Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, sarà - lo ha ricordato - il primo Consiglio presieduto da Antonio Costa. Noi gli auguriamo buon lavoro; è un amico, un uomo del Sud e sarà fondamentale per accompagnare l'Europa in anni cruciali, e lo saranno soprattutto dopo le elezioni americane. Lì ha vinto un suo amico che però, piccolo particolare, è un nemico dell'Europa. Anche questa è una sfida e, a tratti, una minaccia, che si aggiunge alle molte e gravi che dovremo fronteggiare sul piano geopolitico, strategico e commerciale. La nuova Commissione sarà attrezzata a farlo? E l'Italia? Sono tempi che avrebbero bisogno di un'Europa e di un'Italia unite e forti e voi siete un ostacolo all'una e all'altra.
Anche von der Leyen sta commettendo molti errori: il principale è aver reso la nuova Commissione più fragile e lo ha fatto indebolendo i commissari, allentando il vincolo politico con il Parlamento europeo e replicando una logica governativa che frena l'integrazione, e parte del problema - Presidente, spiace dirlo - siete stati voi, ma la vostra strategia sarà studiata nei manuali di scienza politica: è l'unico caso nella storia di un allargamento che restringe i voti; la Commissione passa con appena 10 voti di scarto, ma le vostre contraddizioni restano. Non so cos'è accaduto ai colleghi della Lega oggi - spero nulla di grave - per spiegare questa assenza, ma lei ha esultato per una missione compiuta. Lo può fare senza la sua maggioranza, Presidente: la Lega ha votato contro Fitto e le istituzioni europee rischiavano di impantanarsi.
Noi, prima forza progressista in Europa, non potevamo permetterlo e per questo abbiamo dato il via libera, ma proprio per questo ora non faremo sconti su errori e inadeguatezze che già si manifestano e che con Trump rischiano di aggravarsi. Il protezionismo potrebbe costare all'Unione l'1 per cento di PIL e il danno per l'Italia, che già con voi si è fermata, potrebbe essere ancora più grave. Lei è caduta nella trappola della bilateralizzazione dei rapporti con l'America: vuole fare l'amica e l'americana per qualche sconto sui dazi, ma il grave impatto sull'Italia di una crisi europea - lo vede con le ricadute sulla produzione industriale della crisi tedesca? - dimostra che questa è una strada sbagliata.
La risposta doveva essere investimenti comuni e politica industriale. Voi avete rinnegato la svolta compiuta durante la pandemia, negoziato male un accordo sul Patto di stabilità, che ora ci lascia scoperti, e affossate i progetti europei di rilancio dell'automotive, rifiutando, qui sì, ideologicamente un Green Deal che dovrebbe accompagnare alla reindustrializzazione. Vede, Presidente, ogni tanto bisogna guardare al mondo fuori dai tappeti rossi, dalle photo opportunity, dalle cene di gala, dalla saga dell'ultradestra globale andata in scena ad Atreju, un mondo, per usare le parole di ieri del Presidente Mattarella, in cui si affacciano nuovamente, con ricette stantie, le sirene del settarismo nazionalistico.
È il ritorno del nazionalismo che mette in crisi le istituzioni multilaterali e l'ordine internazionale, basato sulle regole, e che porta solo disgregazione e conflitti. Non sarà assumendo una mentalità di guerra che ridaremo un ordine al mondo e ritroveremo un nostro ruolo, ma solo se saremo capaci di rimetterci la politica; non lo sta facendo l'Europa e non lo state facendo voi. Noi rivendichiamo la scelta di sostenere l'Ucraina, con ogni mezzo necessario, ancora vittima della criminale invasione di Putin. È una scelta priva di ambiguità, la nostra, ma che andava accompagnata con un'iniziativa diplomatica che, invece, è mancata. Non che il mondo l'abbia notato, ma in questi mesi lei ha presieduto il G7 e questa inerzia, questo rassegnarsi al protrarsi delle guerre, è anche sua responsabilità.
Con un maggiore protagonismo dell'Europa le ragioni dell'Ucraina sarebbero difese meglio a un tavolo negoziale rispetto a quanto si propone di fare Trump. Noi siamo quelli che, con le ragioni della pace, dobbiamo portare anche quelle della giustizia, perché questo è il cuore dell'Europa. È in Medio Oriente, tra l'orrore che dilaga a partire da Gaza, che si sta ridisegnando la mappa politica del mondo e noi non ci siamo. Anche l'Italia poteva fare la sua parte e non l'ha fatta: penso al Libano, dove eravamo stati protagonisti della pace nel 2006. Sa chi era a capo del Governo, Presidente? Romano Prodi, ne abbia rispetto.
