Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 23 Marzo, 2022
Nome: 
Piero De Luca

Grazie Presidente. Il 24 febbraio 2022 è cambiato il corso della storia. Dopo la tragedia di due grandi guerre mondiali nel secolo scorso, un nuovo conflitto è sorto nel cuore dell'Europa. Il primo messaggio che riteniamo doveroso ribadire, allora, oggi, è netto: la guerra è uno strumento di morte e orrore; punto. Non si ricorre alla guerra per comporre divergenze o risolvere controversie internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non è tollerabile utilizzare la guerra quale strumento di offesa e sopraffazione dei popoli o degli Stati, come sta facendo la Russia. Peraltro, alcune immagini che ci arrivano dall'Ucraina sono atroci: colpire civili in corridoi umanitari in fila per il pane, attaccare un ospedale pediatrico, compiere violenze a donne o bambine, distruggere un teatro, una scuola rifugio o intere comunità sono azioni che non possono lasciarci indifferenti; sono azioni criminali che vanno qualificate come tali.

Per questo, noi democratici condanniamo con forza quanto sta accadendo in Ucraina e non accettiamo ambiguità o equidistanza sul punto. L'azione russa non è un'attività di difesa della sicurezza nazionale: è una aggressione grave, ingiustificata e illegittima di un Paese sovrano; è un attacco alla libertà e all'indipendenza di un popolo che non aveva prodotto alcuna minaccia e al quale rivolgiamo piena vicinanza e solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vi siamo accanto, cari ucraini, e faremo il possibile per aiutarvi!”

Permetteteci di salutare nuovamente, oggi, il Presidente Zelensky, intervenuto ieri in Parlamento con un discorso di grande compostezza, forza, coraggio e dignità, che risuona ancora in quest'Aula. A lui e al popolo ucraino inviamo oggi un messaggio importante: noi democratici sosteniamo e sosterremo con convinzione il vostro percorso di adesione all'Unione europea: lo faremo nei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

L'Europa ha assunto decisioni storiche finora: chi si aspettava un'Unione debole e divisa si sbagliava. L'Europa ha reagito con unità e tempestività senza cedere ad alcun ricatto economico sulle forniture di gas e petrolio, mostrando a tutti che ci sono valori e principi non negoziabili. Chiariamolo bene: difendere l'Ucraina oggi vuol dire difendere l'Europa intera, vuol dire difendere i suoi valori profondi di democrazia, libertà e rispetto dei diritti umani e l'obiettivo prioritario perseguito finora dall'Unione è stato allora quello di chiedere un immediato cessate il fuoco e l'apertura di un tavolo negoziale tra le parti per arrivare a un nuovo equilibrio politico nella regione. Ed è la richiesta che, signor Presidente, ancora oggi Bruxelles deve portare avanti con decisione: tacciano le armi in Ucraina subito e si sostenga con determinazione una soluzione diplomatica per la pace. Questa è l'urgenza assoluta!

In assenza di segnali positivi da parte della Russia, tuttavia, l'Unione non poteva rimanere ferma e così non è stato. L'Unione ha adottato anzitutto sanzioni rigide per indebolire l'azione militare russa e indurre Putin a sedersi con serietà e sincerità, come lei ricordava ieri, al tavolo negoziale. L'Unione ha applicato per la prima volta la direttiva 2001/55, attivando un meccanismo straordinario di protezione temporanea per tutti i rifugiati che scappano dall'orrore della guerra. In pochi giorni, vale la pena ricordarlo, ha preso forma l'Europa della solidarietà e dell'umanità che è mancata in altri passaggi della storia recente del nostro continente e noi siamo orgogliosi della risposta che abbiamo dato, come europei, da questo punto di vista nelle scorse ore, in linea peraltro, con lo spirito solidaristico che ha da sempre contraddistinto il nostro Paese.

Da qui dobbiamo partire per realizzare nuovi corridoi umanitari e per ulteriori iniziative europee di solidarietà, accoglienza e integrazione.

