Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 9 Dicembre, 2020
Nome: 
Elena Carnevali

A.C. 2772-A

Grazie, signora Presidente. Sottosegretaria Zampa, cari colleghi e care colleghe, innanzitutto permettetemi davvero di ringraziare moltissimo il relatore Rizzo Nervo per il lavoro e anche la relazione ampia, dettagliata, approfondita e anche per il modo con cui ha condotto il ruolo di relatore. E mi permetta, Presidente, di utilizzare questi minuti, forse con un po' meno di passione, che comprendo molto bene, che è arrivata dai colleghi precedenti - e non lo dico, in particolare, al collega D'Ettore -, ma credo che sia utile anche rinfrescare un po' la memoria, perché il provvedimento che stiamo analizzando oggi e siamo ad esaminare fa seguito alle misure assunte già precedentemente - mi riferisco al decreto n. 35 del 2019 - che, lo ricordo a chi forse, invece, non c'è più di fronte a me, portavano una scelta fatta dal Governo allora Lega-5 Stelle. Poiché quei presupposti, quelle ragioni, i presupposti di straordinarietà ed urgenza che erano correlati all'adozione di quel decreto non si sono realizzati, il Governo ha deciso di intervenire nuovamente in via legislativa. Il tema centrale di questo provvedimento è senza dubbio la gestione commissariale della sanità calabrese, gestione che, in particolare, trova, dopo un po' di tormenti, finalmente la nomina di un commissario ad acta, una guida chiara, una guida ben definita, su cui poi tornerò.

Permettetemi anche e lo dico perché è suonato qui, tante volte, il nome della presidente Santelli che non rievochiamo solo per onore di memoria, ma per il suo impegno e, soprattutto, per aver scelto anche di caratterizzare il suo impegno nei confronti dei cittadini calabri (Applausi) e nei confronti di un recupero dei livelli di standard, che siano standard adeguati non solo per la Calabria, ma standard che siano quelli che devono essere garantiti a tutti i cittadini. Vedete, contemporaneamente, io non dimentico il giudizio che fu critico, anche contrario, al “decreto Calabria” precedente e lo fu per molte ragioni, ma molte ragioni che adesso, invece, sono state riviste.

Penso, per esempio, alle limitazioni rispetto alle possibilità assunzionali, possibilità funzionale che oggi sono concesse dentro alcuni limiti, penso all'esautoramento del ruolo dei sindaci, penso all'assenza di riferimento ai piani edilizi, penso a quel riferimento dell'esigibilità dei livelli essenziali di assistenza e, quindi, agli uomini e alle donne che sono coloro, i professionisti, che li garantiscono e che, finalmente, trovano anche una centralità in questo decreto; assenze che prima, invece, erano gravi, oltre alle inadempienze, all'assenza di bilanci certificati e anche a dei modelli organizzativi che erano mirati più alla dismissione che ad una effettiva riorganizzazione, che hanno prodotto una insostenibilità del sistema calabro e anche, per i cittadini, l'impossibilità di veder riconosciuti i diritti garantiti dall'articolo 23 della Costituzione.

Il contesto generale della Regione Calabria mette in luce un sistema sanitario regionale, che, anche se sottoposto da tempo, pensiamo dal 2010, attraverso i piani di rientro, alla gestione commissariale, rimane in una grave situazione, se non addirittura in un peggioramento dalla parte di molti indicatori, li abbiamo ricordati prima, quelli dell'assistenza territoriale, dei tassi di ospedalizzazione, del numero delle disponibilità di posti letto, degli ospedali che ancora non sono efficienti, fino alle risorse, tante risorse, che ci sono e che non sono state spese. E quindi, quello che riteniamo necessario è rimettere ordine a questo disordine amministrativo e gestionale, dove ci sono evidenti casi di sovrapposizione di interesse della criminalità organizzata, che giustificano un intervento straordinario e rendono necessario un intervento verso una discontinuità immediata, affinché vengano garantiti - proprio anche in virtù di quell'articolo 117, comma secondo, lettera m), della Costituzione - i livelli essenziali di assistenza. Lo dico, in particolare, rispetto all'intervento che ho sentito prima: guardate che a nessuno sfugge la necessità di un superamento dell'istituto del commissariamento, lo pensavamo anche nel 2019, lo pensiamo in molti e lo pensa anche la Conferenza dei sindaci; ricordo a tutti che nacque dalla volontà di trovare una modalità di gestione straordinaria di fronte a delle situazioni emergenziali, a gestioni amministrative in disavanzo, in questo caso debbo dire cronico, con un ulteriore passaggio in via legislativa, che, con il concorso di tutte le forze politiche si decise, poi, di affidare la guida del commissariamento ad una figura che non corrispondesse al presidente della regione in causa. Oggi, quindi, in assenza di altri strumenti giuridici alternativi, siamo di fronte ad uno stato di necessità: una necessità che è volta agli indirizzi del decreto, con un rafforzamento della funzione del commissario ad acta, dei commissari straordinari, del ruolo di Invitalia, oltre che di Agenas. Il nuovo commissario ad acta, che è nominato dal Governo, sarà infatti chiamato ad attuare quegli obiettivi previsti dai programmi operativi di prosecuzione del piano di rientro dei disavanzi del servizio sanitario regionale della Calabria, ad assicurare l'adempimento dei livelli essenziali di assistenza, il rafforzamento strutturale della rete ospedaliera, dell'emergenza-urgenza e anche delle infrastrutture di posti di terapia intensiva e subintensiva. Alla guida del commissariamento, oggi, c'è un uomo delle istituzioni, nessuno qua lo ha nominato, l'ex prefetto Guido Longo, che conosce bene quel territorio, che ha fatto della lotta alla criminalità organizzata la sua missione, a cui va non solo la nostra fiducia e gratitudine, ma l'auspicio soprattutto di avvalersi di collaboratori capaci e di subcommissari, che abbiamo deciso non possono essere superiori a tre, di persone competenti che sappiano che cosa significa parlare di sanità, che sappiano che cosa significa parlare di management sanitario, di regole delle pubbliche amministrazioni e anche degli indirizzi del Ministero.

