Discussione generale
Data: 
Lunedì, 18 Marzo, 2019
Nome: 
Stefano Lepri

A.C.1637-A

Presidente, mi piacerebbe interloquire con i colleghi della maggioranza, cominciando a dire loro che non abbiamo, in questi mesi, avuto pregiudizio su questo decreto-legge. Su altri provvedimenti sì, perché fin da subito sembravano essere ispirati dal calcolo politico oppure dal posizionamento: in questo caso, abbiamo guardato a questa proposta con sguardo libero. Perché due istanze, che sono quelle che hanno ispirato questo decreto-legge, erano e restano vere: da una parte, la necessità di contrastare la povertà e di rendere anche più fluido il mercato del lavoro e più efficace; e, dall'altra, di andare incontro alle tante attese di persone che aspettano la pensione, che la guardano con sempre maggior attesa e anche con qualche fondamento di attesa.

Ma queste giuste intuizioni, valutazioni che avete fatto politicamente, le rivendicate, partono da un primo presupposto assolutamente errato: lo ha rappresentato la relatrice Nesci, che ha detto che non vi era un sistema di protezione universale per le persone in difficoltà. Non so se mente sapendo di mentire o semplicemente non sa - lo dico a lei come agli altri colleghi - ma voglio ricordare che invece non si parte da zero, e che chi continua a ripetere che si parte da zero e che non c'era un sistema universale di protezione semplicemente non sa o mente. Perché noi abbiamo fatto - pur in ritardo ma fatto - il reddito di inclusione, con una dotazione in quest'anno 2019 che avrebbe, se non fosse sostituito come verosimilmente sarà, coperto fino a 2 milioni e mezzo di persone in condizioni di povertà, 700 mila nuclei, con circa 3 miliardi di dotazione. Ma accanto a questo, sappiamo che c'è un'importante dotazione, seppure insufficiente, per le persone con invalidità, attraverso l'assegno di invalidità alle persone non autosufficienti: questi interventi valgono ben 15 miliardi di euro ogni anno. Così come l'assegno sociale di integrazione al minimo; e non è un caso che oggi fortunatamente le persone in condizioni di povertà non sono quelle avanti negli anni, esattamente perché c'è una misura di contrasto alla povertà che prima ho citato.

Senza dimenticare - ma sembra che non le conosciate bene e ve le ricordo - le tante misure varate anche in modo efficace nella scorsa legislatura, che hanno quasi completato il disegno di politica attiva del lavoro: per cui oggi chi perde il lavoro, in particolare i cassintegrati, ma anche coloro i quali lo perdono in via definitiva, ma possono e ce la faranno a trovare un nuovo lavoro, sono appunto in tal modo sostenuti.

Quando dite, quindi, “non c'era un sistema finora di protezione universale”, dite una frottola colossale; e vi prego, vi preghiamo di non ripeterlo più.

Detto questo, certo, si doveva fare di più, c'era ancora da fare dell'altro, e noi saremmo stati pronti a farlo: non a caso, anche nel nostro programma, avevamo individuato esattamente ciò che mancava per completare un disegno di protezione efficace nel nostro Paese. Che cosa sarebbe stato necessario, e che si poteva e che avreste dovuto e potuto fare, e se l'aveste fatto avreste trovato sicuramente il nostro appoggio? Anzitutto, avremmo dovuto estendere le politiche attive del lavoro anche ai disoccupati di lungo periodo. Vi è uno strumento che è previsto nel Jobs Act, che è l'assegno di ricollocazione, che opportunamente si sarebbe potuto estendere anche a chi ha più di 24 mesi di disoccupazione o a chi non ha mai cominciato a lavorare.

Si dovevano aggiungere risorse al reddito di inclusione, perché obiettivamente erano ancora insufficienti; e ciò era evidentemente una possibilità, che naturalmente con le risorse che avete aggiunto si sarebbe potuta esperire tranquillamente. Si doveva introdurre una misura universale di sostegno ai carichi familiari, perché questa è un'annosa carenza del sistema di protezione italiano, e qui abbiamo non da oggi proposto una misura universale come l'assegno unico e la dote unica per i carichi familiari. E si doveva continuare nell'eliminazione delle storture della legge cosiddetta Fornero, senza aprire quelle finestre, che poi richiudete subito, che determinano ingiustizie e che illudono le persone senza una riforma complessiva.

