Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, il Consiglio europeo a cui prenderà parte il 15 e 16 ottobre segna un passaggio decisivo per le sfide che il continente europeo ha davanti a sé. Sappiamo che sono diversi i temi che verranno discussi - la relazione tra l'Unione europea e il Regno Unito, le relazioni tra l'Unione europea e il continente africano e altre questioni rilevanti di politica estera -, ma non può sfuggire a nessuno di noi la priorità assoluta della questione legata alla risposta dell'epidemia, che deve vedere le istituzioni comunitarie e gli Stati membri uniti e determinati nel gestire in modo coordinato il preoccupante aumento dei contagi, il rafforzamento dei sistemi sanitari nazionali, utilizzando tutte le opportunità e le risorse finalizzate a questo obiettivo, lo sviluppo e la distribuzione universale del vaccino, per garantire a tutte le cittadine e i cittadini europei di poter proteggere la propria salute, e il sostegno all'occupazione alle imprese colpite dagli effetti economici e sociali della crisi pandemica.
Questo è il momento dell'Europa, ha affermato alcune settimane fa la Presidente von der Leyen, nel suo discorso allo stato dell'Unione. Non sarebbe stato possibile usare quelle parole senza il contributo determinante che l'Italia ha messo in campo in questi mesi, con l'azione del nostro Governo e dei nostri rappresentanti in Europa per affrontare l'emergenza sanitaria e porre le basi per una stagione di crescita sostenibile, equa e inclusiva. Il programma Next Generation EU è la cifra di un cambiamento radicale dell'Unione europea, che ha saputo superare la paura, la divisione tra gli Stati membri, per reagire, su basi nuove e solidali, alla più grande prova della nostra storia ed è anche il fallimento - lasciatemelo dire - dei sovranisti, che scommettevano e continuano a scommettere, come abbiamo sentito poco fa, sull'isolamento del nostro Paese e sulla sconfitta del progetto europeo. Forse è per questo che parlate di altro: rassegnatevi, non è così. Certo, dobbiamo essere consapevoli della portata della sfida, che è enorme, e anche del risultato, tutt'altro che scontato, ma anche della chiarezza degli obiettivi e della potenza degli strumenti che sono stati messi in campo.
Ieri, signor Presidente, il suo Governo ha ricevuto un mandato molto forte dal Parlamento sulle priorità per la predisposizione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Non una vittoria dell'Esecutivo e della maggioranza, come ha bene sottolineato il Ministro Amendola, ma un elemento di forza su cui l'Italia potrà contare e che lei siamo certi saprà far pesare nel confronto europeo per condurre in porto la trattativa complessa in corso e per impiegare, in modo efficace, le risorse mobilitate dai programmi europei.
E allora, l'opportunità data dal programma ci mette di fronte a una responsabilità che non possiamo fallire. Non si tratta solo di affrontare problemi generati dall'emergenza sanitaria, ma di aggredire debolezze e colmare i divari strutturali. Quindi, non un'azione di restaurazione, ma un processo radicale di modernizzazione del nostro Paese: digitalizzazione, rivoluzione verde, infrastrutture per la mobilità, istruzione, formazione e ricerca, equità sociale, di genere, territoriale sono le missioni da perseguire per affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Costruire una nuova fase di crescita che sia equa e sostenibile significa coniugare la sfida ambientale con quella economica e sociale, per evitare che i costi della transizione pesino sulle fasce fragili e che il rilancio passi da politiche dannose per l'ambiente. Non si tratta solo di riparare e recuperare per il qui ed ora, ma di plasmare un mondo migliore per vivere domani.
Non a caso, nell'agenda del Consiglio europeo dei prossimi giorni un peso preponderante lo avrà la questione legata ai cambiamenti climatici e al progresso che l'Europa sta compiendo in questa direzione. I cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono una minaccia enorme per l'Europa e per il mondo. La crisi climatica non si è arrestata per effetto della pandemia: gli squilibri economici, le disuguaglianze sociali e territoriali, i conflitti, gli effetti drammatici, che già il cambiamento climatico determina sulla sicurezza e la qualità della vita dei cittadini europei, sono un'emergenza da affrontare con la stessa determinazione che stiamo impiegando nel contrastare la crisi sanitaria. Ci basti guardare alle tragiche vicende che hanno colpito i territori del Piemonte, della Lombardia e della Liguria solo qualche giorno fa per rendercene conto.
