Data: 
Lunedì, 26 Novembre, 2018
Nome: 
Emanuele Fiano

A.C. 1346

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate

 

La ringrazio, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, vorrei, prima di entrare nel merito della vicenda che è compresa da questo decreto-legge, parlare del metodo che è stato seguito per la sua discussione. Ho potuto ascoltare le parole del presidente Brescia anche se non ero presente in Aula, e voglio ringraziarlo per l'onestà del racconto che egli ha fatto su ciò che è successo in queste settimane o giorni di discussione del decreto-legge. Vorrei, però, in particolare – mi fa piacere che sia lei a presiedere l'Aula, Presidente – dire anche a lei ciò che è avvenuto su questo decreto, e contemporaneamente sul disegno di legge che era in discussione prima.

Noi veniamo, Presidente, come ella sa, da una discussione sul disegno di legge “anticorruzione”, al quale è stato aggiunto in corso d'opera un significativo altro elemento legislativo, che è quello che ha riguardato la modifica dei termini di prescrizione dei reati. Questa aggiunta, che non ha precedenti nella prassi di questa Camera – giacché è intervenuta dopo la presentazione degli emendamenti, come dimostrano i precedenti che gli uffici della Camera, che ringrazio, ci hanno gentilmente fornito –, ma che, a richiesta che noi facemmo ai presidenti delle due Commissioni congiunte, non ha permesso ai colleghi commissari di emendare il testo se non nella parte unicamente modificata, differentemente dal precedente che ci è stato fornito, della XV legislatura, nella quale il compianto presidente Bruno della I Commissione ammise l'emendabilità del testo completo, ancorché di quello fossero stati ampliati i margini (si trattava allora della legge elettorale, dell'”Italicum”)… Dunque, stiamo parlando di un precedente unico nella storia della Camera, nel quale è stato introdotto un altro elemento; su quell'elemento noi abbiamo potuto lavorare solo sull'emendamento che era stato presentato.

Perché, direte, ci racconta cose che ci avete già raccontato mentre discutevamo del disegno di legge “spazza corrotti”? Perché in virtù di ciò che è accaduto, e cioè che la maggioranza di Governo ha voluto integrare la natura del merito della discussione sulla legge “anticorruzione” con gli elementi riguardanti la prescrizione, si sono allungati i termini di discussione di quel disegno di legge, e si sono ristretti, signor Presidente, i termini per la discussione del decreto-legge cosiddetto Salvini. Questo che cosa ha comportato? Che, alla fine di una settimana nella quale il presidente Brescia ha acconsentito che noi aggiungessimo delle audizioni, lunedì scorso, alle cinquantuno già effettuate al Senato… Ricordo però che le audizioni svolte in un altro ramo del Parlamento non sono equivalenti all'ascoltare delle audizioni nel proprio ramo di appartenenza. Ma comunque, dopo quelle, la settimana ha visto un succedersi di avvenimenti riguardanti il disegno di legge che ha ristretto al fatto che venerdì sia stata, alla fine – ma il presidente ha raccontato tutti gli avvenimenti – l'unica giornata in cui la Commissione avrebbe dovuto discutere di cinquecento emendamenti a questo provvedimento; e così non è stato.

Aggiungo un particolare: nonostante nel pomeriggio, e ovviamente facendo molto bene, il capogruppo del Partito Democratico Gennaro Migliore abbia annunciato il nostro ritiro dalla Commissione, nonché il ritiro dei nostri emendamenti, che credo fossero quasi duecento, nonostante questo, la Commissione alle 19,15, quando ha dato il mandato al relatore, su un decreto-legge così significativo, Presidente, ha potuto farlo solo dichiarando respinti tutti gli emendamenti, anche quelli che non erano stati discussi.

