Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 12 Dicembre, 2018
Nome: 
Gian Mario Fragomeli
A.C. 1408
 
Relatore di minoranza
 
Grazie, Presidente. Questo decreto, nel suo percorso e nella sua lettura al Senato, ha subito un grande cambiamento ed è stato sostanzialmente snaturato. Era il decreto che, in campagna elettorale, le forze di Governo avevano annunciato come il “decreto della pace fiscale”, individuando questa nuova denominazione che doveva servire a garantire coloro che, per la crisi economica e per una serie di fattori soggettivi oltre che oggettivi, non sono riusciti a pagare negli anni le imposte e intervenire, quindi, direttamente su un'agevolazione importante, per consentire a questi soggetti di uscire da questo grande blocco e difficoltà legati al pagamento, appunto, delle imposte.

Ebbene, al Senato questo decreto si è snaturato, si è perso fondamentalmente quello che era il cuore di questo provvedimento e, quindi, una rottamazione delle cartelle forti, per importi importanti, che doveva andare a ristrutturare anche la forma delle dichiarazioni perché, come voi ben sapete, l'articolo sulla dichiarazione integrativa speciale è scomparso. Quello era uno strumento che non condividevamo sotto alcuni, anzi sotto molti punti di vista, ma avrebbe consentito a coloro che avessero voluto dichiarare un ulteriore 30 per cento - rispetto a quanto già dichiarato precedentemente nella dichiarazione dei redditi - di avere un'aliquota agevolata del 20 per cento. Però è scomparso e non c'è più niente da questo punto di vista.

Allo stesso tempo però - è giusto evidenziarlo - il decreto non ha perso di efficacia; anzi, è stato incrementato e si è arrivati addirittura a 64 articoli. Potremmo dire che questo decreto è diventato un decreto omnibus, si occupa di tutto, anche di Genova, seppure il “decreto Genova” sia solo di pochissimo tempo fa, per colpire e intervenire su alcune lacune appunto di quel decreto. Ma si occupa di tantissime altre questioni che nulla c'entrano con la semplificazione e con la materia fiscale. Quindi, a tutti gli effetti è un decreto che, oltre ad essere snaturato dal punto di vista fiscale, interessa materie non di stretta competenza.

Però, veniamo al dunque e, quindi, a ciò che è rimasto di questa pace fiscale, in qualche modo essendo stato superato questo condono, che doveva essere quinquennale, con la dichiarazione integrativa speciale che noi chiamavamo una dichiarazione integrativa al risparmio, perché dare la possibilità al contribuente - fino al 31 ottobre - di dichiarare una quota non dichiarata, appunto, nella dichiarazione dei redditi, in pendenza però della possibilità di integrare la dichiarazione dei redditi, era un invito plateale a dire: “Non dichiarate determinati redditi del 2017, tanto lo potrete fare in dichiarazione integrativa speciale e, quindi, avere un'agevolazione di tipo fiscale entro maggio 2019”. Quindi, da questo punto di vista plaudiamo al fatto che tale disposizione sia stata soppressa perché molte risorse sarebbero venute a mancare, perché chiaramente chi si fosse trovato di fronte a una dichiarazione incrementale tale da consentirgli un'agevolazione fiscale importante avrebbe optato per non dichiarare interamente il suo fatturato per l'anno 2017.

Quindi, da questo punto di vista plaudiamo al fatto che questo condono sia stato stralciato. Voci che si rincorrono dicono che comunque verrà probabilmente ripreso nelle modifiche al Senato sulla legge di bilancio, con una forma similare che noi non condividiamo da questo punto di vista perché chiaramente avvantaggia persone che non penso per errori materiali, come si è fatto nella modifica dell'articolo 9, in qualche modo hanno evaso il fisco e sono dei cosiddetti “disonesti” e, quindi, noi non condividiamo questa forma della dichiarazione integrativa speciale.

