Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, Presidente del Consiglio, l'occasione di questo Consiglio europeo non è certo una di quelle da farsi scappare. Dopodomani, a Bruxelles, si affronteranno argomenti da cui dipende la vita di decine e decine di milioni di persone e, tra questi argomenti, ci saranno anche quelli del vicinato meridionale e delle relazioni esterne dell'UE, che lei, Presidente, ha declinato quasi esclusivamente sul tema dei fenomeni migratori. Ho ascoltato con grande attenzione le sue parole su questo, Presidente, sperando di trovare un sano pragmatismo, ma devo ammettere, con dispiacere, che non l'ho assolutamente trovato. Ho trovato, invece, una buona dose di propaganda a uso interno e un approccio ideologico deteriore. Ma quando si va in Europa, Presidente, a rappresentare l'Italia, è meglio lasciare a casa le bandiere degli ideologismi e delle strumentalità. Perché? Perché non fa bene all'Italia. È meglio portare quelle dei valori e della concretezza, che una politica seria può e dovrebbe tenere tranquillamente insieme.
Lei parla spesso - l'ha fatto anche oggi - di difesa dell'interesse nazionale. Ma qual è l'interesse nazionale in questo caso? Creare tensioni internazionali con gli altri Paesi europei è nell'interesse nazionale? Costringere i principali Paesi europei a ricordarci gli obblighi del soccorso in mare e dell'accoglienza, cioè i diritti umani fondamentali, è nell'interesse nazionale? Dire che con questo Governo è finita la pacchia per l'Europa, come molti altri colleghi hanno ricordato oggi, è nell'interesse nazionale? Strizzare l'occhio a Polonia e Ungheria, che sono sorvegliati speciali dell'Europa, è nell'interesse nazionale? O, ancora di più, abolire la protezione umanitaria, come ha fatto l'attuale Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, allora Ministro dell'Interno, creando dalla sera alla mattina, in pochi mesi, 30.000 nuovi irregolari che, altrimenti, sarebbero stati regolari è nell'interesse nazionale ? Togliere risorse al sistema dell'accoglienza e dell'integrazione è nell'interesse nazionale? Siamo veramente sicuri che tutte queste scelte, queste dichiarazioni vadano nell'interesse di avere un'Italia più forte, più giusta, più credibile in Europa? O non vanno esattamente nella direzione opposta?
Guardate, io penso che l'interesse nazionale l'abbiamo difeso molto meglio quando, anche molto recentemente, abbiamo fatto, per esempio, l'accordo di Malta, nel settembre 2019, che coinvolgeva allora 5 Paesi sulla redistribuzione dei migranti. Tale accordo ha portato - cioè, ne era il padre - all'accordo politico del giugno di quest'anno, che è arrivato a coinvolgere 23 Stati europei, con un meccanismo volontario di solidarietà che prevede il ricollocamento di 10.000 migranti, di cui 3.500 solo dall'Italia, o, in caso contrario, un consistente aiuto economico, anche questo soprattutto a favore dell'Italia. Io penso che abbiamo fatto gli interessi del nostro Paese quando abbiamo rafforzato il sistema di accoglienza, non quando l'abbiamo indebolito; quando abbiamo proposto e realizzato il sistema di accoglienza diffusa sul territorio, non quando qualcuno ha fatto grandi centri di accoglienza dove stipare centinaia e centinaia di persone, magari in zone periferiche, per creare conflitto e provare a cavalcarlo. Abbiamo fatto l'interesse dell'Italia quando, con lo scorso Governo, siamo andati al Consiglio europeo del giugno del 2021 e abbiamo proposto 8 piani d'azione per i Paesi di origine e di transito, cioè, sostanzialmente, quello di cui si parlerà anche in questa occasione, che lei ha provato ad intestarsi come proprio merito.