Non c'è solo questo, Presidente. Il presidente della Commissione, in maniera sincera – ma non sempre la sincerità è l'unico valore che noi possiamo misurare –, all'inizio dei lavori di quella Commissione ha dichiarato che nessun emendamento sarebbe stato accettato al testo. Lei dirà: ma questo può succedere, quando le maggioranze applicano il criterio del voto di fiducia ad un provvedimento, e quindi di non voler accettare nessuna interferenza da parte delle opposizioni. Io qui però ribadisco, Presidente, il fatto che quello che io ho qui raccontato, e cioè che su un disegno di legge così importante come quello “anticorruzione” non è stato permesso ai colleghi della minoranza emendare il testo complessivo del provvedimento, come sanno tutti coloro che hanno partecipato ai lavori di Commissione e di Aula; che su un decreto-legge così importante, che modifica – lo dirò dopo – il nostro senso di rispetto per alcuni articoli fondamentali della Costituzione, a noi è stato concesso un giorno, signor Presidente, per la verifica e la discussione su cinquecento emendamenti. Perché? Perché la maggioranza, non l'opposizione, ha litigato su un provvedimento di legge precedente, e dunque quel litigio, quella discussione politica tra voi, quella incoerenza politica della maggioranza ha ristretto i tempi di discussione della minoranza: si sono sottomesse le regole della democrazia parlamentare al dissidio politico della maggioranza.

Il presidente Brescia, in un'intervista di martedì scorso, ha dichiarato: “Questa materia appartiene alla Lega, nessuna modifica sarà possibile”. Presidente, in democrazia nessun provvedimento appartiene a nessun partito, se non alla sovranità parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo dico a lei, Presidente, perché lei è rappresentante di un partito che, come noi, ha a cuore il ruolo dei partiti nell'attività parlamentare, anche se sediamo da versanti diversi del Parlamento e forse anche per le vicende storiche, ma questo non importa. Chi non ha a cuore la soggettività del Parlamento e il potere del Parlamento di legiferare – quando ci viene detto all'inizio del percorso di discussione di un provvedimento: questo provvedimento appartiene ad un partito, non alla sovranità parlamentare, non al popolo, che avete sbandierato fuori dal balcone di Palazzo Chigi, ad un partito, alla Lega, e nessuna modifica sarà possibile –, è dentro un tunnel di azzeramento della potestà parlamentare.

Ho ricordato in Commissione, durante i lavori di venerdì mattina, che questo non è che l'ennesimo anello di una catena di sostanziale modifica della natura parlamentare della nostra democrazia. Non ho paura di dirlo, non sono episodi qualsiasi. Io apprezzo che il presidente Brescia abbia raccontato, sia qui che in Commissione, con onestà, quanto andava accadendo, ma è l'onestà di chi racconta che si sta tramutando la nostra democrazia. Ho raccontato della ristrettezza dei tempi di discussione che sono stati assegnati alle minoranze per discutere di provvedimenti così importanti. Aggiungo il progetto di legge che volete approvare per la modifica costituzionale dello strumento del referendum, che diverrà senza quorum, sia abrogativo che propositivo, su una mole di materie maggiore di quella di oggi, annullando anche lì, di fatto, l'idea di una democrazia che funziona per delega di rappresentanza, dandola al popolo, che voi trasformate in un feticcio assoluto di sovranità, mentre la Costituzione recita: “La sovranità appartiene al popolo” – e ci mancherebbe altro – attraverso le forme della Costituzione.

Oltre alla scelta di approvare un provvedimento che riguarda il cambiamento della natura legislativa, assegnandola direttamente al popolo su tutto, scavalcando il Parlamento e la necessità delle discussioni democratiche in quest'Aula, avete fatto anche altre cose.

Perché, nei provvedimenti che dovevano riguardare la corruzione, avete introdotto una materia totalmente estranea alla radice principale del tema della corruzione, e cioè la natura dei partiti, quello strumento di democrazia, che l'articolo 49 indica come elemento sostanziale della democrazia stessa, non elemento casuale o a parte.

