Data: 
Mercoledì, 22 Ottobre, 2014
Nome: 
Maria Stella Bianchi

Signor Presidente, ringrazio il Presidente del Consiglio per le comunicazioni che ci ha fatto oggi. Io trovo molto condivisibile l'espressione che ha usato: l'Italia deve avere la linea delle ambizioni massime nel Consiglio europeo che si apre domani e dopodomani a Bruxelles e nel prosieguo del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea.
  Linee di ambizioni massime sul pacchetto «clima-energia 2030» significa quello che il Presidente ricordava: arrivare subito all'adozione del pacchetto, nonostante ci siano Paesi che hanno delle difficoltà per il loro particolare mix energetico – Polonia, i «Paesi Visegrád», così gli diamo un nome –, ma è importante arrivare subito all'adozione di questo pacchetto «clima-energia», con gli obiettivi che prevedono: una riduzione del 40 per cento della CO2 al 2030 rispetto al 1990; un aumento delle energie rinnovabili dal 27 – speriamo – al 30 per cento, come sentivamo prima; un obiettivo di efficienza energetica al 30 per cento; un obiettivo di interconnessioni, che sono particolarmente importanti.
  Noi dobbiamo darci l'obiettivo, come Paese trainante dell'Unione europea, di contribuire a costruire un mercato unico, finalmente, dell'energia, che è una delle chiavi fondamentali, se vogliamo davvero affrontare la questione della sicurezza energetica e della diversificazione degli approvvigionamenti energetici in modo efficace. Allo stesso modo, le connessioni est-ovest, ma anche le connessioni nord-sud: io sono certa che il Governo, quando ragiona di connessioni nord-sud, ragiona anche di come sviluppare le connessioni con gli impianti solari a grande produzione che si stanno sviluppando nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma che sono in Africa, dove ci sono già consistenti investimenti di imprese europee e dove anche le imprese italiane potrebbero giocare un ruolo da protagoniste.
  Dunque, è necessario arrivare subito all'adozione del pacchetto «clima-energia 2030», perché dobbiamo corrispondere a quella che è la sfida della nostra generazione: il clima, i cambiamenti climatici sono davvero le emergenze che dobbiamo affrontare. Noi abbiamo già raggiunto una concentrazione di parti per milione di CO2 superiore alle 400 parti per milione. Ricordo a tutti noi che la soglia prudenziale fissata dagli scienziati che fanno parte dell'organismo delle Nazioni Unite è di 456 parti per milione: dunque, ci stiamo avvicinando in modo molto rapido e molto pericoloso alla soglia prudenziale oltre la quale scatta un aumento della temperatura media globale di oltre 2 gradi centigradi rispetto al periodo precedente alla rivoluzione industriale.
  Questa soglia prudenziale dei 2 gradi è un elemento decisivo, è una soglia che non possiamo oltrepassare, perché, oltre questa soglia, semplicemente, gli scienziati non riescono a prevedere quali possono essere gli impatti letteralmente catastrofici sul pianeta Terra. Oltre questa soglia, il fenomeno combinato di innalzamento del livello dei mari provocato dallo scioglimento dei ghiacciai, gli eventi eccezionali estremi di desertificazioni, di bombe di calore, ci consegnerebbero un pianeta che non è affatto quello nel quale noi siamo abituati a vivere, un pianeta nel quale le generazioni future non potrebbero continuare a vivere come noi abbiamo fatto finora.
  La scienza è chiara: il 95 per cento degli scienziati dà un consenso pressoché unanime al fatto che i cambiamenti climatici sono in atto e che i cambiamenti climatici sono prodotti dall'attività dell'uomo; sono prodotti dalle emissioni di gas serra, che derivano dal fatto che viene utilizzata ancora energia prodotta da carbone, da petrolio e da gas.
  Il meccanismo, anche questo, è molto semplice ed è questo: bruciando petrolio, carbone e gas si emettono gas serra, in particolare anidride carbonica, che vanno a modificare l'atmosfera, l'atmosfera modificata trattiene una maggiore quantità di radiazioni solari e questo porta ad un aumento della temperatura media globale. È talmente semplice che non voler vedere che i cambiamenti climatici dipendono dall'azione dell'uomo e dal fatto che si continuano a bruciare carbone, petrolio e gas può far venire qualche dubbio su a chi conviene che questo meccanismo così semplice non sia così chiaro all'opinione pubblica e ai cittadini. Ma, appunto, noi abbiamo la consapevolezza che questo è e, per fortuna, abbiamo un Governo, che ora guida il semestre di presidenza europea, che si dà su questo obiettivo ambizioni massime.
  Abbiamo, quindi, l'adozione del pacchetto clima-energia come base per arrivare all'accordo di Parigi del 2015 che dovrà essere un accordo globale e vincolante che impegni tutti i Paesi alla riduzione di emissioni di gas serra e al quale si arriverà con una tappa a Lima, a dicembre di quest'anno, nel consueto appuntamento annuale promosso dalle Nazioni Unite. Un accordo europeo al 2030 è importante anche per realizzare quell'obiettivo al 2050 che il Presidente del Consiglio richiamava nel suo intervento a New York al vertice straordinario promosso dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, quando, appunto, ricordava come già l'Unione europea si sia data al 2050 l'obiettivo di, sostanzialmente, azzerare le emissioni e quindi ridurle di una percentuale pari all'80-95 per cento rispetto ai livelli del 1990. Azzerare le emissioni al 2050 è ciò che è necessario fare per riuscire a rimanere al di sotto di quella soglia prudenziale che richiamavo prima, per evitare un aumento superiore ai due gradi della temperatura media rispetto ai livelli precedenti alla rivoluzione industriale.
