Grazie Presidente. La sua relazione, signora Ministro, è esauriente; mette in evidenza criticità, ritardi strutturali e situazioni insostenibili, però mette anche in luce il lavoro importante di questo anno per rendere civile ed europea la giustizia italiana. Governo e Parlamento hanno raggiunto risultati significativi e importanti: la riforma del processo civile e penale, gli investimenti nell'ammodernamento edilizio e tecnologico delle strutture giudiziarie e di quelle carcerarie, l'assunzione di migliaia e migliaia di personale di cancelleria, di magistrati, Polizia penitenziaria, forse per l'ufficio del processo. C'è un anno, adesso, per completare questo lavoro e provare a chiudere davvero una pagina ormai quasi trentennale, in cui la giustizia è stata troppo spesso usata come clava divisiva di scontro politico.
Sul tema carceri ha già pronunciato parole importanti il deputato Andrea Giorgis, che ha già lavorato su questo molto bene al Ministero nel precedente Governo. Ci sono decreti da scrivere e riforme da completare. Su alcune il Parlamento è già al lavoro: l'ergastolo ostativo, la legalizzazione della cannabis, il fine vita. Ci sono direttive e sentenze europee recepite da attuare al meglio, come quelle che riguardano la presunzione di innocenza e la fine delle cosiddette gogne mediatiche, principi fondamentali, civili e costituzionali, da attuare con altri ugualmente fondamentali, come la libertà di informazione e il diritto del cittadino ad essere informato, e i due principi debbono stare insieme.
Un altro appuntamento - lei lo ricordava bene -, al quale arrivare prima possibile, è la riforma dell'ordinamento e del Consiglio superiore della magistratura. Anche qui lei ha lavorato con il Parlamento, innestando il suo lavoro su quello con me compiuto dal precedente Governo e dal precedente Ministro, modificando, con il nostro sostegno, quelle parti che erano da cambiare anche profondamente, come la prescrizione. Lo ha fatto tenendo insieme la necessità di arrivare al giusto processo, ad un sistema di garanzie dentro il quale c'è il perno della presunzione di innocenza, il rifiuto del fine processo mai, insieme con il diritto-dovere di tutelare le vittime dei reati, siano singoli cittadini o la collettività, e tenendo sempre la guardia alta contro le mafie e la corruzione. Garantire in tempi certi e di durata ragionevole un esito processuale quando c'è un rinvio a giudizio: un esito, qualunque esso sia, è infatti un diritto degli imputati e delle vittime dei reati e un dovere dello Stato.
È in questo quadro che sta la riforma del CSM per contribuire a quella rigenerazione della magistratura che vive da tempo una pericolosa crisi di credibilità. Anni difficili nei quali il pluralismo delle aree culturali ha lasciato il posto a un correntismo esasperato, a un carrierismo devastante e a rapporti opachi, in certe fasi, anche con poteri economici e politici e questo ha minato i principi e la prassi dell'autonomia e dell'indipendenza. Anni pesanti che hanno riguardato anche il CSM, epicentro di questa crisi. A nostro giudizio, la guida del Presidente della Repubblica Mattarella è stata un riferimento puntuale e unificante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), così come lo è stato anche il mandato svolto quotidianamente dal vicepresidente Ermini che ha guidato in mezzo alla tempesta il Consiglio, tenendo come bussola la sua autonomia e la Costituzione. Si deve però voltare pagina. Auspichiamo che quegli emendamenti che lei - lo ha ricordato - ha sottoposto alla valutazione politico-istituzionale del Consiglio dei Ministri arrivino quanto prima in Commissione. Come PD ne condividiamo l'impianto però sottolineiamo alcune esigenze: un nuovo sistema di elezione trasparente contro le degenerazioni correntizie che garantisca la parità di genere, che sciolga realmente, costituzionalmente il nodo delle incompatibilità, prima, dopo e, tanto più, durante l'esercizio del ruolo di magistrato, e le possibili candidature o incarichi nelle istituzioni locali e nazionali. Sosteniamo criteri più trasparenti, meritocratici per la valutazione delle domande per gli incarichi direttivi e un maggior peso reale degli ordini degli avvocati nei consigli giudiziari.
Infine, vogliamo lavorare su un binario parallelo per la costituzione di una sorta di Alta corte che definisca le questioni disciplinari e i ricorsi che riguardano tutte le magistrature, anche quella amministrativa.
Ho finito, Presidente. Voglio solo dire, da ultimo, che apprezziamo anche la celerità e la tempestività con la quale il CSM sta procedendo a sanare la situazione determinata proprio, alla vigilia dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, da una sentenza del Consiglio di Stato, sul cui merito ovviamente non entriamo, che ha sollevato più di una perplessità, quantomeno per la tempistica. Insomma, con questa riforma dobbiamo aiutare a combattere errori, degenerazioni, improprie invasioni di campo, atteggiamenti contrari, anche di pezzi della magistratura, ai principi del giusto processo e della presunzione di innocenza. Dobbiamo fare questo non per picconare e non per cercare vendette ma per aiutare la magistratura a ritrovare credibilità, per rafforzarne e non per indebolire l'autonomia e l'indipendenza.