Dichiarazione di voto
Data: 
Venerdì, 14 Settembre, 2018
Nome: 
Enrico Borghi

A.C. 1117-A

La ringrazio, signor Presidente, anche per essere qui e per presiedere questi lavori, perché noi siamo convinti che questo atto che stiamo per compiere sarà ricordato, in futuro, negli annali della storia parlamentare, perché, signor Presidente, questo decreto rappresenta la fine dell'innocenza di questa maggioranza e di una parte che, all'interno di questa maggioranza, si è presentata qui, dicendo agli italiani che avrebbe fatto esattamente il contrario di quello che avevano fatto quelli che c'erano prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E, invece, e ce lo dicono loro, noi stiamo facendo come facevate voi, è vero, ma voi siete entrati qui per fare altro e, invece, di fronte ad un decreto ordinario, di una banalità burocratica quasi imbarazzante, noi ci siamo visti contemporaneamente porre la fiducia, per far decadere tutti gli emendamenti di merito dell'opposizione, inserire la tagliola, per impedirci di continuare nella discussione, e, alla fine, imporci la seduta fiume, per obbligare la minoranza a discutere di notte di temi che avremmo voluto discutere alla luce del giorno con voi, con voi, l'avremmo voluto fare, ma voi non c'eravate.

Vede, signor Presidente, non mi interessa entrare in una valutazione da leguleio circa il fatto, peraltro da approfondire, che è stata posta la fiducia preventiva su un testo che non era stato deliberato dal Consiglio dei ministri e non era stato firmato dal Presidente della Repubblica. Resta il fatto politico che questo atto rappresenta l'inizio della fine del grande inganno, perché, signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle è entrato qui promettendo di essere qualcosa di altero, qualcosa di diverso, qualcosa di alternativo, addirittura qualcosa di rivoluzionario.

Ebbene, facciamo un consuntivo di questi 100 giorni. Siete venuti qui e ci avete portato un decreto sul tribunale di Bari; vi avevamo detto che stavate sbagliando e siete andati avanti e adesso siete tornati indietro. Siete venuti qui e avete fatto il decreto cosiddetto Di Maio e vi avevamo detto che stavate sbagliando e voi siete andati avanti ed ora le parti sociali, non la Spectre o il complotto pluto-giudaico-massonico, le parti sociali ci stanno dicendo che ci sono già aumenti nella disoccupazione a causa di quel decreto. Poi, quando le cose diventano più grandi di voi, seguite il sentiero che avete trovato, dovevate chiudere l'Ilva e fortunatamente avete chiuso un accordo sulla base di quello che avete trovato sul tavolo. Qui, sproloquiate di sforare il deficit e poi, fortunatamente, il Ministro Tria gira il mondo, dicendo che vuol fare quello che il Ministro Padoan gli ha lasciato sul tavolo.

Vedete, voi alla fine, non riuscendo ad aggredire le questioni vere, in questo milleproroghe avete dato prova di quella cultura che vi tiene insieme, che è una cultura, allo stesso tempo, minimalista e iconoclasta. Voi dovete ridurre le discussioni a questioni banali e immaginare che questo vi dia la legittimità per cancellare tutto quello che c'era in precedenza, quasi come se foste gli angeli giustizieri che cacciano i peccatori dall'Eden con la spada sguainata. Non è così, non siamo in uno Stato etico, in cui il Governo e la maggioranza fanno delle valutazioni morali nei confronti delle opposizioni o nei confronti di chi c'è stato prima . Si deve stare nel merito delle questioni, ma di questo ne parleremo con particolare riguardo al decreto Genova di cui, forse, chissà, affronteremo i temi.

Vede, signor Presidente, in questo decreto milleproroghe noi abbiamo trovato tutta quella cultura che rappresenta l'inizio della vostra fine: la cultura del nemico, la cultura della disintermediazione, che cos'è il definanziamento del Bando periferie, se non il fatto di voler investire sull'idea che questo Paese non deve avere una coesione, le comunità si devono sfrangiare perché nelle comunità sfrangiate e spaventate può passare con più facilità il messaggio del rancore, il messaggio del razzismo, il messaggio degli imprenditori della paura.

È stata, la vostra, una scelta ideologica, ecco perché avete definanziato il Bando periferie, perché voi non volete un Paese coeso, voi avete bisogno di un Paese spaventato e diviso ed è il motivo per il quale noi rappresenteremo l'alternanza rispetto a questo tema. Poi, c'è un altro tema, guardate, che avete portato con voi in questi giorni. Lo definisco così: la cultura della presa della Bastiglia, pensate di essere i nuovi giacobini che occupano e prendono tutto. Signor Presidente, questo non riguarda solo il decreto di cui discutiamo, ma in queste ore noi non possiamo tacere il fatto, e lei è la terza carica dello Stato, che questa maggioranza ha indotto il presidente di un'autorità indipendente alle dimissioni, il presidente della Consob, che, lo ricordo a questo Parlamento, non è nominato dal Governo, ma è nominato dalla Presidenza della Repubblica. E questo dovrebbe indurre a un senso ulteriore di responsabilità, oltre al fatto che quale messaggio diamo ai nostri interlocutori internazionali che investono in Italia, se un giorno litighiamo con la BCE, se il giorno dopo cacciamo il presidente dalla Consob, se il giorno dopo diciamo che l'ONU è inutile? Quale credibilità possiamo avere? Potremmo dire altro rispetto alla vostra cultura giacobina: quello che avete fatto sull'Agenzia delle entrate, quello che avete fatto sull'Agenzia del demanio, quello che vi apprestate a fare nel tradizionale, signor Presidente, campo della spartizione, della lottizzazione, dell'organizzazione del potere dalla Prima Repubblica ad oggi nella RAI.

State chiudendo accordi che neanche nella Prima Repubblica avevamo visto. È questo il cambiamento? Dovevate cambiare così il Paese, immaginando di prendere pezzi dell'opposizione e di vellicarli con qualche presidenza o con qualche concessione? È questo il cambiamento? Per non parlare, ma avremo modo anche su questo di aprire un faro, di quello che vi apprestate a fare sui servizi. Nei due minuti che mi restano, signor Presidente, vorrei dire che voi vi siete anche omologati rispetto alla tendenza del passato. Ve lo dico perché così, magari, siete meno distratti. Voi non so se ve ne siete resi conto, ma avete già perso un po' di gente per strada. Avete votato la fiducia in 329, 21 voti in meno rispetto alla prima volta, 13 voti soltanto rispetto alla soglia della maggioranza assoluta.

Forse c'è qualcosa al vostro interno che dice di un disagio, di una difficoltà, di una preoccupazione? E voi pensate questo disagio di tarparlo come, facendo allontanare dalle Aule i vostri colleghi che sui vaccini hanno detto che stavate sbagliando? Noi su questo non faremo sconti; lo diciamo anche perché in queste ore abbiamo dato la dimostrazione a chi ha l'interesse a descriverci come inesistenti che l'opposizione c'è, l'opposizione ci sarà, con buona pace di chi ha interesse a descriverci come inesistenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E sa perché c'è, signor Presidente? Perché noi abbiamo visto in questo decreto inserire, e lo hanno detto bene i colleghi, dei guasti importanti sui vaccini, sul terremoto, sulla scuola, che non è stata citata, su tutte quelle questioni delle periferie, eccetera eccetera, che rendono questo decreto ingiusto. E allora, quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere, e noi lo faremo fino in fondo.

A.C. 1117-A