Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, hanno parlato, in questo nostro dibattito, i colleghi Peluffo e Mauri; a nome del nostro gruppo, hanno espresso considerazioni che fanno parte anche di quello che voglio dire in questa sede per motivare il nostro voto favorevole sulla risoluzione che abbiamo presentato. Sarà, quello di oggi, per me l'ultimo intervento da segretario del mio partito in un dibattito importante come questo sull'Europa, questi dibattiti che avvengono ogni semestre, perché il nostro partito è impegnato in un congresso importante e dopo di me arriverà un segretario o una segretaria. Voglio cogliere anche questa occasione per ringraziare qui il mio gruppo parlamentare, il nostro gruppo parlamentare, per il lavoro importante che abbiamo fatto in questi mesi, per il sostegno che ho sempre sentito da parte loro, ringraziarli per questo impegno, ed essere qui, in questo momento, a parlare di Europa per me è ancora più importante di tutto.
Comincerò dal tema che mi sta più a cuore, in questo momento, la questione dell'Iran. Signor Presidente, giovedì lei porterà la voce di tutto il nostro Paese; dovrà chiedere, con forza, all'intero Consiglio dell'Unione europea di non limitarsi alle parole. Quello che succede oggi a Teheran, quello che succede oggi in quel Paese è drammatico. È impossibile, inaccettabile che nel tempo di oggi, per aver partecipato a manifestazioni, donne e uomini che vanno lì a gridare “donne, vita, libertà” siano portati in carcere, siano impiccati, sia repressa nel sangue una manifestazione, un'espressione di manifestazione di libertà. È qualcosa che riteniamo inaccettabile, che deve trovare dall'Europa una risposta unica, forte. Lo abbiamo fatto davanti all'ambasciata iraniana, in queste settimane e in questi mesi, lo rifaremo con grande forza. È importante che questo Parlamento sia in grado di dirlo con forza: basta alla repressione dell'Iran, basta alla pena capitale a Teheran, sì alla libertà di quel Paese.
Ma il Consiglio europeo sarà molto importante anche e soprattutto per dire con chiarezza dove sta l'Europa e dove sta l'Italia sulla vicenda, drammatica, che sta vivendo il popolo dell'Ucraina. Purtroppo questa vicenda non è cambiata ed è il motivo per il quale, non essendo cambiata tale vicenda, anche se forse ci sono stati altri cambiamenti, c'è una maggiore stanchezza nelle nostre pubbliche opinioni, stanchezza dimostrata anche dai sondaggi; ma noi riteniamo che, per far cambiare la nostra posizione sull'Ucraina, debba cambiare la condizione del popolo ucraino, non la stanchezza del popolo italiano. Deve cambiare l'atteggiamento da parte della Russia, devono smettere di cadere le bombe che dalla Russia continuano a cadere ogni giorno, che stanno distruggendo quel Paese, la sua infrastruttura energetica e che rendono impossibile per quel Paese immaginare un inverno come quello che vivremo, invece, noi. Per noi, quindi, è impossibile oggi immaginare che da parte dell'Europa possa interrompersi quell'aiuto al popolo ucraino che ha rappresentato un elemento di orgoglio per tutti noi, in questi mesi. Quell'atteggiamento di supporto e di aiuto, per quanto ci riguarda, deve continuare, con l'impegno, che abbiamo tutti messo anche in questo Parlamento nei dibattiti che abbiamo avuto, per arrivare a una conferenza di pace, per essere in grado di far sì che quella pace arrivi e che la Russia sia obbligata a una pace che, per quanto ci riguarda, è il punto fondamentale.
Quindi, signor Presidente, vada in questo Consiglio europeo, forte di una posizione che, come è stato per il Presidente Draghi, sia - noi ce lo auguriamo - la più larga possibile in questo Parlamento. E lo faccia sapendo che sta facendo l'interesse del nostro Paese, l'interesse dell'Unione europea, sta facendo l'interesse del popolo ucraino, che, in questo momento, è il vero anello debole di tutta la catena. Per noi fare l'interesse del popolo ucraino vuol dire fare l'interesse dei diritti dell'uomo, fare l'interesse delle persone, fare l'interesse del fatto che vincano i valori europei, contro l'aggressione e la morte che la Russia sta portando.
Vada in quel Consiglio europeo portando anche l'impegno del nostro Parlamento, in linea con quello che è accaduto fino a oggi, a favore dell'allargamento ai Balcani occidentali. Anche questo è un punto importante e anche su questo, da parte nostra, la volontà di una continuità è significativa.