La democrazia senza i partiti non funziona. Bene la lotta alla corruzione, anche per quello che riguarda le attività politiche, ma voi avete scelto, come abbiamo denunciato, come tutti i colleghi del Partito Democratico hanno denunciato in quest'Aula, di stabilire le forche caudine per chi voglia contribuire, anche economicamente, anche con piccole somme, alla vita dei partiti. Avete stabilito che per ognuno di noi, nei confronti del mondo che lo circonda o del suo datore di lavoro, dovrà essere esplicita la sua appartenenza politica, che gli elenchi di coloro che si iscrivono ai partiti dovranno essere pubblici. Avete deciso di fare una guerra ai partiti, fuori da quest'Aula e dentro quest'Aula! In quest'Aula, forse anche in Commissione, sono risuonate da parte del collega Iezzi, della Lega, parole di difesa della bellezza della politica vissuta come missione o come passione della militanza, dell'attività politica manuale, quotidiana, della vicinanza alle persone, della politica come prossimità, ma qui dentro, voi della Lega e voi dei Cinquestelle, contraddite quel principio. Vi state comportando all'opposto di quello che avete criticato nella scorsa legislatura nei nostri confronti. Volete che la politica sia decisa da due persone fuori di qui, in qualche cena o in qualche stanza di Palazzo Chigi. E ricordatevi che quando si attacca la democrazia parlamentare, quando ci si illude che restringendo gli spazi dell'opposizione si otterranno risultati di un miglior funzionamento dello Stato, la storia alla fine si ritorce contro.

Ma il nostro giudizio, Presidente, anche sul merito di questo provvedimento, è fortemente negativo. Illustro quattro motivi per cui principalmente io ritengo che esso sia negativo, senza nascondere che, oltre al dibattito che qui si svolge, sono giunti a questo provvedimento critiche molto serie e molto documentate da coloro che per legge, come il Consiglio superiore della magistratura, con un voto non di appartenenza, ma trasversale, anche all'interno del Consiglio superiore della magistratura, ha bocciato diversi aspetti, nel rispetto degli articoli della Costituzione, di questo provvedimento.

Penso che questo provvedimento sia pericoloso, che poggi su aspetti di aumento della pericolosità; penso altresì che sia non sufficiente la trattazione degli argomenti che questo provvedimento comporta; penso che rischi - nella mia opinione lo è già - di essere incostituzionale; e penso infine che sia, per le ragioni che ho detto e per gli effetti che avrà, mortificante nei confronti del Parlamento. Perché penso che sia pericoloso? Faccio una premessa. Già di per sé penso che sia un grave errore mettere insieme nello stesso provvedimento sicurezza e immigrazione - ma diciamo anche che l'80 per cento di questo provvedimento in realtà riguarda l'immigrazione -, perché penso che le scelte principali che sono portate con questo decreto nel campo dell'immigrazione produrranno meno sicurezza e più pericolosità, perché penso che le restrizioni che comporteranno il sostanziale annullamento della possibilità di concedere il trattamento umanitario, visto che esso è un trattamento a tempo, produrrà in questo Paese migliaia e migliaia di persone che, come dice anche il Consiglio superiore della magistratura, dal mattino alla sera, avendo visto esaurito il proprio permesso per trattamento umanitario e non potendo accedervi di nuovo per la restrizione delle norme che regoleranno la concessione di questo trattamento, si troveranno nel limbo di non sapere che cosa sono, o se lo sapranno vorrà dire che saranno irregolari, dunque voi state producendo più persone in situazione di irregolarità nel nostro Paese. Non c'è un'altra risposta possibile, perché coloro che diverranno non passibili di trattamento umanitario provenendo dalla condizione di trattamento umanitario non saranno nulla per questo Paese, se non persone da espellere dopo che noi abbiamo considerato che la loro condizione chiamasse noi ad un aiuto. Noi vediamo già alcuni effetti del decreto che è in vigore: sostanzialmente già da oggi i rimpatri assistiti, per effetto del decreto, sono fermi, non se ne fanno più.