Ma l'Europa ha fatto anche altro: ha assicurato e sta assicurando un sostegno alla popolazione ucraina nella resistenza, a difesa della propria libertà. Sul punto vorremmo essere chiari: l'Unione ha il dovere di essere protagonista nel promuovere una soluzione di pace, ma fin quando la Russia non interrompe i propri attacchi non possiamo abbandonare al proprio destino la comunità ucraina e girarci dall'altra parte. Non supportare il popolo ucraino nella propria difesa oggi non vuol dire lavorare di più o meglio per la pace, vuol dire semplicemente avallare questa inaccettabile aggressione e fare il gioco delle autorità russe.

L'Europa non sta cercando o provocando la guerra, chiariamolo, sta chiedendo e difendendo la pace e la fine del conflitto e dell'ostilità. Questo sta facendo e deve continuare a fare l'Europa. In questo nuovo contesto appare allora non più rinviabile l'esigenza di realizzare una vera e propria Unione della Difesa. L'adozione della Bussola strategica, qualche giorno fa, è una decisione storica che va nella giusta direzione.

È tempo di costruire una difesa comune, in piena sinergia con la NATO, per rafforzare il peso e l'autorevolezza internazionale dell'Unione. Questo è il momento e, al riguardo, chiediamo che l'Italia continui a fare la propria parte e per questo respingiamo con forza le minacce ricevute o inviate da Mosca ai nostri parlamentari e condanniamo gli attacchi inaccettabili rivolti al Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che salutiamo e ringraziamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), insieme a tutte le Forze armate, per il delicato lavoro che stanno svolgendo in queste ore difficili.

Ecco il contesto in cui domani, a un mese dall'inizio delle ostilità, il Consiglio discuterà di come affrontare questa nuova crisi drammatica e inattesa.

L'Unione ha avuto la forza di attivare nei mesi scorsi una risposta straordinaria alla pandemia - lo ricordava bene, signor Presidente - grazie all'impegno, vogliamo ricordarlo oggi, illuminato di personalità come David Sassoli che ricordiamo con affetto ed emozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dobbiamo trarre insegnamento dalla visione e dal lavoro di David per assumere in queste ore ulteriori decisioni rivoluzionarie che segnino uno spartiacque definitivo tra l'Europa del passato e l'Europa del futuro.

È il momento, anzitutto, di realizzare l'Europa dell'energia, con acquisti e stoccaggi comuni e un impegno deciso sulle rinnovabili, un'Europa che sia in grado anche di porre prezzi calmierati nell'immediato e un sostegno forte a famiglie e imprese colpite dalla crisi economica. È il momento di ragionare poi su nuovi modelli di governance economica, va trasformato il Patto di stabilità in un patto per la crescita sostenibile per il prossimo futuro.

È il momento di creare, infine, nuove filiere industriali comuni, forti e integrate. È il momento, in altri termini, di costruire un'Unione davvero autonoma e sovrana, indipendente da un punto di vista strategico, economico e industriale.

Siamo a un bivio della storia, insomma, come ricordava già Jean Monnet, l'Europa si fa nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni apportate alle stesse. Oggi abbiamo due strade dinanzi a noi: possiamo fermarci all'attuale unione di Stati o proseguire verso gli Stati Uniti d'Europa. L'Italia, uno dei Paesi fondatori dell'integrazione europea, deve essere in prima linea nel promuovere questo salto di qualità, necessario per affrontare le emergenze del nostro tempo, per difendere i valori essenziali di libertà e democrazia e, soprattutto, per portare avanti la missione centrale essenziale del progetto comunitario: la pace, il bene più prezioso, la pace per la quale l'Europa ha vinto il premio Nobel nel 2012. Ricordiamolo: lo dobbiamo al popolo ucraino, lo dobbiamo alle vittime innocenti di questo drammatico conflitto, lo dobbiamo alle migliaia di cittadini russi che manifestano con coraggio contro la guerra e lo dobbiamo al futuro stesso del nostro continente e del nostro Paese.

Questo è l'impegno che abbiamo davanti e su questa linea noi siamo pronti, come Partito Democratico, a sostenere con forza il lavoro del Governo e il suo, Presidente del Consiglio, in Europa. Buon lavoro a lei e buon lavoro a noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia Viva).