Ma il dibattito di oggi è importante ed è stato importante anche per altri motivi. Si è parlato di questo doppio ragionamento tra sovranismo ed europeismo, evoluzioni, non evoluzioni. Voglio qui mettere un altro punto, forse, di osservazione: questo dibattito è importante perché ha dimostrato che l'Europa è forte, perché l'Europa è molto più forte rispetto a tante convinzioni che anche lei, signora Presidente del Consiglio, e il suo partito anni fa avevate portato, e che oggi sono cambiate, perché dalle idee iniziali dalle quali il suo partito è nato, al suo primo congresso, l'idea di uscire dall'euro, oggi lei è venuta qui, soprattutto, devo dire, nel discorso che ha letto, piuttosto che nella replica, e ha fatto un discorso che è chiaramente di continuità rispetto a queste posizioni che il nostro Paese ha avuto negli ultimi tempi, ed è un discorso che dimostra quanto l'Europa sia più forte di qualunque atteggiamento di sovranismo.
Quello che voglio dire qui con forza è attenzione a non forzare la mano sul doppio linguaggio, perché ci sono temi sui quali questo non funziona. Uno di questi, ne hanno parlato i colleghi Peluffo e Mauri, è quello dell'immigrazione. Il doppio linguaggio sull'immigrazione non funziona, sull'immigrazione c'è bisogno di politiche che funzionino, e non solamente di propaganda. La propaganda sull'immigrazione è fatta sulla pelle delle persone più deboli, è insopportabile ed è insostenibile.
Sull'immigrazione c'è bisogno di una cooperazione rafforzata a livello europeo. Se non si va in quella direzione, non ce la faremo, perché l'idea di avere l'unanimità di tutti i Paesi europei su posizioni che sono complicate - e che vedono soprattutto i Paesi su situazioni asimmetriche, con noi ovviamente che abbiamo bisogno di tutti gli altri e gli altri che non hanno bisogno di condividere con noi queste scelte - non funziona. Così come tutto questo non funziona su tante altre politiche. Questa notte è stato trovato un accordo importante sulla carbon tax e in queste ore si sta trovando un accordo importante sulla tassazione delle multinazionali. Perché su queste scelte tanta fatica? Molto semplicemente, perché ci sono Paesi che hanno messo il veto, potevano farlo: la Polonia e l'Ungheria (prima l'Ungheria e adesso, sembra, la Polonia). Hanno messo il veto perché le regole europee lo consentono, perché alcuni Paesi hanno voluto che ci fosse ancora il veto.
Allora, e lo dico al Governo e a tutte le forze di maggioranza, capire se si vuole più Europa o più Italia: non mi fermo su questa discussione terminologica, perché quello che conta è un'Europa che decida. Lo voglio dire rispetto anche alla stucchevole discussione che anche qui ho ascoltato tante volte: “Ma questa Europa! Perché non è così efficace sulla politica estera e nel mondo? Perché non è così efficace su questo o su quest'altro?”. Quando non è efficace vuol dire che la regola con cui si decide è il diritto di veto, il voto all'unanimità, e se c'è il diritto di veto e il voto all'unanimità vuol dire che qualcuno li usa come ricatto, esattamente come ha fatto l'Ungheria fino a ieri (fino a stanotte), e questi ricatti sono quelli che bloccano l'Europa.
Così come ho citato la tassazione sulle multinazionali, voglio chiedere perché avete cambiato posizione sui lavoratori sulle piattaforme digitali? Perché su questo tema non siete in grado di essere lineari? Chiedo anche perché sull'energia, tema importante di questo Consiglio europeo, non avete portato, fino in fondo e con forza, una posizione italiana che ci porti ad avere già attuata una decisione - l'ha detto il collega Richetti e concordo con quello che ha affermato - sul tetto del gas nazionale e soprattutto sul disaccoppiamento nazionale tra il costo dell'energia prodotta da rinnovabili e il costo dell'energia prodotta dal gas russo? Quella scelta, che noi vi chiediamo di prendere e che noi vogliamo portare avanti, ci consentirebbe di essere molto più forti a livello europeo, perché, oggettivamente, a livello europeo, non basta quello che stiamo facendo.
Voglio concludere, signor Presidente. In questi tempi turbolenti c'è bisogno di un'Europa autorevole e forte, quella che noi vogliamo, ed è quella su cui, in questa sessione del Parlamento italiano, chiediamo e speriamo che vi sia il massimo consenso possibile. C'è bisogno di un'Europa autorevole e forte e, purtroppo, le notizie delle inchieste che abbiamo ascoltato in questi giorni raccontano di altro. Le notizie di quelle inchieste raccontano qualcosa di scandaloso e di inaccettabile. È un danno gravissimo che quelle vicende fanno all'Europa e al cuore della sua democrazia; è un danno a tutti noi, è un danno ai nostri ideali ed è un danno all'Europa che amiamo.
Le istituzioni reagiscano in modo inflessibile, la magistratura faccia fino in fondo il suo dovere. Quella lì non è la nostra Europa: è la più lontana possibile dai nostri ideali. Quella lì non è la nostra Europa, perché la nostra Europa è quella della purezza degli ideali e del coraggio della pratica giorno per giorno di David Sassoli. A quegli ideali e a quel coraggio abbiamo sempre fatto riferimento e continueranno a essere la nostra bussola.