Il Governo ha deciso di apporre la fiducia, la decima, sul provvedimento che contiene le due misure cardine del contratto da cui trae origine questo Esecutivo: il reddito di cittadinanza e “quota 100”. Partirei dalla seconda misura, “quota 100”. Ci avevate detto che quella misura serviva per abolire la “legge Fornero”. Chiariamo subito: la “legge Fornero” resta lì dov'è, e voi avete mentito agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In quanto forza di opposizione potremmo dirci soddisfatti di questo, ma non lo siamo, perché noi vogliamo bene agli italiani, e ci dispiace molto che, pur a fronte di ingenti risorse stanziate, sprechiate una grande occasione per superare alcune rigidità di quella legge che i Governi precedenti avevano cominciato ad affrontare.
Avreste, infatti, potuto rafforzare misure strutturali che consentissero il pensionamento anticipato per chi svolge lavori gravosi o usuranti. Avreste potuto considerare correttivi rivolti a chi nella propria vita non ha potuto, per ragioni indipendenti dalla sua volontà, avere una continuità contributiva: le donne, per esempio, su cui spesso grava la cura nelle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), o le persone che hanno avuto prolungati problemi di salute. Avreste potuto fare tutto questo, e l'avreste potuto fare senza minare la tenuta finanziaria del nostro sistema contributivo, e quindi senza ipotecare il futuro delle generazioni future, delle migliaia di giovani che hanno, anche loro, diritto ad immaginare di poter accedere ad un trattamento pensionistico dignitoso. Invece no: voi mettete in campo una misura che non è strutturale (dura solo tre anni) e che si rivolge ad una platea molto ristretta, solo coloro che abbiano 38 anni di contributi versati continuativamente e 62 anni di età. In sostanza, tra tre anni e dopo aver speso più di 20 miliardi tutti i problemi strutturali legati alla Fornero resteranno irrisolti, le future generazioni saranno gravate da un debito pesantissimo e saranno state sottratte al Paese risorse che avrebbero potuto essere investite in crescita e benessere di tutti i cittadini italiani. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
La seconda misura bandiera è il reddito di cittadinanza. Guardate, chiariamoci: qui nessuno è contrario alle finalità dichiarate nel provvedimento, contrasto alla povertà, emarginazione, esclusione sociale. Il problema è che per realizzare finalità tanto ambiziose bisognerebbe avere almeno la curiosità di capire le condizioni in cui vivono le persone povere, emarginate ed escluse, e bisognerebbe avere l'umiltà di ascoltare chi da anni sostiene ed aiuta queste persone. Voi purtroppo nel corso dell'esame di questo provvedimento avete dimostrato di non avere la curiosità di capire e di non avere l'umiltà di ascoltare. Non basta avere buone intenzioni, cari colleghi, perché le buone intenzioni, prive di competenza e conoscenza, possono produrre gravi danni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Se voi aveste ascoltato chi quelle competenze e quelle conoscenze le ha, vi sareste resi conto che la lotta alla povertà richiede anzitutto la capacità di restituire alle persone senso di dignità e fiducia nel futuro. Perché essere poveri, cari colleghi e care colleghe, non significa solo non avere cibo, non avere vestiti, non avere un tetto sopra la testa: essere poveri, come spiega il premio Nobel, Amartya Sen, significa non avere la possibilità di svolgere la vita che si amerebbe vivere. La povertà è carestia di libertà effettiva di sviluppare il proprio potenziale e di realizzare il proprio progetto di vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa carenza di libertà richiederebbe una presa in carico complessiva e multidimensionale, una comprensione dei diversi bisogni delle persone e delle diverse mancanze nel nucleo familiare, differenziando tra adulti e bambini, tra persone con disabilità, anziani, giovani, ciascuno con un proprio diritto individuale a tracciare un proprio percorso di vita. A questo serviva il reddito di inclusione, a questo!
E voi invece, di fronte alla carenza di libertà delle persone povere, le buttate tutte in un unico grande calderone gestito dai centri per l'impiego; e questo perché partite dall'errore gravissimo di considerare la povertà come il frutto esclusivo della mancanza di lavoro. Non è così: la povertà è una condizione che ha molte cause diverse, di cui una può essere la mancanza di lavoro, ma difficilmente è l'unica. Voi invece testardamente avete scardinato uno strumento che stava funzionando, il reddito di inclusione, e che si fondava sui servizi sociali territoriali, per mettere in piedi una misura di politica attiva per il lavoro ibrida e barocca, che si fonda sui centri per l'impiego; i quali centri per l'impiego sono privi di competenze specifiche sulla povertà e sul disagio sociale, e sono stati pensati con l'unico compito di aiutare tutte le persone, non solo quelle povere, a trovare un lavoro.
Ma non vi siete fermati a questo: avete costruito un meccanismo di controlli polizieschi che arrivano a punire con la prigione chi sbaglia, e di quell'errore fate pagare le conseguenze a tutta la famiglia, considerata come un corpo unico e non come un insieme di individualità distinte. Avete messo in campo un sistema che umilia le persone povere, pretendendo di far decidere allo Stato come debbano spendere i soldi del beneficio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In altre parole, cari colleghi della maggioranza, vi arrogate il diritto di negare ad una famiglia povera la possibilità di risparmiare un po' del reddito di cittadinanza per poter, per esempio, comprare una bicicletta a Natale al proprio bambino per farlo sentire, almeno una volta in un anno, uguale agli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma quello che dispiace di più è che, nel momento in cui spendete in tre anni più di 24 miliardi di euro degli italiani per - dite - abolire la povertà, lasciate indietro proprio le persone che sono più in difficoltà: lasciate indietro i senza dimora, che non potranno mai dimostrare il requisito della residenza decennale e continuativa.
Lasciate indietro i senza dimora, che non potranno mai dimostrare il requisito della residenza decennale continuativa. Lasciate indietro le famiglie numerose, a cui applicate coefficienti più penalizzanti di quelli previsti per le famiglie di adulti o con pochi figli.
Lasciate indietro – e questo mi addolora davvero – le persone con disabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente), quelle a cui avevate promesso un aumento universale delle pensioni di invalidità e che, invece, in questo provvedimento, trattate peggio delle altre famiglie, non riconoscendo che, a parità di reddito, quelle famiglie sono più povere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Oggi, sull'altare della ricerca spasmodica del consenso elettorale in vista delle europee, voltate le spalle a coloro di cui avevate promesso di occuparvi: ai lavoratori usuranti, ai lavoratori che svolgono occupazioni gravose, alle donne, alle famiglie numerose, ai minori e alle persone con disabilità; e lo fate sprecando una grande occasione. Sprecate questa occasione per arroganza, per testardaggine ideologica e per indisponibilità a confrontarvi. Lo fate mettendo sulle spalle delle future generazioni un peso la cui insostenibilità risulterà chiara a tutti tra pochi mesi. Ma, ciò che è più grave per me, lo fate creando un tale pasticcio che in futuro sarà difficile riproporre una misura di contrasto alla povertà credibile e accettabile dagli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi, che ci eravamo posti con attitudine laica, costruttiva, aperta, di fronte a questo provvedimento, non possiamo essere complici di una tale beffa ai danni proprio della parte più fragile del nostro Paese, ed è per questo che annuncio il voto contrario del Partito Democratico alla fiducia.