Nella tregua, oggi, c'è la Francia, c'è l'America, mentre noi non abbiamo alcun ruolo, ma lì ci sono i nostri soldati, 1.000 soldati. Dov'è il vostro coraggio? Non lo abbiamo visto di fronte agli attacchi voluti dal suo amico Netanyahu. Cosa ha fatto, concretamente, per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza, alla liberazione degli ostaggi israeliani e a fermare il massacro del popolo palestinese? Vuole la verità, Presidente? Lei si è voltata dall'altra parte. Con che faccia ha detto ad Abu Mazen - non Abu Abbas - che lei è contro il riconoscimento della Palestina? Con le astensioni vergognose alle Nazioni Unite e con la delegittimazione, per bocca di Salvini, di La Russa e di altri, della Corte penale internazionale, che lei, invece, ha il dovere di difendere contro gli attacchi che sta subendo, perché è un'acquisizione fondamentale della giustizia internazionale su cui proprio l'Italia ha avuto un ruolo decisivo con lo Statuto di Roma.
Mediterraneo e Medio Oriente sono le priorità che mancano all'Europa e sa chi ha il compito di portarcele? Lei, e non lo ha fatto. Il primo passo, dopo essere sparita per mesi, è stato un passo falso: parlo della Siria. Quando è il momento di avere coraggio e di far valere la tradizione diplomatica italiana, voi vi nascondete dietro agli alleati; quando dovreste avere l'intelligenza di coordinarvi in Europa scartate di lato con furbizia e mettete a repentaglio la credibilità nazionale, mentre ora si vuole coordinare. Perché non l'ha fatto prima?
La verità è che non ci avevate capito nulla, Presidente. Avete lavorato per mesi a normalizzare le relazioni con Assad, avete mandato l'ambasciatore 2 settimane prima della caduta di quel regime criminale. Il Ministro degli Affari esteri, in una conferenza stampa tragicomica, ha informato il mondo che i ribelli sono entrati in ambasciata e si sono portati via 3 macchine. Chiedete a qualcuno che conta di riportarcele indietro almeno. E la vicenda dei servizi deve spiegarcela lei, perché nasce nel contesto del vostro errore politico, compiuto solo per cercare di rispedire i rifugiati in Siria. È questa ossessione dei migranti che vi impedisce di fare una politica estera degna di questo nome, degna dell'Italia.
Questa è l'ossessione che state trasmettendo in Europa, che, dopo avere guardato impotente all'affermazione del disegno neo-ottomano di Erdogan, ha avuto, come unica reazione, la sospensione delle richieste d'asilo: una decisione illegale, immorale, ma soprattutto miope. Non sarò io a ricordarle l'articolo 10 della Costituzione, perché l'hanno fatto altri. Ma si rende conto che immagine diamo al mondo? Una fortezza chiusa, che alterna paura e indifferenza. Lei corre a Bruxelles solo per parlare del progetto Albania, che non ha retto di fronte al diritto. Questo per lei è inaccettabile? L'unica cosa inaccettabile, qui, è l'inutile cattiveria per i naufraghi e la beffa per gli italiani, a cui è costato un miliardo di euro, ed è qualcosa di comico, se non fosse anche tragico - ne parlerà dopo l'onorevole Orfini -, che lei parli di protagonismo dell'Italia, Presidente.
Concludo. Non si confonda, però, lei non è l'Italia. Qui di protagonismo c'è solo la sua smania personale, come quando vola a Parigi per imbucarsi a una cena riservata ai Capi di Stato con Trump e Musk , a cui il suo Governo procura affari pubblici per Starlink, in un inquietante intreccio di interessi privati e sicurezza nazionale.
Non veniteci a parlare più di interesse nazionale e di popolo: lei parla solo con gli amici famosi - e chiudo, Presidente - come Milei, a cui è corsa a dare alla cittadinanza.
Non so cosa le è successo oggi, sembra un'altra persona, Presidente.
Dovrebbe essere la Presidente del Consiglio di tutti, anche di quelli che ha insultato dal palco di Atreju, rabbiosamente…
…l'altro giorno sembrava Vannacci, ma non è un problema suo, è un problema per l'Italia