Allo stesso tempo, però, potremmo dire: “Certo, l'obiettivo era quello di intervenire e facilitare chi ha avuto delle difficoltà economiche in questi anni e, quindi, in qualche modo deve essere interessata tutta la platea dei contribuenti”. Ebbene no, perché abbiamo visto, anche nella discussione al Senato, i poveri contribuenti, quelli che veramente hanno avuto delle difficoltà, che sono coloro che hanno ricevuto gli avvisi bonari, che hanno contrattato con l'Agenzia delle entrate i pagamenti rateali e la riduzione delle sanzioni, e su questi abbiamo chiesto: “Ma coloro che in qualche modo sono già sottoposti ad avvisi bonari, quindi a una procedura agevolata di questo tipo, perché non possono rientrare, anche loro, in questa fattispecie di eliminazione delle sanzioni o, almeno, di proroga e di ulteriore rateizzazione del loro debito col fisco?”. Loro no, loro hanno un peccato originale: sono stati onesti col fisco. Sono coloro che sono andati davanti al fisco, davanti all'Agenzia delle entrate, e hanno detto semplicemente: “Noi abbiamo sbagliato, vogliamo pagare e ve lo diciamo noi”, in un rapporto molto di tax compliance rispetto all'Agenzia delle entrate; e, nonostante anche al Senato avessimo ribadito, più volte, che quelli erano i primi soggetti italiani da inserire nell'agevolazione, scopriamo che questi soggetti vengono completamente esclusi da questo decreto. Quindi, nessuna agevolazione per gli onesti, per coloro che hanno deciso di andare davanti al fisco e dire quello che mancava nella loro dichiarazione dei redditi e attuare, appunto, un piano di pagamento concordato, rateizzato e con un'eliminazione delle sanzioni. Quindi, è molto carente anche questo aspetto della rottamazione ter.

Avete poi prorogato - e lo sentivo poco fa dal relatore per la maggioranza - provvedimenti che solo fino a pochi mesi fa erano fortemente avversati e contrastati dalla maggioranza di Governo. Penso, ad esempio, al reverse charge piuttosto che allo split payment - ma in questo caso parlo del reverse charge - che sono strumenti che noi continuiamo a ribadire che sono fondamentali in un Paese come l'Italia dove - e non lo diciamo noi ma lo dicono i bilanci dello Stato - il tax gap sull'IVA è un tema fondamentale, pesante sotto tutti i punti di vista. E, quindi, noi plaudiamo al fatto che ci sono degli strumenti come il reverse charge che consentono l'entrata dell'IVA, sebbene siano chiaramente strumenti agevolati a livello europeo perché sappiamo tutti qual è la competenza del regime IVA e della gestione dell'IVA e, però, plaudiamo al fatto che ci siano proroghe rispetto a questi strumenti. Quindi, devo dire che da questo punto di vista almeno qualcosa di positivo iniziamo anche a scorgere.

Poi, c'è il combinato disposto, questa brutta parola che utilizziamo spesso noi in politica, tra l'articolo 3 e l'articolo 4: anche qui, così come poco fa ho osservato che questo decreto non fa giustizia tra contribuenti onesti e disonesti, non riusciamo a capire perché questo decreto non faccia giustizia rispetto agli enti locali. Lo dico perché ci sono molte questioni che, secondo noi, non sono state affrontate correttamente. Anche in passato si interveniva - e qui parlo dell'articolo 2, della definizione agevolata rispetto al procedimento di accertamento -, però non capiamo perché questo non vale per i tributi locali. È un tema che deve valere solo per i tributi erariali da questo punto di vista! Si introducono delle agevolazioni che valgono per il cittadino che si pone di fronte al fisco in una nuova posizione di confronto e anche, appunto, di definizione agevolata ma non capiamo perché ai tributi degli enti locali questa opportunità non debba essere data.

Ma, cosa ancora più grave, non comprendiamo questo trattamento riservato agli enti locali di cui all'articolo 3, dove troviamo che si produrrà un doppio scontento per gli enti locali perché, da una parte, sulle cartelle esattoriali non è più data, come in passato, nessuna facoltà, ma c'è l'obbligo di rottamare anche quelle, appunto, provenienti da un debito o da un mancato pagamento degli enti locali, mentre in passato sappiamo tutti che qualsiasi forma di eliminazione delle cartelle esattoriali o, comunque, riforma o rottamazione delle cartelle esattoriali dava la possibilità all'ente locale di accettare o meno (ed era una facoltà). Il comune di Bologna, rispetto alle precedenti rottamazioni, non le accettava, perché riconosceva il fatto di essere comunque capace e in grado, con le sue strutture, di recuperare le risorse, quindi il debito delle imposte. Allo stesso tempo va considerato anche ciò che era dovuto a fronte di anni di lavoro, perché forse qui ci dimentichiamo che negli enti locali, specialmente quando c'è una gestione in proprio della riscossione del tributo, ci sono persone che lavorano per anni sulla riscossione e sulle procedure esecutive; quindi, perché non remunerare mediamente quel 25-30 per cento di fatica durata anni da parte dei dipendenti degli enti locali per recuperare delle risorse? Allora, diamo la disponibilità agli enti locali! E invece no, avete deciso diversamente. Avete deciso che tutto deve essere parificato.

