A questo scopo sono prioritarie, accanto alle riforme strutturali, misure di stimolo, immediate, della ripresa economica attraverso investimenti in settori ad alto potenziale di crescita ed occupazione quali le infrastrutture, la green economy, i settori industriali strategici, la ricerca e l'innovazione. E ciò postula una maggiore flessibilità e gradualità nell'applicazione delle regole europee di finanza pubblica con riferimento agli Stati membri che abbiano avviato riforme strutturali e intendano contestualmente finanziare investimenti per rilanciare la crescita e l'occupazione. 
  La nostra Presidenza dovrà porre al centro dell'agenda politica del prossimo semestre una riflessione sull'interpretazione della disciplina vigente del Patto di stabilità e crescita e su sue possibili modifiche, con l'obiettivo di escludere, per esempio, nel calcolo dei parametri relativi all'indebitamento, quanto meno la spesa per il cofinanziamento dei programmi sostenuti dai Fondi strutturali. E giudico, a questo proposito, molto positivamente l'apertura di ieri, sull'uso della flessibilità rispetto alle regole previste dal Patto, che c’è stata sia da parte di Van Rompuy che di Angela Merkel. Aggiungo che se la flessibilità non è più un tabù neanche in Germania lo si deve – ed è giusto riconoscerlo – alla determinazione del nostro Governo. Pertanto, questa apertura rappresenta un primo risultato importante che in Europa ottiene il nostro Paese ed è giusto rivendicarlo anche in quest'Aula. 
  La seconda priorità è la definizione di una strategia organica di intervento in materia di occupazione giovanile. L'Unione ha già adottato una prima serie di misure, ancora insufficienti, tra cui la Garanzia Giovani. Le iniziative sinora adottate, però, sono incentrate solo sulle politiche dell'offerta e la stessa mobilità transfrontaliera, prevista dall'intervento, presenta ancora tanti limiti strutturali. Inoltre, le risorse che abbiamo a disposizione per i giovani attraverso questo intervento sono pari a 6 miliardi di euro, e sono ampiamente insufficienti a fronte dei 21 miliardi di euro che sarebbero necessari allo scopo secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro. Andrà dunque valutato, in sede europea, un significativo incremento delle risorse riservate a questa misura. 
  La terza priorità è la creazione di un'autentica Unione economica e monetaria. 
  Si tratta non soltanto di completare l'Unione bancaria in tutti i suoi pilastri, a partire dal Fondo unico di risoluzione delle crisi, ma anche di proseguire i lavori sull'introduzione di meccanismi per la mutualizzazione del debito sovrano dei Paesi dell'area euro, sulla creazione di un'autonoma capacità fiscale dell'Eurozona e sull'emissione in comune di titoli per finanziare grandi progetti in grado di rilanciare stabilmente l'economia europea. Senza questi interventi sarà impossibile prevenire le manovre speculative verso alcuni Paesi dell'Eurozona, tra cui l'Italia, e finanziare progetti di comune interesse europeo ad alto potenziale di crescita e di occupazione. 
  La quarta priorità della nostra azione deve essere il rilancio del processo di integrazione politica in senso federale, che è il presupposto necessario per dotare l'Unione della capacità di rispondere adeguatamente alle dinamiche globali e impedire che le logiche nazionali prevalgano sull'interesse comune. Solo un'Unione dotata di un Governo economico, di un'autonoma capacità fiscale, di una reale politica estera e di politiche comuni efficaci negli altri settori chiave può rispondere alle aspettative dei cittadini europei e giocare un ruolo a livello globale. 
  La quinta priorità – concludo rapidamente, Presidente – consiste nelle politiche per il Mediterraneo, con particolare riferimento allo sviluppo di una reale politica europea dei flussi migratori e dell'integrazione. Lei ha ragione, questo è un tema sul quale c’è bisogno di un intervento comune da parte dell'Unione europea. Queste, a mio avviso, raccogliendo quanto da lei detto stamattina, sono le priorità su cui dobbiamo lavorare nei prossimi mesi, in questa fase abbiamo la forza – ho concluso – di giocare all'attacco e di osare perché stiamo facendo, soprattutto grazie al suo Governo, ogni sforzo per cambiare il nostro Paese e renderlo più moderno, condizione questa assolutamente necessaria per i imporsi in Europa. 
  Andiamo avanti, allora, a testa alta, con l'orgoglio di essere un grande Paese, che ha la consapevolezza di poter seriamente contribuire a cambiare l'Europa.