Ecco, è questo che si sarebbe dovuto fare, e che noi eravamo pronti a fare se avessimo avuto la fiducia degli italiani. Così non è stato e tocca a voi; tocca a voi, e che cosa avete fatto quindi, non avendo fatto ciò che invece serviva? Una misura contraddittoria, contorta, piena di buchi, piena di errori; ne ricordo una dozzina di questi errori, che porteranno, come poi avrò modo di concludere, ad un risultato purtroppo per gli italiani fallimentare, o comunque non soddisfacente.

Anzitutto il presupposto ideologico, perché di questo si tratta: voi mischiate insieme, fate davvero un “mischione” - mi consentite il termine poco corretto, ma sicuramente efficace - tra politiche attive del lavoro e contrasto alla povertà. Invece questi due interventi di politica di protezione vanno tenuti distinti, anche se non sono distanti evidentemente; ma la distinzione e la non distanza non deve coincidere (è difficile in pochi minuti argomentarlo) con la coincidenza, come invece è determinata con questa misura.

I risultati sono evidenti: avete corretto, ma non è abbastanza efficace, quella presa in carico nei confronti delle famiglie che hanno bisogni diversi, e quindi che hanno bisogno di un approccio multidimensionale più che di un lavoro: perché in non pochi casi avremo di fronte delle persone, dei nuclei familiari dove il lavoro non è la risoluzione della povertà, e dove sarà impossibile, non tanto per l'offerta sul territorio quanto per le loro difficoltà, per le loro condizioni di debolezza nelle capacità residue, sarà impossibile per loro, anche nel miglior mercato del lavoro, trovarlo e soprattutto svolgerlo. Quindi serviva un lavoro che era già stato bene impostato nel reddito di inclusione per un approccio ed una presa in carico multidisciplinare. Sarebbe servito - e qui davvero è incredibile - la presenza attiva del terzo settore, questa galassia straordinaria che è una peculiarità tutta italiana: è un mistero, l'avete assolutamente cancellata; in questa legge non si parla mai di volontariato, di associazionismo, quasi che sia un mostro da cui guardarsi. In realtà ve lo spiegheranno, e qualcuno tra voi probabilmente è anche esperto di servizi sociali, di protezione sociale, gli operatori sociali vi potranno dire quanto è importante il terzo settore nel contrasto alla povertà, nell'inserimento lavorativo, nella ricerca di borse lavoro e di altre opportunità per avere forme di sostegno, anche di tipo economico ma non solo. Ci spiegherete questa cancellazione, che sa tanto di ideologia e poco di concretezza.

Un secondo limite fa riferimento agli importi che sono evidentemente eccessivi, con degli effetti distorsivi che non ci inventiamo noi, ma che tutti gli auditi hanno rappresentato, dall'INPS alla Caritas, passando per la CEI, passando per il Forum del Terzo Settore: stiamo riportando esattamente le considerazioni che tutti in coro vi hanno fatto. Uno stipendio medio dei giovani oggi in Italia, degli under 30, è di circa 800-830 euro al mese. La domanda è, e tutti si faranno questa domanda: ma per 50 euro in più chi me la fa fare a lavorare? Ci saranno evidenti effetti distorsivi: nel lavoro part time, nei lavori occasionali, nei lavori stagionali, molte persone si rifiuteranno di fare questi lavori, considerando più conveniente evidentemente poter stare sul divano ad aspettare il reddito di cittadinanza. Ma di più, perché voi direte “non è vero”: invece è esattamente così, e ve lo dimostro molto semplicemente, non è molto complicato.

