Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 22 Marzo, 2023
Nome: 
Silvia Roggiani

Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, onorevoli colleghe, e colleghi, questo Consiglio europeo, come ci ha ricordato lei, Presidente, nel suo discorso, ha al centro temi importantissimi per il futuro dell'Europa e dell'Italia. Ci ha detto che l'Italia avrebbe dovuto affrontare queste sfide con visione, strategia, efficacia e tempestività. Io credo che a queste parole dobbiamo aggiungerne altre: coraggio, innanzitutto, e visione di futuro.

Lei ha iniziato il suo intervento con ciò che ha definito una disgrazia. È stata una tragedia! Una tragedia che avremmo potuto evitare, come abbiamo sottolineato al Ministro Piantedosi qui in Aula, una tragedia che porta con sé il bisogno di donne e uomini di fuggire da guerre e violenze, di costruire un futuro migliore per i loro figli. In Aula, al Senato, ieri, lei ha detto: “ (…) prima dell'ipotetico diritto a migrare (…)”. “Ipotetico”: ha usato queste parole, parlando di un fenomeno che, giustamente, poco prima aveva definito strutturale. Quindi, prima dell'ipotetico diritto a migrare, ogni essere umano ha il diritto a migrare in cerca di una vita migliore. La risposta, Presidente, gliel'hanno data i sopravvissuti che ha incontrato e a cui lei ha rivolto una domanda che ho trovato sinceramente crudele: se siano consapevoli dei rischi legati alle traversate nel Mar Mediterraneo. Non solo ne sono consapevoli, ma non hanno alternative. Chi fugge oggi da guerra, fame e violenze è perché, come lei ha detto, Presidente, è stato abbandonato in un Paese dove non si può vivere, dal quale è naturale desiderare fuggire. Quello dell'emigrazione era un diritto garantito per tutti gli uomini, prima che sorgessero muri e nascessero paure, tanto più per chi scappa da guerra, violenza o fame. “Mettere in contrapposizione questo con il nostro futuro significa non volere il futuro. L'accoglienza apre al futuro, la chiusura fa perdere anche il presente”. Non sono parole mie, ma del presidente della CEI, il cardinale Zuppi, un riferimento per tutti coloro che si dicono fieramente cristiani.

Voglio fare un'altra citazione. “Di fronte all'evento drammatico avvenuto sulle coste calabresi il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti, dell'Italia e della UE, perché questa è la risposta vera”. È il monito del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che deve risuonare qui, nella nostra Aula.

Ora abbiamo letto tutte e tutti, dopo le conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo, la missiva della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che auspica una soluzione equa e duratura, raggiungibile solo attraverso un approccio europeo e bilanciato con un nuovo patto di migrazione e asilo, con un accordo prima della fine della legislatura su quattro aree per un'azione immediata: rafforzare i confini esterni; stabilire procedure di frontiera e di rimpatrio rapide; affrontare il tema dei movimenti secondari e assicurare un'effettiva solidarietà; lavorare con i nostri partner per migliorare la gestione della migrazione.

Presidente, il Parlamento europeo si era già espresso nella scorsa legislatura per superare il regolamento di Dublino, per garantire una cooperazione autentica tra gli Stati membri, basata su un meccanismo permanente di solidarietà e di ripartizione delle responsabilità. Qualcuno, anche dall'Italia, si era allora messo di traverso: il Ministro Salvini che, dopo non aver partecipato a nessun negoziato, ha preferito strizzare l'occhio a Orbán e ai suoi alleati sovranisti, che dell'Europa vogliono solo le opportunità, senza condividerne le responsabilità, mettendo da parte non solo gli interessi dell'Italia, ma anche un dossier su cui da anni si stava lavorando e non permettendo di superare una situazione in cui 6 Stati membri su 27 si sono fatti carico dell'80 per cento delle richieste di asilo. Ecco, non vorrei che rivedessimo di nuovo questo film.

