Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 19 Marzo, 2025
Nome: 
Anna Ascani

Grazie, Presidente. Membri del Governo, colleghe e colleghi, avrei voluto ringraziare la Presidente Meloni per la sua presenza - mi auguro ci stia ascoltando ovunque sia andata o scappata visti i precedenti - perché l'abbiamo attesa tre mesi. Voglio essere chiara, recherei offesa alla sua intelligenza politica se attribuirsi l'assenza ad una sottovalutazione della fase che stiamo vivendo dall'insediamento del nuovo Governo americano. Ma recherei offesa alla verità, se non ricordassi che la vera ragione di questa prolungata assenza è che il suo Governo è diviso, anzi lacerato, sulla politica estera.

Il segretario della seconda forza di maggioranza, il suo Vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, anche lui assente quest'oggi, non perde occasione di sottolineare la sua assoluta avversione all'idea della casa comune europea. Lo slogan che ha utilizzato al raduno delle ultradestre la dice lunga: “meno Europa, più libertà!”.

Un manifesto politico di smagliante chiarezza che però differisce, non poco, da quello del terzo partito della coalizione, Forza Italia, che esprime l'altro Vicepremier nonché Ministro degli Esteri. Non posso non comprendere, quindi, il desiderio della Presidente Meloni di evitare di mettere in piazza - diciamo così - le differenze nel Governo. Ma non la posso giustificare, perché la signora Presidente deve avvertire il dovere di confrontarsi in Parlamento con tutte le forze politiche, perché noi, tutte e tutti, rappresentiamo il popolo italiano.

Come - bentornata Presidente - come gli ateniesi di Pericle, cerchi bene nel discorso da cui ha tratto la sua citazione. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia e spero che, d'ora in poi, non capiti più neppure a lei. Perché questo non è un tempo ordinario. La storia, decisamente aiutata dal repentino e radicale cambiamento della politica americana verso il resto del mondo, ci ha messo dinanzi a scelte che potremmo definire ricostruttive.

Mi lasci dire che, nel suo intervento, non ho rintracciato l'eco di una consapevolezza di questo salto d'epoca perché questo è molto di più di un tempo non facile - come l'ha definito lei -. Eppure, Presidente Meloni, lei ha riempito il suo discorso della consueta retorica autocelebrativa. Ci aspettavamo, al contrario, un poco di autocritica perché lei ha chiaramente fallito se il ruolo che aveva disegnato per se stessa era quello del pontiere: le parti che voleva unire non fanno che allontanarsi. Questo è il tempo delle scelte, della chiarezza. Presidente, le domando: anche lei pensa che l'Unione europea sia nata col solo scopo di truffare gli Stati Uniti d'America? Crede lei che i dazi del 200 per cento sul nostro vino siano un fatto positivo per la nostra economia? Prenda posizione. Ritrovi il coraggio che aveva quando sedeva tra questi banchi. Io la ricordo bene avere ricette per tutto, prendere posizione su tutto e vederla ora, alternare silenzi e mezze parole nelle sedi internazionali, le confesso mi fa una certa impressione. Insomma, faccia qualcosa - per dirla con le parole di chi l'ha preceduta in quel ruolo - anziché attendere che la furia di questo tempo si plachi. Non accadrà, Presidente, senza il nostro protagonismo e nostro vuol dire dell'Europa, di quell'Unione, certo, imperfetta, ma essenziale che abbiamo contribuito a fondare, che oggi ha bisogno di una difesa comune, espressione che lei si rifiuta di pronunciare per non irritare il suo alleato di Governo, ma senza la quale ci ritroveremo, completamente, esposti alle insidie del nuovo disordine mondiale. Su questo tornerò tra poco.