A un certo punto, di fronte a queste obiezioni, vi siete inventati il rifiuto dell'offerta solo se non congrua in un emendamento che avete inserito al Senato. In sostanza, voi dite: solo se l'offerta è congrua, cioè se viene offerto un lavoro con 800 e rotti euro al mese, allora non può essere rifiutato tale lavoro. Ma che cosa dite ai milioni di ragazzi che oggi in Italia lavorano magari part-time perché continuano a studiare e che guadagnano 700 euro al mese, magari pagati anche bene 10-12 euro a ora? Ecco quel tipo di lavoro non è considerato congruo, si potrà rifiutare se verrà offerto e si potrà continuare a dire: io attendo un lavoro congruo. Voi state vendendo esattamente il paese dei balocchi: non avete idea di come funziona il mercato del lavoro e gli effetti sul mercato del lavoro si faranno sentire in modo drammatico. Quando vedrete nei campi solo i lavoratori stranieri evidentemente non regolarizzati e sfruttati ancora di più, quando vedrete tutti i lavori occasionali fatti da persone magari irregolari, vi domanderete perché: è esattamente perché sono gli effetti delle distorsioni che saranno determinate da questo modello. I nuclei familiari sono penalizzati: lo abbiamo detto anche qui e non lo dice solo il Partito Democratico ma l'hanno detto tutti gli auditi, perché la scala di equivalenza penalizza i carichi familiari di famiglie numerose. Allora il sottosegretario Cominardi ha detto: guardate che è vero, però noi diamo comunque di più di quello che si dà adesso. Indiscutibilmente ha ragione, però spiego a lei, sottosegretario Cominardi, come avreste potuto fare. Sicuramente lo sapete, ma di nuovo l'ideologia vi ha fregato o, meglio, la propaganda in questo caso. La propaganda era 780 euro, che è esattamente la cifra presa da qualche studio europeo che dice che quella è la soglia minima per poter campare. Quindi, presa quella come totem assoluto, si è detto il single può arrivare a 780 euro se vive in casa d'affitto e avete montato tutto il programma intorno, cioè i carichi familiari, su quella cifra; quando sarebbe stato molto più corretto tenere un po' più bassa la cifra da riconoscere al single in affitto o senza affitto così che la scala di equivalenza avrebbe potuto dispiegarsi esattamente come dovrebbe essere. Quindi mi aspetto, semmai siete convinti di quanto abbiamo detto, che voi votiate o la scala di equivalenza dell'ISEE, che da tutti è riconosciuta sufficientemente equa, ma, di più, noi abbiamo presentato un emendamento in cui vi chiediamo di votare la scala di equivalenza del disegno di legge Catalfo della scorsa legislatura. Era un disegno di legge che aveva una scala di equivalenza, noi non diciamo altro: applichiamo quella, che vi ha consentito di poter fare campagna elettorale dicendo che a un nucleo di due figli adolescenti voi avreste dato addirittura 2.000 euro al mese. Quanta propaganda, che è servita naturalmente, ma quanta falsità e quanta maldicenza laddove addirittura si dice che voi il voto di scambio non lo avete considerato.

Altro limite: le persone con disabilità. Le persone con disabilità non sono da questa misura assolutamente sostenute. Lo abbiamo detto in Commissione, lo abbiamo detto in ogni occasione e lo hanno detto le associazioni per la disabilità prese per il naso ancor di più dal fatto che il Ministro Di Maio, appena uscito dal balcone di Palazzo Chigi, aveva detto in un suo tweet o post che aveva già realizzato anche l'aiuto alle persone con disabilità avendo, secondo lui, aumentato le pensioni di invalidità. Naturalmente nessun aumento delle pensioni di invalidità ma di più, come ben sapete, nel calcolo dell'ISEE l'assegno d'invalidità viene considerato reddito e quindi addirittura una misura a tutti gli effetti risarcitoria, che tutte le sentenze e tutte le leggi ci dicono che non fa reddito in quanto misura compensativa del danno subito, ebbene in questo caso la considerate reddito e quindi in qualche modo rischiate di escludere persone e nuclei che godono appunto di tale beneficio.

Poi addirittura avete con un tweet di ogni tipo venduto la straordinaria riforma e anche il sottosegretario Cominardi ne ha fatto motivo di orgoglio. Io sarei stato un pochino più prudente.

Avete alla fine aumentato di dello 0,1 - accidenti! - la scala di equivalenza nel caso di un nucleo con una persona con disabilità; l'effetto finale fa circa 12 milioni in più su una spesa di 14 miliardi. Quindi tutto il pacchetto del decreto-legge ammonta a 14 miliardi e avete stanziato 12 milioni di questi 14 miliardi e, udite udite, 12 milioni rispetto ai 15 miliardi che oggi valgono le pensioni di accompagnamento e di invalidità: quindi avete aggiunto meno di un millesimo a ciò che oggi viene stanziato e l'avete venduto come la rivoluzione. Finalmente il Governo giallo-verde si occupa della disabilità, dimenticando i 15 miliardi che oggi lo Stato spende e valorizzando questa briciola che avete messo in campo.