Allora, il Consiglio europeo sul tema immigrazione affrontiamolo con pragmatismo, non con un nazionalismo cieco, gliel'hanno chiesto anche le imprese, lo ha ammesso anche il Ministro Tajani, seduto accanto a lei, oggi. Affrontiamolo con un richiamo a tutti per una vera responsabilità e, magari, anche con un po' più di umanità, che non guasta mai.

Il secondo tema che voglio affrontare è quello del Green Deal e della transizione ecologica legata al tema dell'energia e della competitività. L'Europa, almeno su questo, ha da tempo intrapreso la strada del coraggio e del futuro e in questa direzione vanno la proposta di regolamento sull'industria zero emissioni nette, la normativa sulle materie prime critiche e la riforma del mercato dell'assetto dell'energia elettrica. A questo si aggiungono un rinnovato impegno sulle infrastrutture e l'obiettivo di finanziamenti più ingenti e veloci per la decarbonizzazione.

Presidente, io credo che l'Italia in queste battaglie debba essere fieramente al fianco dell'Europa, porsi da protagonista e non da comprimaria, come ci ha detto lei nel suo discorso ieri al Senato, se non vogliamo essere travolti dalla storia. Una storia e un presente che ci parlano delle conseguenze drammatiche dei cambiamenti climatici, anche qui, nelle nostre regioni. Quante volte in quest'Aula abbiamo pianto i morti delle tragedie del cambiamento climatico?

In uno studio recentissimo di gennaio di lavoce.info si legge che cambiamento climatico e aumento delle disuguaglianze sono fenomeni interconnessi e che gli eventi estremi a cui assistiamo sempre più spesso causeranno una crescita delle disparità di reddito anche a livello europeo, anche nel nostro Paese.

Quindi, Presidente, la contrapposizione che lei fa tra diritti sociali e transizione ecologica è una contrapposizione falsa, è una contrapposizione pretestuosa, è una contrapposizione che non ci fa avanzare, che non fa avanzare il nostro Paese e che non fa avanzare le nostre imprese. Perchè le assicuro che lavorare per una vera transizione ecologica non risponde solo alle piazze delle tante ragazze e dei tanti ragazzi a cui stiamo rubando il futuro, che ci ricordano che non c'è un pianeta B; risponde a chi paga il prezzo più alto delle tragedie causate dal cambiamento climatico, dall'inquinamento che rende l'aria delle nostre città irrespirabile, e risponde anche alla competitività delle nostre imprese che solo così possono proiettarsi nel futuro, nel mondo e garantirsi meglio di sopravvivere alle crisi, cui purtroppo siamo sempre più sottoposti.

È il tempo del coraggio, quel coraggio che l'Europa su questo sta dimostrando, affiancando scelte di visione a interventi a sostegno del rincaro dei costi dell'energia, come il price cap sul petrolio russo e il meccanismo di correzione del mercato del gas.

A proposito di coraggio, voglio chiudere con un appello: al Consiglio si discute anche di governance economica e voglio, qui, in quest'Aula, ringraziare il Commissario Gentiloni per i passi avanti che sta portando in nome di maggior flessibilità e solidarietà. Abbiamo davanti delle grandi sfide, ma anche delle grandi opportunità: l'accelerazione del mercato unico dei capitali, l'introduzione di un meccanismo permanente di stabilizzazione automatica che ricalchi l'esperienza di SURE, lavorare per coordinare davvero le politiche fiscali come chiediamo nella nostra risoluzione.

Ma voglio ricordare a lei, Presidente, e a quest'Aula, il grande percorso fatto da David Sassoli per la Conferenza sul futuro dell'Europa (Applausi). Abbiamo l'occasione di far fare davvero uno scatto a questa istituzione. E voglio chiudere, ricordando le sue parole: “Non siamo un incidente della storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l'antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi. Ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi”.

Affrontiamo questo Consiglio europeo con coraggio; abbia coraggio, Presidente, il coraggio che serve per dare un futuro solido alla nostra Italia.