Se il prossimo Consiglio europeo troverà un accordo avanzato sul tema migratorio - e noi lo auspichiamo molto fortemente - non sarà per l'atteggiamento provocatorio e sbagliato che l'Italia e questo Governo hanno tenuto a Catania contro le ONG o obbligando delle navi ad andare in altri Paesi. Non sarà per quello ma sarà nonostante quello. Per cui, noi tifiamo che quell'accordo si raggiunga e sappiamo che, se ci si arriverà, non sarà certamente grazie all'Italia ma nonostante questo Governo.
Lei ha invocato - lo fa spesso - il rispetto della legalità e noi non possiamo che essere d'accordo. Però, guardi, il rispetto della legalità vale per tutti, vale anche per gli Stati, vale pure per questo Governo, vale pure per il diritto internazionale, vale per il Governo italiano e vale verso tutti, vale anche verso i migranti.
E in merito a questo, in queste settimane ho sentito dichiarazioni sibilline che lasciano intendere che si starebbe andando nella direzione di una stretta ulteriore sulle ONG, come se fosse un problema chi salva le vite umane in mare e non chi le mette in pericolo. Sappiamo che stiamo parlando di poco più del 10 per cento del totale degli arrivi via mare sul Mediterraneo centrale, senza considerare, per esempio, tutta la rotta balcanica. Ma siete veramente sicuri che il problema siano le ONG? Guardate che stiamo parlando di persone che vengono salvate in mare e che sarebbero comunque arrivate - il 90 per cento sono sbarchi autonomi -, oppure altrimenti che sarebbero morte in fondo al mare. Penso che questo atteggiamento sia assolutamente inaccettabile, come inaccettabili sono i respingimenti di Stato, che sono ripartiti sulla rotta balcanica. Ma pensate veramente che qualche regola nazionale - dicevo - possa fermare le partenze? Pensate veramente che un bel decreto-legge sia più forte delle cause profonde che spingono, ogni anno, milioni di persone a lasciare la propria casa e la propria famiglia? Pensate che due normette siano più forti delle spinte date dalle guerre, dalle carestie, dagli squilibri economici, dalle persecuzioni, dalla destabilizzazione del Paese e dall'instabilità politica? Beh, insomma, mi sembra veramente un po' eccessivo. Abbiamo sentito anche che sarebbe al collasso il sistema dell'accoglienza, ma - lo dico per esperienza - non è vero. Ma, se siete così convinti di ciò, fate una bella cosa: mettete in legge di bilancio le risorse per potenziare l'accoglienza e l'integrazione! Questo è l'unico modo serio per affrontare e contrastare in tempi brevi l'immigrazione irregolare, avere un rapporto con l'Unione europea e governare il fenomeno, non per cavalcarlo. L'Europa, con cui spesso voi ve la prendete, non è il problema - finisco Presidente -, ma è l'unica soluzione possibile. È in Europa che dobbiamo lavorare per la revisione del Patto sull'immigrazione e l'asilo e per il regolamento di Dublino, per avere una politica migratoria europea comune, solidale ed equa. Ma non si può chiedere all'Unione europea visione e strategia, se non si offre all'Europa visione e strategia. Vorrei essere fiero dell'Italia, che fa prevalere i propri valori e la propria umanità verso tutti gli immigrati, anche, Presidente - visto il suo riferimento agli ucraini -, verso quelli che non vengono dall'Europa o che hanno un colore diverso della pelle, ma che, alle spalle, hanno le stesse identiche tragedie. Insomma, da quello che ho sentito - e chiudo Presidente -, è evidente che chi fa il sovranista a casa propria poi entra in contraddizione quando chiede una mano fuori dei confini. I peggiori nemici dei sovranisti sono i sovranisti loro amici degli altri Paesi. È per fronteggiare questa contraddizione che scatta l'antieuropeismo e che si dice: “è finita la pacchia”, perché il sovranista è, per definizione, arrogante verso gli altri e l'arroganza - si sa - va sempre a braccetto del vittimismo. Presidente, noi vorremmo che in Europa l'Italia non ci andasse, né con arroganza, né con il cappello in mano, mai, ma per evitarlo serve autorevolezza e l'autorevolezza si conquista giorno per giorno, così come si conquista il rispetto e non mi sembra proprio - mi perdoni - che siamo sulla strada giusta.