Il collega Iezzi è di Milano, e a Milano ci sono cinquantuno rimpatri volontari assistiti, cioè quella categoria che voi mantenete nel decreto ma per la quale avete fermato il finanziamento; rimpatri volontari assistiti che anche voi considerate utili, perché nel decreto li mantenete, ma avendo bloccato il finanziamento sono fermi. Moltiplicate il numero dei rimpatri volontari assistiti che sono a Milano e otterrete un numero straordinariamente grande di quello che sta avvenendo nel Paese circa questa categoria. Quindi esistono già degli effetti del decreto attualmente in fase di conversione, come anche l'altro effetto, perché voi state combattendo una guerra contro il miglior sistema di integrazione possibile per coloro che ne hanno diritto, ovvero state combattendo una guerra sbagliata e pericolosa contro il sistema di accoglienza dello SPRAR, quel sistema diffuso di accoglienza nei comuni italiani (perlomeno quelli che hanno accettato di partecipare di questo modello) che permette piccoli numeri nei centri abitati, persone che da quando il decreto è entrato in vigore non potranno più essere accolte nel sistema sotto l'egida dei comuni, dello SPRAR, ma dovranno essere raccolte nei grandi centri di accoglienza (nei CAS, nei CARA) prevedendo numeri di centinaia o migliaia di persone, in luoghi urbani, peraltro, dove aumenterà la difficoltà di gestione di questi centri, dove ovviamente sarà impossibile qualsiasi ipotesi di integrazione, dove aumenterà la tensione sociale, dove ci sarà più necessità di forze dell'ordine per mantenere la sicurezza, mentre luoghi dove piccole unità di costoro venivano integrati verranno abbandonati.

C'è una cosa che invece determina sicuramente - oltre ai molti altri argomenti che potrei citare - insufficienza di questo provvedimento. Presidente, le forze di maggioranza, in particolare la Lega, voi, avete fatto campagna elettorale sostenendo che nel giro di poche settimane avreste rimpatriato tutti coloro che nel nostro Paese sono in forma irregolare - che voi chiamate in un altro modo -, 550.000 persone, coloro che sono qui senza avere diritto all'asilo o al trattamento umanitario o alla protezione internazionale. Ebbene, mi sarei aspettato da parte vostra - non è un nostro obiettivo, non ci sono emendamenti nostri in quella direzione - che a questo sbandieramento in campagna elettorale, che appartiene anche a Fratelli d'Italia e a Forza Italia, corrispondesse una forza d'investimento che aiutasse le forze dell'ordine a rimpatriare le persone che qui sono senza diritto. Sapete quanto costa un rimpatrio? Il rimpatrio di una persona costa circa 5 biglietti di aereo (due agenti, il rimpatriato, andata e ritorno per gli agenti, fa cinque biglietti), poi vi è il tempo di permanenza nel centro per il rimpatrio o dove volete voi; quindi il costo generale possiamo immaginarlo a 10.000 euro per un rimpatrio, e sono cauto, perché in realtà mi risulta che costi di più, quando voi avete stanziato in questo decreto 500.000 euro per i rimpatri per il 2019 - il che vuol dire 50 rimpatri in più rispetto ai fondi che già esistono - e 1 milione e mezzo per il 2020 e il 2021. Quindi, avete fatto una bella campagna elettorale da vendere per ottenere voti e poi l'avete completamente cancellata nell'azione di governo, su cifre che peraltro sono piccole, non è che costasse molto. È incomprensibile, ma noi non esponiamo questa bandiera, diciamo solo che siete voi, prima di scrivere questo decreto, quando avete fatto campagna elettorale, che avete detto che c'è un problema nei Paesi africani, c'è un problema nel Mar Mediterraneo, c'è un problema sul sistema dell'accoglienza e che poi c'è il problema che voi volete rimandare da dove arrivano - ammesso che si possa - le persone che qui sono irregolarmente.

Non avete fatto nulla per quest'ultimo punto, così come non c'è nessuna notizia dopo cinque, anzi quasi sei mesi di Governo, nessuna notizia su ciò che avete fatto per i rapporti con i Paesi di provenienza di costoro; così come non c'è nessuna notizia, dopo anni e anni di propaganda elettorale sul Trattato di Dublino, nessuna notizia che voi abbiate proposto all'Europa di cambiarlo quel Trattato, la cui ultima versione – ricordo – è stata firmata nel 2003, dal Governo di centrodestra. Nessuna notizia e nessun cenno in questo decreto, né in nessun'altra vostra iniziativa politica, nessuna dimostrazione che il Trattato di Dublino, quello che avete firmato voi nel 2003, che impedisce a coloro che arrivano nel nostro Paese di transitare in un altro Paese, lo vogliate cambiare: non c'è traccia di ciò negli incontri internazionali, non ce n'è traccia nei vostri provvedimenti legislativi.

