Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, è al popolo sovrano e all'interesse della Nazione che lei ha sempre detto di voler richiamare la sua politica. Allora partiamo da qui: il popolo italiano ripudia la guerra. Ne è stato vaccinato ottant'anni fa, reduce da due conflitti mondiali in cui l'aveva trascinato e massacrato il nazionalismo e il fascismo. Aveva concorso, col suo sacrificio, con le idee che ispirarono la Resistenza, la liberazione, la ricostruzione, a quell'ordine mondiale in cui la risoluzione delle controversie internazionali fosse affidata al diritto, alle istituzioni multilaterali e non alla guerra.
Era un ordine imperfetto, segnato dalla guerra fredda, ma tuttavia assicurò per lungo tempo, nel nostro continente, una relativa pace. Quella pace fu seme e frutto dell'acquisizione, forse la più alta, di quel processo storico che è stata l'integrazione europea. Questi ultimi anni, mesi, giorni, stanno spazzando via quel mondo. Stanno dando il colpo di grazia all'ordine internazionale basato sulle regole che già era profondamente in crisi, trascinandoci in un caos globale in cui nessun popolo, nessuna Nazione - questo è il punto - può sentirsi al sicuro.
Antonio Gramsci - e confido che stavolta non le farà fare la fine di Ventotene; so che anche a destra è abbastanza letto - diceva che quando il vecchio non può più e il nuovo non può ancora, vi è un interregno in cui si verificano fenomeni morbosi. Il morbo, ieri come oggi, si chiama nazionalismo e bisogna guardarlo negli occhi, nelle diverse forme che assume oggi, per ritrovare, oggi come ieri, l'antidoto.
Ci voleva tutta l'improntitudine del Vice Premier Salvini per pensare che, con Trump, il mondo avrebbe ritrovato ordine e pace, al punto di candidarlo al Nobel: America first non poteva essere un invito alla pace, perché era l'espressione di una volontà di potenza in grado di scatenare i suoi effetti nefasti in tutto il mondo. “Israele first” urla, infatti, Netanyahu, mentre distrugge Gaza e bombarda il Medio Oriente. “Russia first” avrà detto Putin, invadendo l'Ucraina. Trump aveva promesso di fermare, in pochi giorni, ogni guerra: oggi possiamo dire che ha infiammato ancora di più il mondo, bombardando l'Iran fuori dal diritto internazionale, dalla stessa Costituzione americana. La sua azione - come l'attacco unilaterale di Netanyahu - non risponde ad alcuna accezione di difesa preventiva, perché anche il rapporto dell'Agenzia atomica non poteva in alcun modo essere interpretato come un mandato a bombardare.
La verità è che Trump era convinto di usare Netanyahu per fare il lavoro sporco. Richiamo questa espressione orribile del Cancelliere tedesco Merz, per dire che sono parole che non possono rappresentare la nostra Europa. Pensava di usarlo e, invece, è stato usato da Netanyahu, che si rivela il vero capo della destra occidentale, che lo ha trascinato nella sua guerra infinita, condotta per mantenere il potere e far dimenticare Gaza, sorretta da un'idea messianica, dallo scontro di civiltà.
Lei qui ci ha parlato dei nuovi assetti del Medio Oriente, delle opportunità che si aprono; ma avete fatto i conti con Netanyahu? Con l'obiettivo di stabilire un nuovo ordine fondato sull'uso della forza, sul disprezzo del diritto, in cui non c'è alcuno spazio per la politica e per la diplomazia? Solo che questa, oggi, rischia di diventare la nuova regola del mondo. È quello che dobbiamo decidere, penso, insieme, da rappresentanti della Nazione, se possiamo accettarlo o no. Anche lei deve scegliere, Presidente. Deve scegliere tra la sua affinità ideologica, Trump e Netanyahu, e l'interesse dell'Italia. È la ragione per cui le chiediamo di non consentire l'utilizzo delle basi americane sul nostro territorio per offrire alcuna forma di sostegno, diretto o indiretto, a una guerra che non è la nostra e che va fermata. Non lo avete fatto? Siete pronti a farlo per il futuro? Questo è quello che noi vogliamo sapere, perché la subalternità all'amministrazione Trump, oggi, non è compatibile con i nostri interessi e la nostra sicurezza.
La chiusura dello Stretto di Hormuz inciderebbe anche sulle nostre imprese e avrebbe un unico beneficiario, quel Vladimir Putin al quale noi finanzieremmo, in questo modo, schizzando i prezzi del petrolio e gas, la sua guerra imperialista. L'idea di fare da ponte tra le due sponde dell'Atlantico è fallita: bisogna prenderne atto. Il ponte dovremmo provare a costruirlo con l'Europa, nel Mediterraneo.
