Grazie Presidente. Signora Ministra, abbiamo apprezzato la sua relazione che abbiamo trovato completa, esaustiva e chiara. La giustizia è il grande malato d'Italia, al cui capezzale ogni Governo negli ultimi decenni si è accostato, nel tentativo di individuare le soluzioni, le riforme e i cambiamenti, che le consentissero di smettere di essere un tallone d'Achille per il nostro Paese. Eppure, siamo ancora qui, oggi, nel 2022, a constatare quanto ancora resti da fare per dotare il nostro Paese di una giustizia efficiente, rapida ed efficace, che consenta all'Italia di competere ad armi pari con le altre economie avanzate e, ai cittadini italiani, di guardare con fiducia, di fidarsi, di uno dei settori più importanti e rilevanti della nostra architettura istituzionale. Infatti, è attraverso la giustizia che funziona che passa tanto dello sviluppo del Paese, ma tanto anche del ricomponimento della frattura di fiducia tra Stato e cittadini. Allora, posso dire che noi abbiamo apprezzato la sua relazione, perché individua correttamente i nodi e traccia una rotta per noi ineludibile, coraggiosa e limpida, a partire - lo dico subito - da un'attenzione particolare al tema dell'organizzazione del servizio giustizia. Troppo spesso viene sottovalutata l'organizzazione, che, invece, secondo noi, è un tema prioritario. Un grande Guardasigilli, che si è seduto prima di lei alla scrivania di via Arenula e che anche lei ha ricordato oggi nella sua relazione, Mino Martinazzoli, diceva provocatoriamente che la sua più grande riforma da Ministro fu quella delle buste. Aveva scoperto che si utilizzavano buste grandi per spedire anche piccoli formati; allora, fece comprare delle buste piccole, che costavano meno anche di affrancatura, producendo un risparmio duraturo.
Era ovviamente una provocazione, ma a dire che, spesso, nelle piccole cose, anche di natura organizzativa, si celano i possibili passi in avanti che producono le vere innovazioni. Quanto l'organizzazione conti nel funzionamento del servizio giustizia lo abbiamo capito molto bene da quando nella scorsa legislatura, grazie ai numeri che finalmente furono raccolti sistematicamente dal Ministro Orlando per capire l'andamento dei singoli uffici, ci siamo accorti che le performance degli uffici erano e sono spesso del tutto indipendenti dal rapporto tra magistrati, affari correnti e personale amministrativo. In altri termini, in uffici giudiziari in cui ci son più giudici e meno affari correnti spesso i tempi sono più lunghi di quelli in cui il rapporto è inverso. Per questo siamo convinti che la digitalizzazione, la raccolta dei dati, il monitoraggio costante, anche attraverso il nuovo Dipartimento della transizione digitale e statistica, rappresentino uno sviluppo utilissimo e per questo riteniamo che l'assunzione di oltre 14.000 persone, che andranno a costruire l'ufficio del processo, possa rappresentare - uso questo termine consapevolmente - uno spartiacque decisivo nel funzionamento della giustizia nel nostro Paese. Una grande, straordinaria occasione di dare finalmente linfa a un istituto che venne introdotto dal Ministro Orlando ma che, ad oggi, ha funzionato a intermittenza per mancanza di risorse e che consentirà di dotare gli uffici giudiziari di personale qualificato, in grado di supportare i giudici in tutto il lavoro preparatorio della decisione, secondo un modello organizzativo che negli altri Paesi europei è consolidato e funziona. Qualunque avvocato che eserciti la professione sa bene quanto sia decisiva, per la sua produttività e anche per la qualità del suo lavoro, la presenza di uno staff di collaboratori che lo aiuti nelle ricerche, nella redazione degli atti, nel monitoraggio delle scadenze, nell'organizzazione dell'ufficio. Questa straordinaria immissione di risorse umane negli uffici giudiziari, possibile grazie ai fondi del PNRR, potrà consentire di recuperare quote rilevanti di efficienza e produttività dei magistrati, certo, a condizione che gli stessi magistrati siano disponibili a cambiare la modalità del loro lavoro, da un lavoro in solitudine a un lavoro in team. Allo stesso modo, crediamo che anche le riforme della normativa messe in campo abbiano il segno di un'ambizione ben riposta. Questo Governo, signora Ministra, è un Governo di unità nazionale che tiene insieme partiti e gruppi politici che sono naturalmente avversari, nato per fronteggiare