Parliamo anche dei centri per l'impiego che invece sono la carta nuova che avete voluto giocare pensando che dal loro potenziamento uscirà d'incanto la ricerca ma soprattutto la possibilità di trovare il lavoro che oggi manca, quasi che il problema sia solo un problema di fluidità nell'incontro tra domanda e offerta. In realtà avete montato un bel castello che è tutto da costruire. Vedo la sottosegretaria Castelli e quindi mi è venuto “castello” abbastanza naturalmente, così potrà magari anche ascoltarmi e potrò ricordarle il conflitto di competenze che c'è tra Stato e regioni che noi volevamo risolvere e che, invece, naturalmente con il blocco della bocciatura del referendum continua a esserci e questa volta lo scoprirete vivendo come sarà bello questo conflitto di competenza. Le piattaforme sono d'affari, i navigator sono tutti precari e le agenzie per il lavoro accreditato sono un'altra bella domanda perché in verità in Italia queste realtà funzionano abbastanza bene, meno che da altre parti ma ci sono ottime realtà accreditate che fanno l'incontro domanda-offerta e che sembrano messe anche lì quasi in un angolo e poco valorizzate. Invece sarebbe stato molto più semplice prendere esattamente il modello del Jobs Act, che prevede l'assegno di ricollocazione e il pagamento delle agenzie per il lavoro a risultato - se lo collochi bene, sei pagato; se non lo collochi, non sei pagato - ma tutto questo sembra quasi il frutto del demonio e quindi meglio gestire tutto attraverso un modello statalista ancora tutto da costruire.

E che dire anche della complessità dei requisiti, dei criteri d'accesso, dei motivi di esclusione. Ogni cambiamento di reddito determinerà l'esigenza di un ricalcolo cioè la differenza tra quanto dovuto e quanto ha incassato: una gigantesca macchina amministrativa il cui esito sarà la certezza di dare nuovo lavoro, sì, ma agli impiegati amministrativi, ai navigator e agli avvocati che si occuperanno molto e vi ringraziano di cuore dei tanti contenziosi che determinerete. È una nuova versione del moltiplicatore di Keynes che avete inventato: invece di fare le buche e ricoprirle, voi vi siete inventati nuove pratiche.

L'assegno di ricollocazione è un altro mistero: è un'ottima misura pensata esattamente nel senso di favorire l'incontro e di pagare solo a risultato. Bene sorprendentemente non l'abbiamo mai capito e continua a essere uno dei misteri della fede del provvedimento di cui neanche voi evidentemente avete conoscenza perché, quando vi facciamo questa domanda, non ci rispondete a conferma che non lo sapete ma questo è abbastanza normale in questa legislatura. L'assegno di ricollocazione viene dato solo ai disoccupati di lungo periodo ma no a chi beneficia della cassa integrazione guadagni della NASpI. Ebbene ve ne domandiamo la ragione: ma perché mai a persone che hanno perso il lavoro o che rischiano di perderlo, perché in cassa integrazione, non può essere dato l'assegno di ricollocazione? Il sottosegretario Cominardi, che su questo è stato cortese ed è intervenuto anche in aula, probabilmente nella replica ci potrà spiegare la ragione di quello che per noi resta un grande mistero.

Lavori utili: anche questo è uno dei tanti spot che in particolare il Ministro per le attività improduttive e per il lavoro perso ha lanciato. Quindi, a un certo punto, incalzato dalla difficoltà a giustificare tutti questi soldi dati un po' così ha detto: bene, se non trova il lavoro, la persona - in attesa che arrivi attraverso un dono divino questo incontro domanda-offerta - si darà da fare con i comuni che gli faranno fare qualcosa di buono, un lavoro utile.

E il modo con cui sarà costruito questo lavoro utile lo abbiamo capito - perché non c'è scritto da nessuna parte - da un intervento che appunto il Ministro Di Maio ha fatto un paio di mesi fa da Vespa. Lo cito, perché gli italiani possano capire come funzionerà. Di fronte a Vespa, che gli dice “ci spieghi, Ministro, come funzioneranno i lavori utili”, lui dice: ad esempio, un sindaco, invece di dover assumere un giardiniere o un archivista, può attingere da quelli che prendono il reddito di cittadinanza. Cioè, in sostanza state dicendo che sostituiremo - anzi, voi sostituirete - il lavoro stabile con i lavori utili. Giardinieri e archivisti vi ringrazieranno, e non posso che dire: geniale! Altro limite: prima incassi e poi con calma dichiari. Questo lo dico ad un collega che prima è intervenuto, il collega Aiello, che ha detto: giammai, noi non facciamo voto di scambio! Allora la invito, collega Aiello - se magari mi ascolta -, a considerare questa mia modesta considerazione. Funzionerà così: prima tu incassi, poi con calma dichiari la disponibilità al lavoro, dopo che l'INPS, l'ANPAL, i comuni e i centri per l'impiego attiveranno la macchina per proporti questo patto. Ma se questo centro per l'impiego non c'è - come succederà quasi dappertutto -, se le pratiche andranno a rilento - come sarà inevitabile -, se ci sarà una coda di domanda - come sarà inevitabile -, cosa succederà? Che le persone aspetteranno due, tre, cinque, sei mesi a firmare il patto per il lavoro, nel frattempo però incassano. Allora, se non c'è voto di scambio, noi facciamo una proposta molto semplice - c'è un emendamento -: prima si firma il patto per il lavoro, quindi ci si attiva, e poi si incassa il sussidio, così almeno tutta la propaganda del “non starà sulla poltrona” verrà finalmente meno. Ma anche qui naturalmente non ascolterete, perché è esattamente quello che volete, cioè dare subito i soldi e poi, del lavoro, chi se ne frega.

