Data: 
Mercoledì, 12 Dicembre, 2018
Nome: 
Gianfranco Librandi

A.C. 1408

 

Signor Presidente e signori del Governo, onorevoli colleghi, sul decreto fiscale che oggi approda alla Camera, dopo un percorso piuttosto complesso e complicato al Senato, vorrei sviluppare alcune brevi considerazioni di ordine formale e sostanziale. Inizio da una riflessione generale: questo decreto fiscale rappresenta una sintesi efficace della confusione e dell'approssimazione del Governo rispetto alla politica economica e fiscale. Il quadro macroeconomico in cui ci stiamo muovendo è a dir poco preoccupante. Infatti, le promesse irrealizzabili e le parole irresponsabili di esponenti dell'Esecutivo e della maggioranza parlamentare, hanno finora bruciato miliardi di euro di capitalizzazione di borsa, di imprese e di risparmio delle famiglie italiane. Lo spread è cresciuto di 170 punti base rispetto alle elezioni del marzo di quest'anno. Gli investimenti nazionali e internazionali hanno subito una brusca frenata e il finto “decreto dignità” ha distrutto migliaia di posti di lavoro. Insomma, avete forato le ruote a un'automobile che negli anni passati noi avevamo pazientemente riparato, migliorato e rimesso in carreggiata. Anche una Formula 1 può andare male se messa nelle mani di un pilota dilettante e di meccanici incompetenti.

Un'altra considerazione è che, ancora una volta, ci troviamo di fronte, come prassi ormai consolidata anche da parte di questo Governo, al ricorso allo strumento del decreto-legge. Ne abbiamo parlato diffusamente ieri e sappiamo bene quale decisione è stata assunta, ma non posso non evidenziare come fra le altre cose il requisito di straordinaria necessità e di urgenza, richiesto dall'articolo 77 della Costituzione, in questo caso non sia propriamente presente. La seconda considerazione è che ci troviamo di fronte a un decreto il cui titolo, “disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria”, di certo non rispecchia il suo contenuto. Si tratta, infatti, di un decreto-legge omnibus, dove possiamo trovare di tutto: dai condoni ai provvedimenti per le aree di crisi industriale complessa, dal bonus bebè al rilancio di Campione d'Italia, dalle modifiche al codice del terzo settore al rinvio della lotteria dei corrispettivi.

Sicuramente, sono presenti alcune norme che condivido, ma se lo scopo di questa legge era quello di costruire un rapporto più collaborativo, più proficuo e più equilibrato fra il contribuente e l'amministrazione finanziaria, credo che i risultati che potrete ottenere siano davvero nulli. Non solo manca una strategia di fondo, un progetto complessivo per creare un rapporto virtuoso fra il fisco e il contribuente, ma si va in direzione diametralmente opposta. L'anima, la parte fondante di questo decreto-legge sono gli innumerevoli condoni che avete inserito con la giustificazione di aiutare chi non ce l'ha fatta, invece di mettere in campo provvedimenti mirati.

C'è un po' di tutto: dai processi verbali e di constatazione agli avvisi di accertamento, dalle liti pendenti sino in Cassazione alle irregolarità formali. Praticamente, qualsiasi fattispecie di evasione o di irregolarità contributiva potrà essere sanata.

L'evasione fiscale nell'ambito della scienza delle finanze indica tutti quei metodi volti a ridurre o a eliminare il prelievo fiscale da parte dello Stato sul cittadino contribuente attraverso la violazione di specifiche norme fiscali. Costituisce, di fatto, un evento negativo all'interno della politica fiscale attuata dal Governo, che contribuisce a far perdere allo Stato una parte non trascurabile delle entrate ad esso dovute, creando debito pubblico, aumentando l'onere tributario a carico dei cittadini onesti, rendendo impossibili interventi per favorire la crescita e lo sviluppo economico. Tutti coloro che hanno messo in campo tali comportamenti saranno premiati; tutti i furbi, che sono stati scoperti con le mani nel sacco, avranno la possibilità di sanare le loro posizioni facendo pagare ad altri il prezzo della rottura di un patto sociale. E così i lavoratori dipendenti, gli artigiani, i commercianti, gli imprenditori, le famiglie e gli onesti, che sono tanti, continueranno a pagare sempre di più anche per gli evasori. Non è questa la pace fiscale che noi vogliamo. Pace fiscale significa collaborazione in un percorso virtuoso di ridefinizione dei rapporti tra fisco e contribuente improntato a fiducia reciproca e trasparenza; pace fiscale significa una pressione fiscale sostenibile, regole chiare e semplificazione. Ma in questo decreto cosa troviamo, invece? Condoni ed uno Stato di polizia fiscale, dove sarà possibile l'accesso diretto ai dati contenuti nell'archivio dei rapporti finanziari e alle informazioni sui saldi e sulle disponibilità esistenti.

Per concludere, nei giorni scorsi abbiamo licenziato e trasmesso al Senato il testo della legge di bilancio 2019, di cui questo decreto è un corollario. Abbiamo, in realtà, lavorato inutilmente perché il disegno di legge sarà stravolto nei prossimi giorni. A due mesi abbondanti dal famoso balcone del Vice Premier Di Maio e a tre settimane dalla fine dell'anno il Governo non ha ancora una strategia concreta sulla manovra di bilancio, non ha contezza dei saldi e delle principali misure e gli italiani non sanno cosa ne sarà dei loro soldi. Ce la faremo per il 31 dicembre ad avere un bilancio approvato? È forse il momento di iniziare a pensare all'ipotesi che, dopo tanti anni, l'Italia sperimenti nuovamente l'esercizio provvisorio? È una pratica che pensavamo ormai consegnata ai libri di storia ma che il Governo del cambiamento potrebbe farci scoprire nuovamente.

Siete sulla strada sbagliata e la rotta che avete tracciato ci porterà in un mare in tempesta. Ve l'abbiamo già detto in occasione della legge di bilancio, una legge che nulla prevede per ottenere ciò di cui il Paese oggi ha maggiormente bisogno: stabilità, niente scossoni sull'euro, crescita economica e creazione di posti di lavoro. Con questo decreto fiscale, con il “decreto dignità” e con la legge di bilancio avete caricato sulle spalle delle imprese, che sono quelle che il lavoro lo creano, e delle famiglie oneste l'onere di sostenere le vostre mance elettorali. Quest'anno avete regalato condoni fiscali ed edilizi e vi apprestate a mettere in campo una misura assistenziale come il reddito di cittadinanza. Inoltre, avete promesso “quota 100” dimenticandovi, però, di far presente che la pensione sarebbe diminuita del 30 per cento, pari ad una media di 100 mila euro per ogni pensionato.

I posti di lavoro promessi stanno diminuendo drasticamente, ma l'anno prossimo cosa farete per mantenere il vostro consenso? Regalerete una lavatrice? Una settimana di vacanza o un abbonamento per la squadra del cuore? Stiamo arrivando alla recessione e capitali ed aziende se ne stanno andando. Gli avete tolto l'ACE, l'IRI, il super ammortamento, i recuperi fiscali sulle spese di ricerca e sviluppo e diminuito le ore di alternanza scuola e lavoro. E, poi, dite di essere amici delle imprese? In ogni caso, non vorrei essere nei vostri panni tra qualche mese. Noi del Partito Democratico vi segnaliamo la nostra profonda preoccupazione.