e far uscire il Paese dall'emergenza, cogliendo tutte le opportunità di Next Generation EU. Questo crea difficoltà di gestione, ovviamente, soprattutto sulla giustizia, sulla quale sappiamo si consumano contrapposizioni e polarizzazioni che spesso fanno leva sull'emotività, che hanno spesso natura tutta politica, che oscurano, nel merito, le questioni, che rendono difficile l'individuazione delle soluzioni possibili. Ma questo Governo rappresenta anche una occasione di condivisione larga delle riforme, di assunzione comune di responsabilità di fronte al Paese, se tutti siamo capaci di intestarci le mediazioni e le soluzioni trovate. Ebbene, noi lo diciamo a chiare lettere, noi che pure abbiamo motivo di rammarico, perché alcune delle proposte più innovative che avevamo formulato sono cadute per i veti dei partner di Governo: noi rivendichiamo fino in fondo il nostro ruolo nell'approvazione delle leggi delega di riforma della giustizia penale e civile che abbiamo approvato nelle settimane scorse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Parlo, in particolare, della riforma della giustizia penale che abbiamo seguito qui alla Camera e che, seppure non si è spinta, per i veti contrapposti, ad abbracciare tutte le profonde innovazioni che era state profilate dalla commissione Lattanzi, introduce riforme di sistema che solo la miopia di una lettura strabica e superficiale impedisce di cogliere in tutta la loro portata; parlo del nuovo filtro della diagnosi di colpevolezza per il rinvio a giudizio; parlo del rafforzamento della dimensione garantistica delle indagini preliminari; parlo del rafforzamento dei riti alternativi al dibattimento e della depenalizzazione in concreto con l'estensione della tenuità del fatto e dei reati perseguibili a querela; parlo dell'emersione delle scelte discrezionali dei pubblici ministeri attraverso i criteri di priorità. Noi rivendichiamo fino in fondo queste scelte che siamo convinti possano produrre risultati significativi per ridurre i processi e la loro lunghezza, rafforzando al contempo le garanzie e la terzietà del giudice. Sulla giustizia civile è giusto il calibrato intervento sul rito e l'incentivazione delle ADR, ma sappiamo che sarà soprattutto qui, in questo nevralgico settore, che dispiegherà i suoi effetti la straordinaria assunzione di risorse nell'ufficio del processo.
Dunque la rotta tracciata è corretta e siamo convinti segni un indirizzo che nessuno, anche in futuro, si incaricherà di modificare. Ma molto resta da fare, le riforme vanno accompagnate e non basta disegnarle, a partire dai decreti delegati che dovranno dare sostanza alle riforme della giustizia penale e civile, in coerenza con i principi indicati dalle leggi delega. La invitiamo al coraggio anche qui, signora Ministra, sia per i tempi, che devono essere rapidi, sia per i dettagli, che non possono essere deludenti rispetto alle ambizioni. Le riforme vanno anche completate. Walter Verini e Andrea Giorgis, in discussione generale, hanno delineato e indicato con competenza ed efficacia due temi che per noi rappresentano altrettante priorità di riforma, quello del CSM e dell'ordinamento giudiziario, che serve a restituire tutta intera la dignità e l'autorevolezza alla magistratura che i recenti scandali hanno minato, e quello della riforma dell'ordinamento penitenziario, ineludibile per uscire da una perenne condizione di emergenza nella quale si trovano i nostri istituti penitenziari, quindi carceri più moderne, risorse all'edilizia penitenziaria ma anche misure alternative alla detenzione e giustizia riparativa. Doveroso raccogliere al più presto, sotto questo profilo, e lo ribadisco, il grido di allarme e la richiesta di aiuto degli uffici dell'esecuzione penale esterna, che devono essere dotati al più presto delle risorse necessarie a garantire il loro efficace funzionamento.
In conclusione, signora Ministra, il Partito Democratico continuerà a fare la sua parte, con responsabilità ed equilibrio, per proseguire in modo efficace la strada intrapresa. Non ci faremo strattonare dalle polemiche artificiose, non ci iscriveremo mai alle fazioni che trattano la giustizia come il terreno preferito della propaganda politica. Saremo sempre al fianco di chi ha la forza della competenza, il coraggio delle soluzioni possibili, l'ambizione del riformismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).