Parliamo della pensione di cittadinanza, che si sovrappone all'assegno sociale. Ma perché non avete pensato di unificare assegno sociale con pensione sociale? Perché è complicato, perché ci sono dei criteri diversi: in un caso l'ISEE nell'altro il reddito. Ma vi faccio solo una domanda, perché se la fanno gli italiani e se la faranno le persone che incontreranno un vicino di casa a cui gli verrà detto: sai, Antonio, da domani prenderò la pensione di cittadinanza. Ma quanto prendi? 780 euro. E lui farà due conti e dirà: ma io ho versato vent'anni di contributi e prendo 800 euro di pensione! Ma che Stato è questo, che dà la stessa cifra a chi lavora e a chi non lavora per tante ragioni, o che magari ha messo da parte i suoi contributi non versandoli? E ancora, avete detto - e mi occupo, negli ultimi cinque minuti, di “quota 100”, non perché non ci fossero anche tante altre cose da dire ma perché tanti colleghi lo hanno detto già meglio di quanto avrei potuto fare io - che “quota 100” sarà senza penalizzazioni, come ha detto prima il collega della Lega che mi ha preceduto. È vero: in linea teorica, la decurtazione è proporzionale ai mancati contributi versati e ai maggiori anni di godimento, ma in realtà voi avete fatto propaganda illudendo gli italiani che avrebbero incassato la pensione con la stessa cifra che avrebbero invece incassato cinque o sei anni dopo! In realtà la penalizzazione c'è, eccome, del 10, del 15, del 20 per cento, a seconda di quanti anni prima si andrà in pensione! Certo, gli italiani se ne renderanno conto solo quando vanno a farsi il conto, ma voi state facendo propaganda, con spot di ogni tipo, dicendo che non ci sarà penalizzazione, quando invece questa c'è, eccome! E poi, alla fine, per dirla brevemente: questo è un grande bluff dove avevate annunciato di abbattere il palazzo, invece il palazzo della Fornero è tutto bello in piedi. Avete solo aperto una finestra nel palazzo, fate entrare un po' d'aria, la richiudete subito questa finestra.

È una finestra costosa, è una finestra ingiusta, perché saranno solo alcuni che ne beneficeranno, solo se sono vicini a quella finestra, se sono un po' distanti non prenderanno neanche un po' d'aria. Anzi, quella finestra sarà richiusa e sarà riaperta più tardi, perché solo alcuni ne beneficeranno, e l'esito sarà che quelli che arriveranno dopo beneficeranno di nulla o addirittura saranno penalizzati. In più, non fate nulla o quasi per chi ne aveva effettivamente bisogno: i giovani - parlo dei quarantenni - che non hanno periodi contributivi regolari e che quindi che arriveranno all'età della pensione con periodi contributivi che mancano, mentre avremmo dovuto, quello sì, cominciare a pensare davvero a questa piaga terribile. Oppure, nulla sui lavoratori precoci, nulla sugli usuranti, nulla o quasi sulle donne, perché “opzione donna” è semplicemente una cosa ridicola per come l'avete pensata, nulla sugli ultimi esodati, su cui abbiamo presentato emendamenti, ma anch'essi sono stati trascurati.

 

Allora concludo. Questo decreto - lo dico con tristezza, e davvero ritorno alle premesse, perché noi c'eravamo sulle premesse, ma evidentemente la ricetta è una ricetta che non funziona -, non affrancherà i disoccupati di lungo periodo, ma paradossalmente li renderà più attratti dall'assistenzialismo; non completa le politiche attive del lavoro, invece introduce ricette che sono al contempo raccogliticce e contraddittorie tra di loro; determinerà distorsioni sul mercato del lavoro, i cui effetti saranno drammatici, soprattutto nel caso dei lavori flessibili, dei lavori part time, dei lavori umili, dei lavori stagionali; non riforma strutturalmente il sistema pensionistico, ma si rivela un grande intervento spot che ipoteca il futuro dei nostri figli. Insomma, e concludo, è un, anzi il capolavoro della vostra propaganda, fatto però ingannando gli italiani.