  Sono indispensabili le azioni di mitigazione che sono contenute in questo pacchetto clima-energia, dobbiamo fare una vera e propria trasformazione del nostro modo di produrre e di consumare energia, dobbiamo abbandonare in modo rapido e sistematico l'uso di combustibili fossili e passare all'efficienza energetica, alle rinnovabili, dobbiamo promuovere l'uso, gli investimenti e, quindi, la funzionalità di reti intelligenti, l'efficienza energetica sugli edifici, l'efficienza energetica nei processi produttivi, le nostre città devono diventare intelligenti, le nostre città consumano l'80 per cento delle risorse, quindi, lì c’è una vera sfida da vincere e così è anche per il sistema dei trasporti.
  Qui si tratta di fare delle azioni che sono certamente azioni di profondissima trasformazione, ma che sono la chiave essenziale anche per aumentare la competitività del nostro Paese. Certamente, ci sono i vincoli di bilancio delle imprese che vanno rispettati e certamente ci sono costi che vanno rispettati, ma noi non possiamo non vedere che la sfida della competitività futura si gioca su questi piani. Non possiamo non vedere che, ad esempio, il piano di investimenti annunciato dalla Commissione Juncker, votato oggi dal Parlamento europeo – e approfitto di questa occasione per fare di nuovo tutti gli auguri di buon lavoro a Federica Mogherini che diventa vicepresidente della Commissione europea, Rappresentante della politica estera e per la politica di sicurezza e di difesa comune – che prevede investimenti pari a 300 miliardi di euro, è anche proprio sulle infrastrutture energetiche del futuro, anche proprio sulle reti intelligenti. Quindi, è evidente che lì c’è una partita fondamentale.Se noi vogliamo ragionare di competitività delle imprese dobbiamo consentire alle imprese di essere nei nuovi mercati, dobbiamo metterle in condizione di partecipare ai nuovi mercati che si aprono. Sarebbe davvero molto opportuno se noi immaginassimo, finalmente, una politica industriale in questo Paese che non la vede da anni e che questa politica industriale consentisse alle nostre imprese di diventare campioni nei settori emergenti del futuro. Settori nei quali le imprese vanno già. Le nostre imprese meccaniche – forse sappiamo ancora troppo poco quanto le esportazioni italiane siano trainante dalle imprese meccaniche – sono all'avanguardia nella realizzazione di macchinari e nell'uso di processi produttivi che risparmiano energia, sono efficienti dal punto di vista energetico e dal punto di vista dell'uso delle risorse, sono già su una frontiera di sviluppo nel quale tutte le altre imprese italiane dovrebbero essere incoraggiate ad andare, altro che limitarsi a guardare alla miope contabilità giorno per giorno dei costi delle imprese. Certo, vanno sostenuti gli investimenti necessari e vanno sostenuti gli sforzi necessari, ma dobbiamo anche saper guardare dove le imprese si possono sviluppare nel futuro.
  Dunque gli investimenti per la mitigazione, gli investimenti necessari a vincere la sfida dei cambiamenti climatici sono la chiave per la competitività futura del nostro Paese e sono anche un elemento essenziale per creare lavoro. Nell'Unione europea sono stati persi 27 milioni di posti di lavoro, se noi vogliamo trovare una possibilità di ricreare posti di lavoro dobbiamo certamente andare ad investire e a promuovere i settori che hanno un più alto potenziale di crescita e un più alto potenziale di possibilità di creazione di posti di lavoro.
  Questi vengono indicati normalmente nei settori che hanno a che fare con la sanità, con i servizi sanitari, nei settori che hanno a che fare con l’information technology, quindi con le nuove tecnologie di comunicazione, e poi nei settori che hanno a che fare esattamente con questo, con l'efficienza, con le rinnovabili e con il recupero e il riciclo di materia. Quindi, affrontare con efficacia, adottare con immediatezza gli interventi necessari alla mitigazione ci consente di aprire nuovi mercati per le imprese.
  E, poi, c’è una partita fondamentale per il nostro Paese, che è quella dell'adattamento. Noi veniamo da settimane di veri e propri lutti, che hanno funestato tutta Italia, da Genova alla provincia di Trieste, dalla Maremma a Parma, dalla provincia di Alessandria e, prima ancora, la Puglia, la provincia di Belluno, Senigallia, la Sardegna. Il nostro è un territorio fragile che ha bisogno di interventi di messa in sicurezza, ma è anche un territorio che deve avere la consapevolezza che sta subendo eventi atmosferici eccezionali, che sta subendo già l'impatto dei cambiamenti climatici. Genova era afflitta da temporali autorigeneranti che si autorigeneravano perché il mare davanti a Genova aveva una temperatura media superiore a quella del periodo. Non vedere questo e non ricordarsi che lì c’è un fiume, il Bisagno, interrato, che corre sotto la stazione principale di Genova, è qualcosa che credo non possiamo più permetterci di fare.
  E, quindi, subito procedure più semplici, subito le risorse da spendere con efficacia, ma anche l'adozione immediata, davvero da adottare al più presto, della strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e, concludo Presidente, la sfida che abbiamo davanti, quella dei cambiamenti climatici, è la sfida della nostra generazione. È una sfida che noi possiamo vincere, che ci può dare anche grandi opportunità di crescita, di creazione di lavoro, di sviluppo. A me ha molto colpito un'espressione che riporto anche qui in Aula. La nostra è...Concludo con questa espressione, Presidente. La nostra è la prima generazione che subisce l'impatto dei cambiamenti climatici ed è l'ultima che può vincere la sfida dei cambiamenti climatici. La prossima potrà solo essere messa al sicuro da quello che noi abbiamo fatto o subirli. E questo ci dice quanto è importante che noi vinciamo, ora, la sfida dei cambiamenti climatici. Grazie.