Ho ascoltato con un certo stupore le dichiarazioni di alcuni colleghi delle opposizioni contro un impegno più deciso sul clima, voci che venivano dagli stessi banchi da cui, qualche giorno fa, si alzavano voci critiche e feroci sugli appelli alla necessità di fronteggiare i cambiamenti climatici. Forse dovremmo ricordarci di questo, di questo stiamo parlando quando affermiamo con forza la necessità di un impegno non più rinviabile, e di questo tema l'Europa ha fatto un tratto caratterizzante della sua nuova identità politica. Fin dall'insediamento della nuova Commissione, la Presidente von der Leyen ha caratterizzato il suo mandato per un'attenzione decisa nella lotta contro i cambiamenti climatici. Il primo punto dell'azione politica è stato quello di avviare un ambizioso Green Deal per rendere l'Europa il primo continente a neutralità climatica al 2050. Questo significa sostenere la ripresa economica, grazie alle tecnologie verdi, sviluppare industria, trasporti sostenibili, promuovere l'uso efficiente delle risorse, passando a un'economia circolare e pulita, ripristinare la biodiversità e ridurre l'inquinamento. E significa anche garantire un sostegno mirato alle regioni, ai settori nella direzione di una transizione giusta, perché nessuna persona e nessun territorio sia lasciato indietro. In questo quadro, si inserisce la proposta di marzo, della Commissione europea, di una prima legge europea sul clima, per trasformare un impegno, che è politico, in un obbligo giuridico, rendendo questo impegno vincolante per gli Stati membri. Sappiamo che la Commissione ha reso esplicita, a settembre, la proposta di innalzare l'obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030 al 55 per cento e, la scorsa settimana, il Parlamento europeo, con il voto del gruppo dei Socialisti e Democratici, ha approvato la propria posizione negoziale, chiedendo un ulteriore innalzamento del target al 60 per cento, chiedendo che ogni iniziativa della Commissione sia in linea con gli obiettivi climatici e che ci si impegni per eliminare, gradualmente, le sovvenzioni ai combustibili fossili entro il 2025.
Sappiamo, signor Presidente, che la discussione su questo punto è aperta e che il prossimo Consiglio europeo svolgerà un dibattito che è ancora di orientamento, quindi non decisivo, tuttavia abbiamo apprezzato, condiviso le sue parole rispetto alla volontà del nostro Governo di sostenere in quella sede la necessità di una strategia ambiziosa. Non sfugge a nessuno quanto una leadership europea su questi temi sia decisiva per non compromettere la possibilità di realizzare gli impegni fissati dagli Accordi di Parigi a distanza di cinque anni dalla loro sottoscrizione e per attuare gli obiettivi dell'Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. Decidere di perseguire con decisione questa strada, tuttavia, non è solo una questione etica e di responsabilità verso le generazioni future: vuol dire predisporre il nostro Paese e il nostro sistema economico ad utilizzare al meglio tutte le opportunità offerte dalla nuova stagione di programmazione europea. Il 40 per cento - lo ha ricordato - dei fondi del Next Generation EU sarà investito negli obiettivi della transizione ecologica. Il quadro finanziario pluriennale per i prossimi sette anni prevede, a negoziato ancora in corso, di destinare almeno il 30 per cento della spesa complessiva alle azioni per il clima. Il Fondo per la transizione giusta, la strategia Farm to fork per rendere sostenibile il sistema alimentare, la discussione sulla politica agricola comunitaria, ci confermano come la sostenibilità sarà un tratto caratterizzante di tutte le politiche economiche europee e per questo le chiediamo anche in questa sede, signor Presidente, di dedicare la massima cura e attenzione al ruolo che il nostro Paese avrà nello scenario internazionale già nei prossimi mesi: la Copresidenza della Cop 26 e la Presidenza italiana del G20 che, come ha ricordato, avrà al centro della propria agenda proprio una nuova stagione di prosperità che si fonda sulla cura delle persone e del pianeta. La sfida ai cambiamenti climatici è connessa al benessere, alla qualità e alla sicurezza della vita dei cittadini italiani ed europei e alla possibilità di costruire un mondo più forte e più giusto, dove realizzare il nostro futuro trasformando con radicalità la nostra economia e la nostra società. Non a caso, signor Presidente, ho concentrato tutto il mio intervento su questo tema perché quella che lei si appresta ad affrontare in Europa non è una delle questioni: è la questione intorno a cui si potranno aggregare le energie migliori del nostro Paese ma anche il consenso dei cittadini che sempre di più comprendono come una proposta di superamento degli egoismi in direzione della tutela dell'ambiente sia davvero la chiave risolutiva di molti dei nostri problemi quotidiani e anche della sensazione di mancanza di prospettive e di angoscia per il futuro. Noi questo futuro lo possiamo costruire e cambiare se sapremo cogliere ognuna delle occasioni che ci si offrono e a lei, Presidente, il compito, che sappiamo svolgere con competenza ed efficacia, di portare in Europa una posizione italiana consapevole e decisa come ha già fatto in questo travagliato periodo in molte circostanze. A lei però anche un altro compito e al suo Governo, il nostro Governo, che è strettamente connesso ai risultati che avremo, cioè di rendere tutto il Governo coeso intorno agli obiettivi ambientali, non come proclami generici ma come concrete e utili opportunità d'azione, un Governo che metta in campo competenze e conoscenze indispensabili a immaginare e a realizzare il nostro futuro. Anche di questa necessità sappiamo che con il nostro sostegno saprà farsi interprete continuando a rafforzare la credibilità e il protagonismo dell'Italia in Europa.