Allora la bomba? Allora l'Iran? Noi siamo i primi ad essere contro il putrido regime teocratico, fanatico e destabilizzatore. A sostegno dell'opposizione iraniana, in piazza, c'eravamo noi, solo noi! Un regime lo colpisci dando voce a chi lotta per la donna, la vita, la libertà, non con le bombe che colpiscono i civili e ricadono anche su di loro. La storia ci dice che esportare la democrazia con le armi, provocare regime change dall'esterno produce caos su caos, drammatici fallimenti. Lei qui oggi ci ha parlato a lungo della Libia: si chieda perché lo ha fatto in questi termini.
A proposito, ci ha raccontato le grandi strategie sull'immigrazione. “Follow the money” ha detto a un certo punto. Bastava, guardi, seguire Almasri o, meglio, bastava non scarcerarlo e riconsegnarlo in Libia con tutti gli onori! Noi siamo i primi a non volere che il regime di Teheran abbia la bomba e non ci sono prove - lo ha spiegato l'Agenzia atomica - di uno sforzo sistematico - così ha detto - per arrivarci. Quel risultato, che noi condividiamo, si raggiunge con la diplomazia, non con le bombe. La via negoziale non è un rifugio per anime belle, è ciò che aveva già funzionato: un accordo con l'Iran sul nucleare si era fatto nel 2015 e i protagonisti erano stati Obama e l'Unione europea, con la nostra Federica Mogherini allora. È stato Trump a ritirarsi durante il suo primo mandato e, se non ricordiamo questo, gli appelli alla de-escalation risuonano come ipocriti, reticenti e, in definitiva, inutili, anche perché il rischio, qui, è assai più ampio: non solo l'effetto di spingere l'Iran fuori dal Trattato di non proliferazione, ma di dare addirittura spazio all'idea che solo l'arma atomica garantisce la deterrenza. È il mondo della proliferazione nucleare quello che vogliamo consegnare ai nostri figli? O è il mondo del riarmo?
Lei si appresta a impegnare l'Italia, per i prossimi anni, ad aumentare le spese militari al 5 per cento del PIL: complessivamente, sarebbero 60 miliardi in più. Un obiettivo che il suo Ministro della Difesa, lì accanto, poche settimane fa, aveva dichiarato impensabile per il nostro bilancio pubblico e che è irrealistico e sbagliato, perché ci allontana dall'obiettivo che, invece, dovremmo perseguire, anche in questo Consiglio, della costruzione - non semplice, certo, ma necessaria - di una vera difesa europea. Perché non ha fatto come la Spagna? Sanchez ha rifiutato quell'imposizione e ha comunque raggiunto un accordo con la NATO: segno che è possibile sottrarsi al bisogno di Trump di finanziare l'industria bellica, perché questo è il vero obiettivo per colmare il suo deficit commerciale.
Presidente, qui ci ha invitato al dialogo e io voglio essere chiaro: noi non ci sottrarremo. Quando è in gioco il destino dell'Italia, non ci sottraiamo, ma dobbiamo farlo nella chiarezza. Con chiarezza voglio dirle che serve una svolta radicale nella sua strategia e una svolta radicale dell'Europa, perché è l'Europa degli egoismi nazionali che la rende immobile. L'ordine del giorno del Consiglio europeo di cui ci ha parlato lei qui, oggi, è pressoché lo stesso da un anno. Anche questo forse dice qualcosa. E la Commissione von der Leyen è sempre più inadeguata, perché è sempre più succube di questa destra.
Ma qui non sono in gioco le nostre preferenze o gli orientamenti politici: sono in gioco le urgenze della storia. O l'Europa fa una svolta per la sua piena autonomia strategica, avendo chiaro che i suoi interessi divergono sempre più radicalmente da quelli di Trump, o sospende l'Accordo di associazione con Israele e condanna senza doppie morali Netanyahu, un criminale comune che ha avuto l'occasione di diventare un criminale di guerra e che dev'essere chiamato a risponderne davanti alla giustizia internazionale… Per Gaza non bastano più le parole, servono atti concreti, come quelli che le abbiamo chiesto e il Governo continua a non fare. O l'Europa farà tutto questo, o non apparirà credibile agli occhi del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Senza credibilità non c'è futuro…
Chiudo. Ha visto la discussione al Vertice dell'Organizzazione della cooperazione islamica? Non vede il sentimento e il sedimento di odio che rischiamo di pagare a caro prezzo per generazioni? È questo l'Occidente che vogliamo far grande? Quello di Trump che tradisce i suoi princìpi…
…o che con l'ignavia non ha saputo difendere il mondo che avevamo costruito e va verso lo scontro di civiltà? C'è un'altra strada, Presidente: quella della politica, della diplomazia, dell'integrazione e della cooperazione. L'Italia deve imboccarla e indicarla agli altr.
Se non lo farà, non sarà in nome del popolo italiano, Presidente