Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, c'è una cosa che pochi dimenticano, anche se ormai sono passati molti giorni e sono accaduti molti fatti dal gesto tracotante e azzardato con cui l'8 agosto del 2019 il senatore Salvini ha seppellito l'esperienza del Governo sovranista. In pochi dimenticano - così come testimoniano le grida dei colleghi della Lega - la ragione per la quale quel Governo sia entrato in crisi ben prima di quell'8 agosto e perché è nato questo Governo. Quel Governo, e in particolare la Lega dentro quel Governo, aveva una posizione pericolosa, insostenibile sulle alleanze internazionali e nei confronti dell'Europa ed è così vero che i colleghi della Lega stanno rivedendo profondamente la loro linea di politica estera. Quelle posizioni erano delle posizioni dannose per l'Italia. All'Italia, lo abbiamo visto con la vicenda del Next Generation EU, non fa bene mettersi in un angolo e pensare di fare da sola. L'Italia, il nostro Paese, dà il meglio quando partecipa alle decisioni internazionali, quando si siede al tavolo con gli altri e propone delle soluzioni. Proprio come è successo con il Next Generation EU - da lei fortemente sostenuto con il lavoro del Ministro Amendola e del Ministro Gualtieri - un pacchetto che contiene idee e proposte venute da italiani. Il fondo SURE contro la disoccupazione, che è stato pensato da Pier Carlo Padoan quando era Ministro, e il Recovery Fund, che è proprio un'idea del Commissario italiano Paolo Gentiloni e del Commissario francese Thierry Breton. Si vede, si vede che questo Governo è diverso dal Governo precedente anche sulla politica estera. L'Italia per fortuna non è più in compagnia dell'Ungheria a bloccare le decisioni di politica estera. Bene, bene che l'Italia sia d'accordo con le sanzioni a Lukashenko e a chi è coinvolto nella nell'avvelenamento di Navalny. Il rifiuto della Russia di Putin di favorire un'indagine indipendente e la continua disinformazione su questo caso gravissimo richiedono risposte dure. È così, stando insieme agli altri Paesi europei, che si dà energia e peso alla forza tranquilla dell'Unione Europea nel mondo. Presidente, però su questo punto della politica estera chiediamo un po' più di coraggio all'Italia che abbiamo in mente. Non basta allinearsi alle decisioni europee. Lo dico in particolare pensando alla Bielorussia, alle centinaia di migliaia di persone che ogni domenica, nonostante gli arresti, nonostante le violenze, nonostante i rischi di stupro scendono in piazza in tante città di quel Paese. Il coraggio di quelle persone deve smuoverci! Le dichiarazioni di prammatica sulla Bielorussia hanno fatto il loro tempo. In politica estera contano i gesti, servono i simboli. Ci sono state due delegazioni parlamentari del nostro partito, una guidata dall'onorevole Boldrini, di cui facevo parte anch'io, che ha incontrato la Presidente eletta della Bielorussia Svetlana Tikhanovskaya, e una, più recente, che è stata con gli onorevoli Pollastrini e Orlando a Minsk, a incontrare i dimostranti. Uno dei pochi gruppi di parlamentari europei che si è avventurato fino a lì, a portare solidarietà, ad ascoltare, a cercare di capire. Su questo il Governo segua. Non bastano le parole, servono dei gesti Presidente. Facciamo tutto il possibile perché con un gesto noi possiamo dare una grande speranza quei dimostranti che mostrano ogni domenica un coraggio che è davvero straordinario e una capacità di protestare senza scadere nelle provocazioni e nella violenza. C'è un'altra questione di giustizia sulla quale sarebbe bello vedere un protagonismo più forte dell'Italia: lo ha detto lei oggi, è la questione delle donne. Di tutte le ingiustizie ce n'è una infatti che è particolarmente odiosa perché coinvolge la maggioranza della popolazione: le donne. È proprio questa questione, quella del divario tra le opportunità degli uomini e delle donne, tra le fatiche che si sobbarcano quotidianamente le donne e gli uomini. Questa è una grande questione europea e dentro l'Europa è una grandissima questione italiana. Il Recovery Fund è l'occasione per superare questo divario e l'Italia, proprio perché è così in ritardo, può a livello europeo far diventare questo tema un tema politico prioritario. Presidente, sa qual è il miglior Paese al mondo in cui nascere donna? È l'Islanda. Lo ha ricordato l'ISPI pochi giorni fa; poi ci sono la Norvegia, la Finlandia e la Svezia, i soliti Paesi. Sa qual è la posizione dell'Italia? Noi siamo settantaseiesimi su 150 Paesi. Siamo buoni ultimi tra i Paesi europei e, soprattutto, siamo superati da tanti Paesi con molti meno mezzi dei nostri ma che, comunque, riescono a far vivere una vita più giusta meno faticosa alle loro cittadine. Questo è incomprensibile. Sappiamo bene che i Paesi crescono quando le donne lavorano, i figli nascono quando le donne guadagnano, le società prosperano quando le donne partecipano. Eppure in Italia questa non è ancora una questione prioritaria ed è una delle ragioni per cui l'Italia da troppo tempo si trova in una situazione bloccata. Le donne italiane purtroppo sono abituati a trovare lavoro meno che in Germania, meno che in Francia e persino meno che in Spagna. Sono abituate a guadagnare il 30 per cento degli uomini che fanno il loro stesso lavoro con le stesse qualifiche; sono abituate a fare in casa i due terzi del lavoro di cura non pagato, con i bambini, con gli anziani e con i parenti che si trovano in difficoltà. Sono abituate, Presidente, ma non vuol dire che non siano arrabbiate, stanche deluse dalla politica, non vuol dire che quelle donne, oggi ancora più in difficoltà a causa del COVID, debbano continuare a fare così tanta fatica, non vuol dire che questo sia giusto per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa volta, Presidente il suo Governo ha un'occasione storica. Ha fatto bene lei oggi a fare proprio l'impegno sull'occupazione femminile: se deciderà di andare fino in fondo, il suo Governo non si troverà solo. Come diceva la collega Muroni, c'è un lavoro che qui alla Camera abbiamo fatto, con la guida dell'onorevole Boldrini, con l'Intergruppo donne; ma c'è anche fuori dal palazzo una grandissima mobilitazione di donne e di uomini . C'è una petizione popolare, che lei ha ricevuto, “Il giusto mezzo”, che ha raccolto 40 mila firme in una sola settimana e che continua a raccogliere firme. A lei si sono rivolte in tante e in tanti: solo ieri ha ricevuto una lettera firmata da tante personalità del mondo dei sindacati, dell'università, del lavoro, della politica. Tutti loro, tutte loro chiedono una cosa in più, oltre all'impegno che lei ha preso oggi in quest'Aula, che è un impegno importante. Chiedono una cosa che io voglio ribadire: lei destini metà delle risorse del Recovery Fund per le donne. Non il 20 per cento, non il 30 per cento: la metà. Lo faccia, perché fa bene all'Italia; lo faccia perché è giusto.
Discussione generale
Data:
Mercoledì, 14 Ottobre, 2020
Nome:
Lia Quartapelle Procopio