Vedete, c'è poi un aspetto. Fin qui ho cercato di contrastare quella teoria che voi al Governo stiate passando dalle parole ai fatti, perché, se penso all'ultimo periodo del Governo Gentiloni e del Ministro Minniti, io vedo che stiamo passando dai fatti alle parole. C'è un punto, poi, che è quello che riguarda il rispetto della Costituzione. Voi avete fatto strame, con questo decreto, del principio del diritto di cittadinanza, un diritto per cui, in questo Paese, una volta espletate tutte le regole di legge, una volta concesso, noi possiamo assegnare a qualcuno che la chiede la cittadinanza italiana, ma quel qualcuno, una volta diventato cittadino italiano, non è cittadino italiano come gli altri cittadini italiani, secondo il decreto: dipende da dove arriva, perché la sua commissione di un reato potrebbe portare ad un giudizio diverso sulla sua cittadinanza. Dunque, noi avremo una cittadinanza «di serie A» ed una cittadinanza «di serie B», calpestando un principio elementare del nostro diritto costituzionale, come ricorda il Consiglio superiore della magistratura.

Che cosa avremo, quindi, in questo Paese, oltre ad aver già determinato la figura dell'immigrato che risiede nel limbo, che non è ancora irregolare, che non è più trattato con il trattamento umanitario e che è un qualcosa che non sappiamo definire? Perché ricordo che non avete agito per quello che riguarda la modifica del trattamento umanitario che ha scadenza, non avete modificato – e per fortuna, perché non potevate farlo, immagino – l'iter di ricorso, perché quando il trattamento umanitario scadrà e queste persone non potranno avere di nuovo il trattamento umanitario, voi avrete, il Governo avrà, il Paese avrà dei ricorsi avverso il non rinnovo del trattamento umanitario per migliaia di persone che - ci dicono i membri del Consiglio superiore della magistratura - ingolferà le nostre corti per i tre gradi possibili di ricorso sul trattamento umanitario, ed in quel mentre – cosa che già avviene, come tutti sappiamo, sul ricorso avverso il diniego alla richiesta di asilo politico – quelle migliaia di persone che, per scelta politica, voi trasformate in irregolari, saranno nel limbo di non poter sapere cosa sono fino al grado finale del loro ricorso alla giustizia ordinaria.

Ma dicevamo, sulla questione del diritto di cittadinanza, qui, come tutte le volte che noi tocchiamo, o che viene toccato dal legislatore, un aspetto di diritto costituzionale, si affronta un punto che oggi riguarda qualcuno, ma un domani potrebbe riguardare qualcun altro. Perché la revisione del diritto di cittadinanza, la preclusione al diritto di cittadinanza dopo che lo si è ottenuto, anche se per ragioni che sulle quali si può discutere, cioè la commissione di reati, comporta la diminuzione dei diritti della persona, diritti della persona che possono riguardare, per esempio, l'assistenza sanitaria; noi avremo delle persone che non sappiamo cosa sono, oltre quelle che sono passate attraverso l'esclusione dal trattamento umanitario, ovvero le persone che erano cittadini italiani e non lo sono più. Perché, un domani, per un cittadino italiano, che ha commesso un gravissimo reato, terribile, esecrabile da tutti, condannato, magari nato non a Tunisi ma a Milano, perché anche per lui, allora, non si potrebbe chiedere la decadenza della cittadinanza da questo Paese, se è vero come è vero, che gli articoli della Costituzione valgono erga omnes, cioè che siamo tutti uguali, come cittadini italiani, di fronte alla Costituzione? Dunque, è sicuro - per me è sicuro - che, oltretutto, questi due aspetti che particolarmente a cuore mi stanno, cioè della modifica del trattamento umanitario e dalla revoca del diritto di cittadinanza, coinvolgeranno persone – lo diciamo qui in maniera che poi nessuno abbia dire nulla, o che non l'avevamo detto – per le quali il Paese di provenienza, magari, è un Paese nel quale non potremo rimpatriarli. Dunque, gli revochiamo il trattamento umanitario, gli revochiamo la cittadinanza, si troveranno in un limbo di identità anagrafica e costituzionale, e non potremo neanche rimpatriarli: cosa faremo? Avremo migliaia di persone recluse senza aver commesso un reato, magari recluse in dei contenitori di umanità, senza sapere né cosa sono, né dove li manderemo. Questa è la vostra idea di risposta ai temi dell'immigrazione: soddisfo il consenso, non risolvo nessun problema; soddisfo la demagogia di dire che l'immigrazione è un problema – ed è un problema – di numeri, ma mi disinteresso della risoluzione del problema; preferisco contenerlo in dei luoghi dove queste persone non si vedano, a prescindere dai diritti della persona, calpestando gli articoli della Costituzione, pur di poter dire che ho ottenuto un cambiamento.

