Data: 
Martedì, 24 Giugno, 2014
Nome: 
Chiara Braga

Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il nostro Paese si appresta a guidare il prossimo semestre europeo all'indomani di un passaggio elettorale che ha visto l'Italia affermare con nettezza la sua vocazione europeista e il suo prestigio europeo. 
  Ecco perché l'appuntamento del Consiglio d'Europa del 26 e del 27 giugno e dell'apertura del nuovo semestre, il prossimo 1o luglio saranno momenti di straordinaria importanza, di straordinaria speranza per i cittadini italiani ed europei. 
  I segnali della volontà di imprimere una svolta profonda nelle politiche dell'Unione si leggono già in queste ore, nel metodo assunto e nella costruzione dei nuovi assetti delle istituzioni europee, chi guida, e soprattutto nella definizione di una nuova piattaforma che metta finalmente al centro la crescita, l'occupazione e il rilancio degli investimenti. 
  La determinazione con cui il Governo italiano persegue l'obiettivo delle riforme che il nostro Paese attende da decenni è la dimostrazione che il cambiamento è possibile, in Italia e in Europa. Per questo motivo, la fiducia è il capitale più importante sul quale investire nel disegnare il cammino futuro dell'Europa. In questa cornice, signor Presidente, sappiamo di poter contare sulla consapevolezza del suo Governo e dell'Europa rispetto all'importanza delle questioni ambientali e alla rilevanza delle partite che si giocheranno nei prossimi mesi, a livello europeo e globale, in materia di clima e di energia. 
  Appena qualche giorno fa, il presidente dell'Autorità per l'energia elettrica, nella sua relazione annuale, ha sottolineato come un mercato dell'energia più efficiente non possa che essere un mercato più europeo, perché il futuro energetico e produttivo di ogni Paese dipenderà, in larghissima parte, da percorsi energetico-ambientali che non conoscono frontiere. In questo senso, il semestre italiano di Presidenza può davvero rappresentare un momento di svolta per l'elaborazione di un disegno strategico di largo respiro.

Le vicende degli ultimi mesi, la crisi russo-ucraina, l'alleanza siglata tra Russia e Cina, la svolta del Presidente Obama sulla riduzione di emissioni di CO2 e il drastico cambiamento del mercato in seguito alla crisi economica costringono l'Europa ad agire rapidamente e risolutamente, pena l'irrilevanza sullo scenario globale, ad abbandonare lo sguardo breve di politiche energetiche nazionali a mosaico e ad impegnarsi nell'elaborazione di un piano energetico continentale, che le consenta di diventare protagonista, alla pari degli altri grandi attori mondiali. 
  La sfida che la Presidenza italiana può mettere in campo nei prossimi mesi attorno ai temi dell'energia e dello sviluppo sostenibile ha in sé il valore di una svolta epocale, spalancando l'opportunità di ridisegnare un modello di sviluppo così come finora lo abbiamo conosciuto e praticato, di rilanciare la crescita e l'occupazione sulla base di politiche realmente innovative, capaci di misurarsi con i temi della finitezza delle risorse naturali, scommettendo, come lei ha giustamente ricordato, sull'innovazione tecnologica e con un'idea di sostenibilità che sia insieme ambientale ed economica, sposando, insomma, con convinzione, la strada della green economy
  Del resto, l'Europa ha già intrapreso da tempo un percorso di leadership virtuosa nel campo della lotta ai cambiamenti climatici, indicando nuove direttrici per le politiche energetiche continentali e assumendo anche un ruolo da protagonista nei negoziati internazionali per la conclusione di un accordo globale sul clima nella Conferenza che si terrà a Parigi nel 2015. Come noto, l'Europa ha adottato nel 2008 un primo «pacchetto clima ed energia», con il quale sono stati fissati, per la prima volta al mondo, obiettivi precisi per ridurre le emissioni climalteranti, sviluppare le fonti rinnovabili e promuovere l'efficienza energetica. 
  Queste misure hanno avuto un effetto economico anticiclico importante, pure in un contesto di forte crisi economica. Le politiche europee in materia di clima ed energia hanno aperto nuovi mercati, creato migliaia di imprese e milioni di posti di lavoro. Riducendo la dipendenza energetica e permettendo lo sviluppo e la diffusione della generazione distribuita, le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica sono già un'alternativa credibile al monopolio dei combustibili fossili in termini di approvvigionamento energetico.