Sembrerebbe ad ascoltarla, signora Presidente, che l'economia cresca, i salari corrano, le bollette calino, le liste d'attesa in sanità si accorcino e via discorrendo. Poi, ovviamente, c'è l'operazione Albania: un costosissimo e disumano fallimento, centri vuoti da ottobre 2024, 5 mesi, oggi, che lei continua a difendere, anzi, addirittura, a indicare come soluzione esemplare alla gigantesca questione delle migrazioni. Le cose non stanno così: la favola che lei racconta non c'entra niente con la realtà - e lo dico senza alcun compiacimento perché a pagare il conto di questa narrazione sono gli italiani, soprattutto, i più fragili -. Noi abbiamo presentato le nostre proposte su sanità, salari, aiuti alle imprese e molto altro ancora. Voi preferite fuggire dal confronto con rinvii ogni volta più imbarazzanti, ma stia pur sicura: non smetteremo, non ci fermeremo, continueremo a far parlare la realtà in quest'Aula ogni volta che proverete a contrapporgli le vostre favolette.

Presidente Meloni, ho, invece, apprezzato alcune sue parole sul sostegno all'Ucraina, stato sovrano criminalmente attaccato e invaso dal regime neo imperialista di Putin. Speriamo anche noi che la guerra finisca al più presto, che tacciano le armi, che smettano di cadere le bombe su quel martoriato Paese, che tornino a casa i bambini deportati con la forza in Russia, che ci sia la pace. Ma la pace deve essere giusta, cioè, come ha detto di recente il Presidente Mattarella: “una pace che non crei un omaggio alla prepotenza delle armi” e preveda le garanzie necessarie alla sicurezza dell'Ucraina, anche da come sarà la pace dipende il futuro non solo degli ucraini, ma anche di tutti noi europei.

Un'ultima considerazione: per l'Europa si è aperta una fase decisiva, per questo poc'anzi accennavo alle scelte ricostruttive che dovrà compiere. La competizione commerciale che Trump ha in animo di aprire con l'Unione europea, ma soprattutto l'intenzione di non garantire più la sicurezza del nostro continente dalle possibili minacce militari esterne, chiudono un capitolo che data inizio dopoguerra. Non è finita la storia, certamente, però è finita una storia. E questa tempesta, pur investendo tutto il nostro mondo dalla cultura all'economia, ha un campo d'attenzione che richiede rapidità di decisione ed è appunto quello della difesa, della capacità di assicurare ai popoli europei un riparo, quella sicurezza di cui spesso vi siete riempiti la bocca, ma che siete incapaci di declinare se non per propaganda, sempre solo a danno dei poveri cristi, come se, davvero, fossero loro le minacce ai confini europei e non l'imperialismo di chi invade con i carri armati uno Stato che rifiuta di sottomettersi.

Siamo indietro, spaventosamente, indietro. Serve una politica estera e di difesa comune. Siamo convinti che la strada principale non è il riarmo nazionale, che, tra le altre cose, porterebbe a creare ulteriori divisioni tra gli Stati membri, creando squilibri militari tra un Paese e l'altro, in ragione dei margini di bilancio, favorevoli ad alcuni e sfavorevoli ad altri. Per la cronaca, noi rientriamo tra i secondi, per questo, soprattutto, a noi serve più integrazione, serve che il debito sia comune, non dei singoli Stati. Eppure, lei questo non lo dice. L'Europa si trova dinanzi a un tornante decisivo, dobbiamo sapere che in questione c'è non solo la capacità di deterrenza, in gioco ci sono le nostre democrazie, il welfare, i diritti civili, la pace, quel sistema di idealità e prassi che ha distinto la nostra Europa. David Sassoli - e concludo - a Fossoli, nell'estate del 2021, si chiedeva: perché tutti i regimi autoritari si preoccupano dell'Europa? E rispondeva: perché “i valori europei mettono paura, perché le libertà consentono uguaglianza, giustizia, trasparenza, opportunità, pace. E se è possibile in Europa, è possibile ovunque.” Noi dobbiamo arrivare a costruire quella difesa comune, auspicata, quanto necessaria, anche per questo, perché i valori dell'Europa continuino ad essere un esempio, una possibilità per ogni donna e ogni uomo, ad ogni latitudine del mondo. Lei, Presidente, da che parte sta? Con l'Europa o no?