Siamo certi che la collaborazione con Gino Strada, che ha offerto la sua collaborazione e disponibilità, e quella di Emergency, come peraltro già avviene in molti territori d'Italia, sarà preziosa ed efficace. E devo dire che a tutti, diversamente dai toni che abbiamo sentito in quel periodo, toni a mio giudizio spudorati e forse anche toni al limite della decenza, noi invece siamo grati e siamo riconoscenti. E altrettanto devo dirvi che sono certa che lo stesso Gino Strada sarà capace di riconoscere i meriti di chi, in passato, a livello nazionale ha fornito strumenti di modernità e di innovazione del Servizio sanitario nazionale, senza mai venir meno alla difesa e alla valorizzazione di quel bene comune supremo che è la salute.

Noi abbiamo lavorato molto e bene in Commissione, sono stati peraltro accolti moltissimi emendamenti, compresi gli emendamenti da parte delle opposizioni; tra le migliorie, nel corso dell'esame in sede referente, è stato anche aggiunto il comma 4-bis, che autorizza il commissario ad intraprendere un piano assunzionale straordinario di personale medico, sanitario e sociosanitario; altresì, è chiamato ad avvalersi del ruolo dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che, si dice, ha un ruolo tecnico ed un ruolo operativo. Ricordo qui che Agenas ha già avuto un ruolo anche nel commissariamento precedente; oggi si avvantaggia di maggiori risorse umane, consentendo peraltro la copertura economica attraverso l'utilizzo dell'avanzo dell'ente. Io sono certa e così dovrà essere: non dovrà essere di sicuro un rapporto di tipo consulenziale, che sembra non aver dato i suoi frutti migliori nella gestione precedente, ma un affiancamento tangibile alla messa in ordine del sistema sanitario regionale.

L'obiettivo che sottende a questo provvedimento è quello di rafforzare un percorso finalizzato ad una prima rimozione dei principali fattori di criticità, dotando il commissario ad acta di questi poteri straordinari, che consentono tempi certi, definiti, e il ripristino di quella normalità amministrativa e gestionale, garantendo trasparenza nel settore sanitario, superando quindi gli ostacoli, sia burocratici, che ambientali. A tal proposito, il commissario ad acta, nell'esercizio delle sue funzioni, può avvalersi anche del Corpo della guardia di finanza, anche per contrastare le violazioni e il pregiudizio negli interessi economici e finanziari.

È palese, in questo decreto, la centralità che sta comunque in capo al Ministero della Salute e sono molti i vincoli che doverosamente sono stati introdotti, affinché non ci sia mai un vuoto di responsabilità; è stata una scelta, anche del Partito Democratico, quella di non consentire che non ci fosse mai una conduzione, a qualcuno, nei confronti di una responsabilità; e questo, guardate, non solo perché, a differenza di quello che è avvenuto precedentemente, nel precedente decreto, in questo caso lo Stato, cioè i cittadini, ci mette delle risorse proprie, perché 60 milioni per tre anni servono appunto per contribuire a risanare il debito, un debito che poi un giorno sapremo in quanto consiste veramente, ma perché abbiamo bisogno di una stagione di bilanci certificati, di personale in carne ed ossa che supporta le attività, e soprattutto di responsabilità definite e remunerate per ciò che sapranno realizzare.

Altrettanto vorrei una netta discontinuità rispetto al decreto precedente, a quella pratica riguardo, ancora qui, alla scelta dei commissari straordinari: il termine “anche”, che si trova in riferimento all'elenco nazionale, nell'articolo 1 del decreto-legislativo n. 171 del 2016, sia usato con buonsenso, cautela e sapienza. La sanità calabrese deve intraprendere una sfida difficilissima, ma non impossibile: all'inaugurazione delle prime pietre, alle consulenze infruttuose, alle gestioni opache e alle collusioni, ecco, noi finalmente vogliamo, con questo decreto, consentire di incanalare la sanità calabrese - l'abbiamo sentito prima - in una condizione di normalità, ma quella normalità che vuol dire riconoscere la necessità di un'azione di investimento nel campo della salute, non solo nel campo della sanità, perché salute vuol dire affidarsi alla prevenzione, vuol dire farsi carico delle non autosufficienze, delle cronicità, delle vaccinazioni, vuol dire farsi carico di tutto quanto bene definito in tutti i capitoli dei livelli essenziali di assistenza.

Poi, vorremmo iniziare un percorso virtuoso che arruoli i sindaci, che arruoli i cittadini calabresi, persone di rettitudine, di integralità morale, di lealtà e di onestà, che tutti si sentano arruolati in una missione che non può fallire e non può fallire perché, guardate, questa non è una sfida solo calabrese, questa è una sfida per l'Italia e lo facciamo soprattutto perché dobbiamo recuperare quella fiducia nelle istituzioni che molti calabresi hanno perso. È una sfida che non possiamo permetterci di mancare.