 L'esperienza degli ultimi anni ha già dimostrato che le politiche su clima ed energia sono leve reali per rilanciare una crescita sostenibile, creare maggiore occupazione e rendere più sicure le nostre forniture energetiche. Naturalmente, come in tutti i cambiamenti strutturali, sappiamo bene che la riconversione del sistema energetico pone anche una serie di sfide e di criticità, che il nostro Paese sta già affrontando, e così deve fare l'Europa. 
  Oggi è importante gestire l'ulteriore sviluppo di tecnologie verdi con il minimo di incentivi, favorendo l'autoconsumo energetico e il massimo di contributo positivo al sistema produttivo, grazie a un'attenzione particolare alla ricerca, all'innovazione e alla capacità di creare un tessuto industriale nazionale ed europeo. Allo stesso tempo, occorre intervenire con decisione per ridurre i costi della burocrazia, attraverso una semplificazione delle procedure amministrative, a sostegno degli interventi e degli investimenti in questo settore. 
  È prioritario, poi, realizzare il mercato unico dell'energia, anche adattandolo alle specificità delle tecnologie rinnovabili e di efficienza energetica, potenziare la rete nazionale, integrarla maggiormente con quella europea, sviluppare gli accumuli di energia e le reti intelligenti, in modo di creare una maggiore flessibilità del sistema. La complessità delle questioni rende necessario che la politica europea in materia di energia e di clima definisca un equilibrio avanzato tra gli obiettivi climatici e ambientali e la competitività dell'industria europea, assicurando prezzi dell'energia accessibili, crescita, innovazione e sicurezza dell'approvvigionamento.

 Per questo motivo, signor Presidente, siamo certi che il dibattito in corso a livello europeo sul nuovo pacchetto clima-energia per il 2030 vedrà orientato il nostro Paese verso obiettivi ambiziosi con una sintesi avanzata tra le proposte della Commissione europea e quelle del Parlamento europeo. In particolare l'obiettivo dell'efficienza energetica, oltre a quelli della riduzione delle emissioni e della quota di rinnovabili, pensiamo debba diventare un tratto caratterizzante della prossima proposta di obiettivi al 2030. 
  Non possiamo dimenticare, peraltro, che l'Europa e quindi l'Italia giocheranno un ruolo strategico anche in vista degli importanti appuntamenti dei negoziati in materia di clima e di energia: il vertice ONU sul clima di fine settembre e la conferenza mondiale sul clima di Parigi nel 2015, dalla quale ci auguriamo possa finalmente scaturire un accordo globale sul clima. 
  L'IPCC ha approvato recentemente la seconda e terza parte del V rapporto sul cambiamento climatico globale. Il volume su impatti, adattamento e vulnerabilità restituisce un quadro di impatti preoccupanti. Dal rapporto è emerso come i cambiamenti climatici possano introdurre disparità economiche in Europa, favorendo le regioni meno colpite e aggravando quelle più esposte, proprio come l'area mediterranea. E non possiamo dimenticare quali sono i costi dell'adattamento, ma soprattutto i costi infinitamente più elevati di mancate politiche di adattamento e di mitigazione. 
  La Commissione ha già presentato la sua propria strategia europea e l'Italia ha avanzato la propria proposta di strategia nazionale di adattamento, che crediamo debba essere conclusa in tempi brevi. La sfida per l'Italia e per l'Europa in uno scenario globale è trasformare il rischio causato dai cambiamenti climatici in una piattaforma di azioni per lo sviluppo sostenibile dell'intera società. 
  Nel secondo semestre di quest'anno l'Italia non sarà solo l'Italia, ma guiderà l'Europa, avrà un ruolo speciale e anche grandi responsabilità. Siamo convinti che in questi mesi si potranno costruire le condizioni perché l'Europa parli con una voce forte e univoca e possa esercitare un'autorevole influenza sugli altri Paesi europei, e non solo europei, perché si arrivi entro il 2015 a un accordo globale sulla riduzione delle emissioni e sul contrasto ai cambiamenti climatici. 
  Signor Presidente – e concludo – affidiamo a lei e al suo Governo, per il ruolo decisivo che andrà ad assumere, la convinzione che ambiente e sviluppo economico non sono in conflitto tra loro, ma al contrario parti complementari di un progetto che vede nella sostenibilità la chiave di volta per superare finalmente una crisi che è insieme economica, sociale e ambientale e cambiare verso finalmente anche in questo campo, aprendo una stagione di sviluppo e di benessere per l'Italia e per l'Europa.