Vi sono molti altri aspetti di questo decreto di cui avrei piacere di parlare anche se il tempo è tiranno. Peraltro, mi sarei aspettato – vedo che qui è con noi il collega, sottosegretario Molteni – in questo decreto qualcosa di più sul modello di sicurezza. Fra i due provvedimenti, il decreto sicurezza e la manovra di bilancio, con la costruzione di una legge delega per il Governo, il Governo affronta due questioni sostanzialmente che riguardano le Forze dell'ordine. Una è, con legge delega, il finanziamento per una riforma del riordino delle carriere, procedimento avviato dal nostro Governo, che è bene che venga portato avanti, anche se mi pare che lo stanziamento non sia sufficiente ma è comunque uno stanziamento (se non vado errato è di 70 milioni, mentre ne servirebbero 100 per concludere il lavoro). Poi vi è, sempre centrale nella opinione che ci formiamo sull'atteggiamento del Governo nei confronti problema delle Forze dell'ordine, capitolo essenziale della questione sicurezza, un finanziamento per il rinnovo del contratto triennale delle forze appartenenti ai comparti sicurezza, soccorso pubblico e difesa. È un rinnovo che viene dopo l'ultimo rinnovo del precedente triennio (se non vado errato, era 2019-2020-2021).

L'aumento medio di stipendio per le Forze dell'ordine, portato dal finanziamento che è stato stanziato dal Governo, per adesso, è un aumento medio che per i poliziotti arriverà a diciannove euro medi mensili di aumento. L'ultimo aumento, quello del nostro triennio – il collega Molteni dice sì, ma voi l'avete fatto alla fine della legislatura, però l'abbiamo fatto, quindi prevengo una replica che ha già fatto – era di centoquattro euro medi per il rinnovo contrattuale. Se si intende combattere una battaglia per la maggior sicurezza delle persone, iniziando dal maggior conforto possibile per i diritti delle donne e degli uomini che ci difendono ogni giorno nei comparti della sicurezza ed anche, ovviamente, del soccorso pubblico e della difesa, bisogna fare di più. È stata stanziata una cifra che, secondo me, è positiva, per l'assunzione credo di altre 7.500 persone, oltre le 7.500 che erano previsti dal piano di assunzioni del Ministro Minniti. Questa è sicuramente una nota positiva, ma le altre che vi ho elencato lo sono meno.

Finisco, Presidente. Questo decreto, per il quale mi sono soffermato solo su alcuni punti, è, con ogni evidenza, una bandiera politica, legittima – noi lo contrastiamo – del partito della Lega e, d'altra parte, ci basta l'intervista che ha concesso il Presidente Brescia per affermare una verità che non è nostra, è delle forze della maggioranza: questo decreto è della Lega e stravolge anche alcuni principi e alcuni ideali che avevamo sentito proclamare dal MoVimento 5 Stelle nella passata stagione e ancora adesso, se è vero come è vero che diciotto componenti del gruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera hanno scritto una lettera per elencare questioni che loro volevano affrontate diversamente.

Dunque, noi siamo di fronte - e ho concluso, Presidente - ad una bandiera che viene data in pasto agli italiani, non per risolvere i problemi, ma per aumentare il consenso di uno dei due partiti, esattamente come la scorsa settimana, sull'altra questione, quella della lotta alla corruzione, della prescrizione, con l'accordo tra MoVimento 5 Stelle e Lega per far passare l'emendamento ‘salva Lega', si è data in pasto agli italiani una finta legge anticorruzione come bandiera del MoVimento 5 Stelle. Voi state, sulla pelle degli italiani, risolvendo i vostri problemi interni, peggiorando i problemi degli italiani.