Ci stupisce che una forza di Governo come la Lega abbia tirato una riga rispetto all'autonomia anche impositiva e di controllo degli enti locali, dicendo che tutto il malfunzionamento che c'è stato nella riscossione a livello statale deve essere applicato sistematicamente anche agli enti locali, anche laddove le cose funzionano, anche laddove l'ente impositore è in grado di far pagare i suoi cittadini, come è giusto che sia.

Io plaudo all'ultima affermazione del relatore per la maggioranza, Currò, che ho sentito proprio a fine discorso, e, cioè, che questo è un provvedimento che deve intervenire oltre che sul tema della tax compliance, anche per rivendicare il fatto che siamo il Paese con la maggiore evasione fiscale, con numeri esorbitanti, e che quindi questo provvedimento deve intervenire anche per contrastare l'evasione fiscale.

Non metterei mai alla fine del mio discorso questo tema, perché è un elemento fondamentale il contrasto all'evasione fiscale, quando si parla di decreti fiscali in questo Paese. Da questo punto di vista, ribadisco che non capiamo l'aver voluto inserire le cartelle esattoriali con debiti legati ai tributi comunali senza nessuna facoltà rispetto a questo tema della rottamazione. A questo punto ci chiediamo: siccome si assimilano il pagamento pregresso di tributi locali con quelli erariali e imposte varie, allora le agevolazioni senza interessi e senza sanzioni varranno anche per la classica ingiunzione fiscale dell'ente locale, perché anche questo avrà diritto a un'agevolazione, a una procedura agevolata. Invece no, anche qui l'autonomia degli enti locali si sospende. Cioè, rispetto al classico elemento, la classica procedura dell'ente locale per il reperimento delle risorse, che è l'ingiunzione fiscale - seppur datata 1910, ma questo è lo strumento che ancora viene consegnato agli enti locali in modo veloce per intervenire nel recupero e nella riscossione -, le agevolazioni non ci sono, quindi anche l'ente locale viene trattato diversamente e non può presentarsi di fronte al contribuente con una modalità di riduzione, sia da un punto di vista di interessi che di limitazione della sanzione. Questi elementi ci fanno propendere per un'affermazione molto banale, cioè che questo è il decreto che non nega una rateizzazione a nessuno tranne che agli enti locali, infatti nel successivo articolo 4 scopriamo un altro elemento fondamentale di lotta rispetto alla politica fiscale tributaria dell'ente locale quando si prevedono degli stralci, seppur fino al 2010, e quando si prevede una rimodulazione di quelli che sono i residui attivi, di quelli che sono, per mille motivazioni, i crediti residui dei comuni.

Io ho sempre ribadito che in un Paese normale ci dovrebbe essere una verifica continua, come lo prevede la norma, e normalmente i comuni italiani devono rispondere alla Corte dei Conti se mantengono dei crediti tributari e quindi dei residui attivi senza la motivazione cogente e supportata nei fatti, perché normalmente ogni anno ci sono i controlli della Corte dei Conti rispetto all'approvazione dei bilanci consuntivi e lì viene chiesto di portare le “pezze” giustificative, sia alla parte tecnica che alla parte politica, e se queste “pezze” giustificative non ci sono, la Corte dei Conti invita all'eliminazione. Premesso questo aspetto, sappiamo che in Italia c'è una questione però molto diversificata del mantenimento di questi crediti da parte degli enti locali, allora perché non trattare gli enti locali come avete trattato tutti?

Avete rateizzato pagamenti di imposte e tasse a tutti, al singolo cittadino come alla società che produce succedanei del tabacco; avete rateizzato tutto quello che poteva essere rateizzato, arriviamo di fronte a una richiesta legittima degli enti locali, che è quella di fare un riaccertamento straordinario, che sono disposti a stralciare delle risorse dal 2000 al 2010, quindi risorse che nei bilanci comunali possono essere importanti - e tutti sapete che stralciare dei crediti crea chiaramente un problema all'interno dei bilanci locali; se questo deve essere fatto, allora si consenta un riaccertamento straordinario che dilazioni nel tempo gli effetti dell'eliminazione di questi crediti, eppure anche su questo avete detto di no ai comuni, perché non meritano nessuna tutela, da questo punto di vista.

