Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 15 Dicembre, 2021
Nome: 
Lia Quartapelle Procopio

Grazie, Presidente. Presidente Draghi, vorrei iniziare ringraziandola per il suo impegno diretto per la scarcerazione di Patrick Zaki. Lei, il Ministro degli Esteri, tutte le donne e gli uomini dello Stato che hanno collaborato a questo esito, avete raccolto il profondo sentimento di solidarietà espresso da migliaia di cittadini italiani, dalle associazioni e dai comuni e avete reso giustizia a un'idea di politica estera in cui la tutela dei diritti umani fa parte della difesa dell'interesse nazionale. Se siamo determinati nel difendere i diritti umani nel mondo, le democrazie sono più forti e noi siamo più forti. Quindi, grazie e avanti, perché la vicenda di Zaki, così come la vicenda di Regeni e tante altre vicende analoghe nel mondo non sono finite.

Il Consiglio europeo discuterà di questioni esistenziali: sicurezza energetica, tensioni con la Russia e al confine con l'Ucraina, Bielorussia, continente africano; sono questioni tutte legate tra loro che si presentano insieme, anche perché, nei due anni in cui noi siamo stati occupati con la pandemia, il mondo non si è fermato, anzi, l'attivismo aggressivo di altri Paesi ci sta presentando il conto e non basterà reagire; come ha detto lei, dobbiamo essere all'altezza delle sfide. In questi due anni in cui siamo stati impegnati a costruire uno spazio sicuro per i nostri cittadini, ne abbiamo espanso i diritti e ne abbiamo migliorato la condizione sanitaria e lo abbiamo rassicurato dal punto di vista economico, ma i nostri sforzi saranno vani se non ci occuperemo di garantire una maggiore stabilità globale e un crescente miglioramento delle condizioni di vita dei Paesi intorno a noi. È impossibile mantenere una buona qualità della vita dentro i nostri confini europei senza una solida e buona politica estera. L'Unione europea ha senso se la sovranità condivisa permette di essere più efficaci di fronte alle questioni globali; un'Unione europea incapace di reagire alle provocazioni dei nostri avversari, lenta nel decidere come agire per favorire la stabilità internazionale è un'Unione debole ed esposta. Da tempo aspettiamo decisioni che ne rafforzino la capacità di proiezione nel mondo. Il Consiglio di domani, con il nuovo Governo tedesco e con la nuova dinamica dell'approfondimento delle relazioni italo-francesi, dopo il Trattato del Quirinale, può essere il momento.

Sulle tensioni con la Russia, lei ha detto che è fondamentale chiarire a Mosca, con una voce univoca, che ci saranno delle gravi conseguenze qualora la sovranità territoriale dell'Ucraina non venisse rispettata; ci aspettiamo che la Russia rispetti gli accordi di Minsk e che rispetti immediatamente gli accordi relativi alla restituzione dei prigionieri, come ha chiesto anche il Presidente Zelensky. Oggi, al Parlamento europeo, il Presidente Sassoli, che ringrazio per il suo impegno importante di questi anni, consegnerà il Premio Sakharov a Aleksej Navalny. Il Parlamento italiano sarà lì, insieme ai parlamentari europei, davanti a quella sedia vuota, di fianco ad Alexej Navalny e a tutti gli oppositori russi. Per fortuna sono lontani i tempi in cui l'Italia lasciava spazio all'ambiguità, indebolendo l'unità del fronte europeo nei confronti della Russia. Per fortuna, oggi, il nostro Paese è coinvolto nel dialogo sull'Ucraina e sul confine orientale con i nostri alleati al più alto livello.

Sulla Bielorussia, le condanne abnormi di ieri di Serghei Tikhanovsky, di Ihar Losik e di tanti altri dissidenti ci dicono che Lukashenko farà qualsiasi cosa per restare al potere. Non c'è spiraglio di dialogo, non c'è reale volontà di riconciliazione nazionale. L'opposizione continuerà a lottare, non sarà intimorita e noi saremo con loro. Alla repressione interna si aggiunge, però, l'ultimo spregevole atto della guerra di Lukashenko, che usa le persone disperate come strumenti di una guerra ibrida contro l'Europa. Per contrastarlo è giusto essere uniti nella risposta emergenziale all'attacco, ma non basta, c'è un modo lungimirante, solo uno, per sottrarsi ai ricatti e al suo cinismo: dotarci di una politica estera e di una politica migratoria veramente europee. I regimi intorno a noi lo sanno, le migrazioni sono il nostro punto debole, lo usano e noi dobbiamo mostrare che l'Europa, invece, sa che cosa fare con i migranti. Non litighiamo per gestirli, abbiamo un piano comune e piani nazionali per farlo. Finché in Europa non ci sarà una via legale per entrare, ci saranno sempre profughi e disperati che si fideranno dei trafficanti o dei dittatori per arrivare qui da noi.

Dobbiamo dimostrare, invece, che abbiamo politiche interne e una politica comune per fare fronte a questo e dobbiamo dimostrare quello che ha detto oggi il nuovo Cancelliere tedesco Scholz, cioè che il modo migliore per governare l'immigrazione è l'integrazione. Questo lo possiamo fare senza essere disumani; la Lituania lo fa, la Polonia, no. Possiamo mostrare la nostra risolutezza anche se soccorriamo chi attraversa il confine; anzi, mostriamo risolutezza quando soccorriamo chi attraversa i confini. Noi siamo diversi dai dittatori, siamo capaci di essere giusti, senza essere cinici; siamo capaci di essere forti, senza essere crudeli; sappiamo che da parte sua ci saranno parole chiare su questo al Consiglio europeo.

Si è detto che Next Generation UE è nato anche da quanto si è imparato dalla gestione della crisi del 2008; se è così, anche sul piano estero questa nuova crisi ai nostri confini ci deve preparare alla prossima. L'Unione europea non può limitarsi solo ad avere una politica estera reattiva; ci aspettiamo da questo Consiglio uno scatto in avanti, ci aspettiamo che il metodo di decisione nelle materie di politica estera e di sicurezza diventi a maggioranza, perché queste sono decisioni fondamentali per il nostro continente e non possono essere sottoposte al veto o al ricatto di singoli Paesi. Ci aspettiamo che si mettano finalmente in campo progetti di cooperazione rafforzata per avanzare sulla difesa comune e che si avanzi anche sulla collaborazione europea in sede NATO. È il momento delle decisioni anche su questo fronte. L'Italia, come lei ci ricorda spesso, può dare un contributo fattivo, ascoltato e qualificato al processo di integrazione europea. È con le proposte, non con i pugni sul tavolo, che si conquista il rispetto degli altri Paesi; è con la leadership che si guidano i processi, è così che si serve la patria