Anzi, ci siamo accorti, sempre per il tema dei rimborsi, leggendo giustamente questo decreto, che i rimborsi sulle procedure esecutive effettuate dagli agenti riscossori vengono effettuati in vent'anni. Cioè, voi pensate che un ente che si è occupato di un'attività lunga e impegnativa come quella della riscossione meriti un rimborso - senza interessi, chiaramente, perché lo Stato non rimborsa mai nessuna forma di interessi - in ben vent'anni, a decorrere dal 2020. Siamo veramente di fronte ad una situazione di mancato rispetto di chi ha svolto il suo lavoro in Italia rispetto alla riscossione delle entrate, sia esso un ente locale sia esso un agente riscossore nazionale, perché chiaramente da questo punto di vista ci aspettavamo che altre fossero le forme di rimborso, però, chiaramente, anche questo è un elemento che ci fa alquanto pensare.

Per poi arrivare appunto alle imposte sui consumi succedanei del tabacco e i liquidi da inalazione: siete riusciti in un'ingegneria elusiva del fisco veramente incredibile! Ripeto, ci siamo trovati in un combinato disposto che ha garantito, attraverso un incastro di un “Milleproroghe” che prorogava il pagamento del debito residuo alla fine dell'anno e questo decreto, l'azzeramento del pagamento, perché il 5 per cento degli importi senza interessi e sanzioni è praticamente azzerare il debito di queste società. Ma su questo tema penso che i miei colleghi entreranno più nel merito, ribadendo che se si è fatto così tanto per questo tipo di società forse un'attenzione maggiore avrebbe dovuto essere riservata anche agli enti locali.

Devo dire che nel decreto mancano molti degli aspetti che in qualche modo ci aspettavamo, però, scorgendo una parte dell'articolato, noto che viene ribadita l'importanza di alcuni aspetti fondamentali che noi avevamo inserito nella legge delega del 2014. Forse ce ne siamo tutti dimenticati, però molti di questi provvedimenti riprendono il tema di una deflazione del contenzioso, che è importante, è inutile negarlo, ci sono elementi importanti sull'aspetto deflattivo del contenzioso, come alcuni temi sulla tax compliance, che secondo noi sono fondamentali e vengono in qualche modo ripresi. Però sentivo poc'anzi il relatore per la maggioranza intervenire sul tema della fatturazione elettronica, che è l'altro elemento cardine di questo provvedimento, nel senso che più ci avviciniamo alla scadenza del 1° gennaio e più sale la preoccupazione di tutti perché entrerà in vigore un sistema nuovo, innovativo, che nella precedente legislatura noi abbiamo voluto e confidiamo che in qualche modo entri a pieno regime l'anno prossimo, perché crediamo che sia uno strumento tanto di semplificazione quanto di digitalizzazione del sistema.

Finalmente, l'Italia, dopo anni agli ultimi posti nelle classifiche DESI, quindi della digitalizzazione dei servizi erogati, con l'introduzione della fatturazione elettronica risale la classifica e inizia ad avere un ruolo importante in termini di digitalizzazione dei servizi ai cittadini. Quindi, in qualche modo plaudiamo a questo servizio, sapendo che tutte le introduzioni epocali, importanti, in un sistema debbono essere giustamente ponderate, valutate, così come plaudiamo all'eliminazione delle sanzioni nei primi sei mesi o all'introduzione da settembre di diversi termini rispetto alla presentazione, perché è chiaro che diciamo che la fatturazione elettronica deve essere uno strumento fondamentale su cui insistere e spingere, sapendo però che ci sono delle problematiche attuative e quindi, quando si tratta di intervenire su riduzione delle sanzioni e via dicendo, noi, da questo punto di vista, siamo d'accordo. Ribadiamo però che, con tutti gli accorgimenti necessari, è uno strumento che deve essere implementato, che non può più essere rinviato, non solo perché c'è il problema della copertura dei 2 miliardi.

Il tema non è appunto la previsione di entrata che deve essere coperta, perché questa è una sfida importante, quindi dobbiamo accompagnare le piccole imprese e il sistema. L'abbiamo ribadito più volte: incrementiamo il servizio che Sogei, che l'Agenzia delle entrate eroga per la conservazione delle fatture, per tutto quello che riguarda l'impianto gratuito del servizio dell'Agenzia delle entrate ai piccoli imprenditori; capiamo perfettamente che si debba intervenire per agevolare questo strumento, ma non bisogna rinviarlo, perché è un appuntamento con la storia per la pubblica amministrazione e per il sistema dell'impresa che secondo noi non va rinviato.

Non voglio rubare altro tempo, perché altri colleghi interverranno puntualmente sull'articolato, che è arrivato a 64 articoli, quindi molto dinamico e onnicomprensivo, pertanto concludo qui il mio intervento e ringrazio.